4.

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«E cosa dovrei dirgli? "È stato un piacere conoscerti e sapere che anche tu ti ricordi di quella volta in terza media in cui ho disegnato dei peni sulla portiera della macchina del prof?"» esclamo, spingendomi con la gamba per continuare a girare sulla sedia mentre sto parlando al telefono con Lea.

«Beh, sarebbe un inizio originale!» risponde euforica lei, ridendo all'altro capo del telefono «Poi la conversazione potrebbe continuare con tu che gli chiedi "Ma eri ancora qui o eri già in Italia quando è successo?", lui ti risponde cordialmente, tu gli chiedi com'era l'Italia, lui ti dice "bellissima, ma mai come te e come la tua migliore amica, a cui devo assolutamente presentare De Paul, sarebbero una bella coppia, non credi?"» smette di fantasticare un attimo sul suo calciatore preferito solo per lasciarmi ribattere.

«Questo succede solo nei film sull'amore adolescenziale di Netflix e nella tua testa, disilluditi» dico, scocciata dalla sua fantasia illimitata.

«Oppure potresti lavorare sul fronte Lautaro» mi ignora, ancora «Sì, dovresti lavorare sul fronte Lautaro: Paulo si è lasciato da poco, difficile che voglia una relazione seria, anche se non credo che nessuna si tirerebbe indietro ad una notte di sesso violento con lui, o sbaglio?» mi porto le mani al viso, cercando di mascherare una risata che mi è nata spontanea a causa della sua schiettezza.

«Sì sì, okay Lea, ma Perpetua?» chiedo, cercando di tirarla giù dalla nuvoletta che la sta portando a fantasticare più del previsto sulla mia inesistente vita sentimentale.

«Perpetua non conosce bene la fisica come la conosci tu» dice lei, semplicemente, quasi come se fosse una cosa scontata e io fossi una stupida a non seguirla nel suo ragionamento «Secondo me, sfrutta il fatto che lui abbia bisogno di te per non avere l'esame a fine anno, buttagli lì l'idea di vedervi per studiare o cose del genere, secondo me abbocca!» si spiega, rendendomi tutto più chiaro.

«Dici che gli dovrei scrivere ora?» chiedo, titubante.

«Sì, certo. Hai qualcosa da perdere?» annuisco impercettibilmente alla sua domanda e rispondo con un flebile "Sì".

«Dai, Fe! Tutti nutrono una naturale simpatia nei tuoi confronti, non gli darai assolutamente fastidio se gli scrivi; e poi, è nel suo stesso interesse scolastico, potrebbe dire di no?» la fa suonare come una domanda retorica, il che mi conforta un po'.

«Va bene, e cosa dovrei scrivergli?» chiedo, sfidandola a darmi una risposta accettabile al primo colpo.

«Innanzitutto scrivigli qualcosa come "Ehi" o "Ciao"» mi guida, mentre le mie dita scivolano velocemente sulla tastiera. Mi prendo un attimo per inviare il messaggio, ma poi le due stanghette diventano quasi immediatamente blu.

«Ha visualizzato» mormoro, torturandomi le pellicine attorno alle unghie delle mani per il nervosismo «Sta scrivendo» la aggiorno, sempre più in ansia.

«Ha risposto?» chiede lei, scalpitante quasi come me nel sapere cosa abbia scritto.

«"Ehi Fe, come va?"» cito, sorridendo internamente perché mi ha chiamata con un soprannome; un soprannome che non è per niente particolare visto che la maggior parte dei cittadini di Laguna Larga mi chiama così, ma che è comunque un soprannome.

«Digli tipo "Bene, tu?" e aspetta cosa ti risponde» dice Lea velocemente, senza scandire bene le parole «Aspetta ma, siete vicini di casa! Vai alla finestra e vedi dov'è camera sua!» esclama, sovraeccitata. Mi alzo dalla sedia e vado verso la finestra, da cui vedo chiaramente una stanza della casa davanti alla mia, ma in cui non riesco a vedere nessuno.

«Non vedo niente» la aggiorno, scrutando attentamente anche le altre stanze «Ah no, aspetta, è in giardino sull'amaca» alzo un sopracciglio a quella visione di Lautaro steso in giardino con un giubbotto pesante mentre gioca con una pallina da tennis e cerca di combattere il freddo polare.

¡Mala Mía!paulo dybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora