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«Cosa hai detto che devo mettermi?» chiedo, per quella che mi sembra la decima volta. Guardo la mia valigia, con un solo vestito adatto a stasera.

«Mi sono permesso di comprare un vestito per te, per stasera» dice, sorridendo e aprendo l'armadio, porgendomi un vestito rosso.

«E questa da dove ti è uscita?» chiedo, prendendo il vestito tra le mani e sentendo il tessuto pregiato accarezzare i miei polpastrelli.

«Ho chiesto la tua taglia a Lea, e avevo bisogno che fosse rosso» scrolla le spalle, prendendo una camicia bianca dall'armadio.

«Lea?» gli domando, gli occhi sbarrati e la gola immediatamente secca.

«Dovresti scriverle» si siede sul letto, accarezza le mie gambe nude e con uno sguardo colmo di pena.

«Le scriverò domani» abbasso lo sguardo, giocando con le sue dita e guardando le sue mani abbronzate intrecciate alle mie.

«Dici sempre così, ma poi non lo fai mai» sospiro, allungandomi sul letto per prendere il cellulare che è messo in carica sul comodino.

«Okay, allora le scrivo adesso» gli sorrido, sbloccando il telefono ed entrando nella chat della mia migliore amica «È online» appuro, pensando a cosa scriverle.

«Vabbè, le scriverai domani, magari con la scusa degli auguri di buon anno. Non voglio che tu stia in pensiero, almeno stasera» mi sfila il cellulare dalle mani, posandolo di nuovo sul comodino.

«Vai a prepararti?» chiede. Io annuisco, sorridendo teneramente e prendendo di nuovo il tessuto del vestito tra le mani.

«Perché serve che sia rosso?» la frase che mi ha detto lui prima stuzzica la mia curiosità solo adesso.

Paulo sorride, lasciandomi un bacio sulla fronte e indicando l'armadio, dove vedo un paio di scarpe col tacco. Si avvicina per baciarmi, ma io mi allontano.

«Dai che mi preparo» mormoro, alzandomi dal letto. Prendo l'orlo della maglia del pigiama tra le dita e me la sfilo, restando in biancheria.

«Non era che a Capodanno bisogna avere l'intimo rosso perché porta fortuna?» chiede il ragazzo, ridacchiando. Mi giro verso di lui, trovandolo con un'espressione maliziosa in volto.

«E da quando in qua?» aggrotto le sopracciglia, prendendo il vestito «E poi questo è rosso, non basta?» lui ride, sciogliendo i lacci dei pantaloni della tuta.

«Non lo so, mi hanno detto così» scrolla le spalle, prendendo il paio di pantaloni eleganti che aveva appeso nell'armadio la sera prima.

«Mi puoi chiudere i bottoni?» chiedo, avvicinandomi a lui e girandomi di schiena, indicando i bottoncini posizionati nella parte più bassa della schiena.

«Certo» sospira. Le sue mani tremano un po' e fa difficoltà a chiudere i bottoni al primo colpo, facendomi un po' tenerezza.

Li chiude tutti e io mi avvicino allo specchio, sistemandomelo sulla vita e cercando di rendere meno evidente la scollatura.

«Sei bellissima» mormora vicino al mio orecchio, le sue mani accarezzano i miei fianchi.

Mi bacia la guancia, poi la mandibola e il collo, dove si sofferma di più, facendomi sospirare. Mi morde la pelle, per poi soffiarci sopra.

«Non» comincio a parlare, ma lui mi interrompe, spingendomi verso di sé e facendomi sentire tutto il suo corpo contro il mio.

«Non voglio lasciarti dei segni, tutti già sanno che sei mia» alza di nuovo la testa, guarda il nostro riflesso allo specchio e sorride, spostando con una mano i miei capelli dal collo e accarezzandolo, per poi scendere sul braccio e stringere la mia mano alla sua.

¡Mala Mía!paulo dybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora