Paulo apre la bocca, ma non dice nulla. Mi prende la mano, accarezza le mie dita, cercando di rassicurarmi. Ha la fronte aggrottata, lo sguardo preoccupato e le guance arrossate per il freddo torinese. Si toglie la sciarpa velocemente, con una sola mano per non lasciare andare la mia, poi si toglie anche la giacca.
«Sei sicura?» mormora, guardandosi intorno per cercare un cameriere o semplicemente vedere se c'è gente che lo ha riconosciuto.
«Sai che non voglio forzarti, se non vuoi ancora dirmelo non voglio saperlo» il suo sguardo mi trasmette pena nei miei confronti, cosa che mi fa rattristire ancora di più.
«In effetti, non lo sa nessuno» ammetto, vedendo avvicinarsi un cameriere per prendere le ordinazioni.
«Buon pomeriggio, cosa posso portarvi?» chiede, il viso giovane disteso in un sorriso, probabilmente forzato.
«Due cioccolate calde, con la panna» risponde Paulo frettolosamente, sorridendo forzatamente al cameriere, che scodinzola andando via verso il bancone.
«Addirittura con la panna? Stai proprio esagerando» esclamo, ridendo della sua espressione infastidita.
«Vuoi dirmelo veramente?» chiede sotto voce, continuando a guardarsi intorno.
«Paulo, io mi fido di te come di nessun altro, e poi diciamo che questo argomento ti riguarda» dico, stringendo anche la sua altra mano mentre lui fa un sorrisetto furbo, capendo a ciò a cui mi riferisca.
«Hai ragione, ti ascolto» annuisce, intrecciando le sue dita con le mie e avvicinandosi un po' al tavolino, dandomi la sua completa attenzione.
«Non so se lo sai, ma sono venuta a Laguna Larga quando avevo tredici anni, e ho fatto lì dalla terza media in poi, te lo ricordi?» Paulo annuisce, ridacchiando.
«Non l'ho vissuto in prima persona, ma mi hanno raccontato delle tue avventure con la macchina del prof di spagnolo» rido con lui, ricordando la mia esuberanza e impulsività di quell'età.
«Sì, è diventato una leggenda ormai» lo assecondo, ringraziando con un cenno della testa il cameriere che ha portato la cioccolata calda.
«E come biasimarli? Se fosse successo nel mio anno, ti avrei fatto una statua» scuoto la testa, ridendo e prendendo un sorso della mia cioccolata.
«Prima vivevo a Rosario, con i miei genitori, mentre la sistemazione migliore che aveva trovato mio fratello era a Laguna Larga» continuo con la storia, rattristendomi un po'. Paulo annuisce, tornando ad ascoltarmi.
«Devi sapere che quando Arturo doveva ancora cominciare l'università viveva con noi a Rosario, e aveva un migliore amico, Matia» lui annuisce, bevendo un po' della sua cioccolata e sporcandosi le labbra.
«Sei sporco» gli dico, ridacchiando e indicando il suo viso.
«Dove?» si tocca gli angoli della bocca, controllando se le dita siano sporche.
«Vieni, qui» gli indico il labbro superiore. Si avvicina a me, socchiudendo gli occhi e sfiorando gli zigomi con le sue ciglia lunghe.
«Ti sei sporcato come un bambino» sorrido, pulendo il suo labbro con le dita e facendogli assumere un'espressione poco soddisfatta.
Sbuffa, allontanandosi di nuovo dal mio viso e appoggiandosi allo schienale della sedia, stringendo la mia mano sopra il tavolo e sorseggiando la sua cioccolata con l'altra.
«Matia era molto simpatico, ma anche una testa dura e non era molto intelligente, oltre che molto molto impulsivo. Era stato bocciato, una volta, ed era restato a Rosario a differenza di Arturo. Io...» sospiro, cercando di formulare al meglio la frase successiva.
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¡Mala Mía!paulo dybala
FanfictionFe Jazmín conosce Paulo ad una festa in paese e, da allora, non ne può più fare a meno 12/31/18: #1 football 12/31/18: #1 juventus 12/31/18: #1 dybala