«Ciao» sospiro, appoggiandomi allo stipite della porta. Lui ha dei pantaloncini scuri e le mani in tasca, la maglia della nazionale si muove sul suo addome scolpito a causa del venticello fresco della notte.
«Ciao» replica lui, senza muoversi di un passo da dov'è, anche se vorrei semplicemente che venisse più vicino a me.
Sto in silenzio, guardando i suoi occhi che sembrano brillare di luce propria, ancora più chiari nel buio.
«Cosa ci fai qui?» mi faccio coraggio e glielo chiedo. Lui si mette le mani in tasca e si dondola sui piedi, spostando il peso davanti e indietro.
«Mi sei mancata» ammette, abbassando lo sguardo «E comunque abbiamo bisogno di parlare» precisa subito dopo, togliendo una mano dalla tasca e sistemandosi nervosamente il ciuffo.
«Eri a Cordoba a giocare una partita, perché sei qui?» ripeto, serrando gli occhi, cercando di non innervosirmi troppo.
«Perché avevo bisogno di parlarti» allarga le braccia, piega la testa di lato e mi guarda intensamente, aspettando una risposta.
«È a più di un'ora da qui» gli faccio notare, piegando la testa di lato proprio come ha appena fatto lui.
«Ho la patente» replica velocemente, osservando il mio pigiama a quadratini blu.
«È mezzanotte e mezza» apre la bocca per dire qualcosa, ma non dice nulla, poi scuote la testa e abbassa lo sguardo.
«Sono le otto in Italia» gli rivolgo uno sguardo infuocato e infastidito, visto che anche lui sa che questa scusa non sta né in cielo né in terra.
«E sono le due di notte in Perù, hai qualcos'altro da aggiungere, Paulo?» sbuffo, mettendomi dritta.
«Posso parlarti? Veramente, senza nessun fuso orario di mezzo» si avvicina un po', rimettendo le mani in tasca.
«Cominci tu?» chiedo, allacciando le braccia sotto il seno e ignorando completamente la seconda parte.
«Comincio io» sospira, prima di prendere un grande respiro e guardarmi negli occhi, poi il suo sguardo si ferma sulle mie labbra.
«Ho sbagliato, lo ammetto, ma non ho ancora capito perché tu ti sua arrabbiata talmente tanto» sbuffo, alzando gli occhi al cielo.
«Io... pensavo di farti un piacere e, fattelo dire, mi sembra che tu abbia reagito un po' esageratamente, è stato solo un secondo» si appoggia al muretto, girandosi di lato e alzando lo sguardo, guardando le stelle.
«Non me ne hai nemmeno parlato» sbuffo, cercando di far finta di nulla anche se il suo viso sembrava ancora più bello sotto la luce delle stelle.
«Si chiama sorpresa» ridacchia lui, facendomi alzare gli occhi al cielo.
«Una sorpresa che non serviva tu facessi!» esclamo, per poi guardare dentro casa per vedere se Arturo può sentire tutto. Mi allontano un po' dalla porta e la chiudo, giusto per sicurezza.
«Che cosa vuoi dire?» si gira verso di me, gli occhi sbarrati e il viso contratto.
«Neanche il tempo di tornare in Argentina che tu stavi dicendo a tutti che stavamo insieme, l'hai detto prima agli altri che a me!» termino la frase quasi urlando, per poi cercare di calmarmi per evitare di svegliare tutti i vicini.
«Puoi, per favore, spiegarmi? Continuo a non capire» prendo un grosso respiro, innanzitutto per calmarmi e poi per cominciare a spiegargli tutto ciò che sento.
«Quando sono tornata qui, dopo che ci siamo baciati, io ero confusa e stare qui, questi mesi, senza di te, mi ha reso ancora più confusa. Tu mi piaci, Paulo, questo lo so, e ne sono sicura. Ma il resto, io non so niente del resto, capisci? Sono all'ultimo anno del liceo e tu sei a Torino e non ci vediamo mai, e poi c'è Lautaro...» mi ferma con un gesto repentino della mano.
«Lautaro, certo, Lautaro e le docce che ti vai a fare a casa sua» spalanca gli occhi, innervosito, e io sbuffo, infastidita dal fatto che debba saltare così velocemente alle conclusioni.
«Ero a casa sua perché mi ha gentilmente chiesto di andare a cenare da lui, visto che adesso è via» preciso, cercando di chiarire la situazione.
«Lui è via ma io sono qui» mi fa notare, stringendo le mani tra di loro per il nervosismo.
«Però quello che scrive a Perpetua sei tu» serra le labbra, probabilmente fermando le parole cattive che avrebbe voluto rivolgermi.
«Se l'è fatta prima di me!» esclama, facendomi arrabbiare ancora di più.
«Sei solo un bambino!» inspiro, ma il mio corpo non sembra voler lasciare uscire l'aria.
Tutto si è fermato: io, che sto guardando Paulo sperando che ciò che ho detto non sia arrivato alle sue orecchie, Paulo che mi guarda, con la bocca spalancata e le sopracciglia aggrottate, il vento non sposta più le foglie e le luci della via non si accendono né si spengono più.«Cosa hai detto?» dice, con tono tagliente. Serra le labbra e io sento il mio cuore fermarsi per un attimo.
«Vattene, Paulo» abbasso lo sguardo per evitare di guardarlo in viso e lui sospira, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi.
«Tornerò a cercarti, dopo aver giocato a Mendoza» sospira, allontanandosi e aprendo il portoncino.
«Sono otto ore in macchina» chiudo gli occhi, cercando di non piangere.
«Oppure una in aereo e una in macchina, e comunque non ha nulla da fare la notte se non ci sei tu» lo guardo, sorridendogli timidamente, ma sinceramente.
«Beh io vado» si rimette le mani in tasca, decisamente in imbarazzo.
«Sei sicuro di voler guidare fino a Cordoba, a quest'ora? Sarai stanco» chiedo, seriamente preoccupata per lui.
«No, non vorrei, ma devo. Ci sentiamo?» annuisco. Lui si gira di nuovo e fa per andarsene, ma io corro verso di lui e gli afferro il polso.
«Resta a dormire qui, stanotte» siamo insolitamente vicini e mi sento stranamente a mio agio, anche se lui ha ancora i capelli un po' bagnati e il viso affaticato. È più bello del solito.
«Posso baciarti?» sospira, le sue labbra così vicine alle mie. Ridacchio, guardandolo negli occhi.
Mi avvicino ancora di più a lui e gli stampo un bacio sulla guancia, per poi sorridere mentre lui mi guarda infastidito e leggermente divertito.
«Vieni dai» apro la porta di casa, facendogli cenno di entrare. Tutte le luci sono spente e immagino che Arturo sia ancora a dormire, quindi faccio capire a Paulo di fare silenzio.
«Vado a prenderti delle coperte» annuncio, salendo le scale a due a due.
«Delle coperte?» chiede, un sopracciglio elegantemente alzato.
«Stanotte dormi sul divano, Dybala»
lollissimo
stavo guardando Jane the Virgin e questo capitolo mi è venuto giù spontaneo e non volevo aspettare fino a domani per pubblicarlo
insultate Paulo QUI
domani non so se aggiornerò, ma esco con crush🥰
scusatemi
ciaone
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¡Mala Mía!paulo dybala
FanfictionFe Jazmín conosce Paulo ad una festa in paese e, da allora, non ne può più fare a meno 12/31/18: #1 football 12/31/18: #1 juventus 12/31/18: #1 dybala