10.

6.2K 137 13
                                    

«Okay, quindi la potenza è uguale a delta E fratto delta L?» annuisco, scendendo dalla bici. Per quanto voglia bene a Lea, nemmeno lei è messa molto bene in fisica, e ripassare tutto la mattina prima della verifica non è assolutamente funzionale.

«Esatto» sospiro, legando la bici con il lucchetto e togliendomi il cappellino che ho indossato giusto per non prendermi un malanno.

«Ma quella non è Perpetua?» indica una ragazza molto simile a lei che sta scendendo da una macchina sportiva. Ha dei pantaloni stretti di pelle e una giacchettina troppo leggera per le temperature invernali di Laguna Larga.

«Ciao Fe» distolgo lo sguardo da quello spettacolo inquietante per rivolgere un sorriso timido a Lautaro, che adesso sta salutando anche Lea.

«Ehi, come va?» chiedo, senza prestare troppa attenzione a cosa sta rispondendo, troppo concentrata ad osservare Perpetua, che ora si sta chinando verso il guidatore per dargli un bacio.
Subito dopo ritorna in posizione eretta, con un'espressione fiera e supponente dipinta in volto mentre tutte le ragazze vicino a lei hanno le bocche spalancate. Neanche avesse appena baciato Leonardo Di Caprio.

«Oh, okay» sorrido a Lautaro, ignara di ciò che mi stesse dicendo ma molto pronta a far finta di interessarmi seriamente ai suoi problemi quando Perpetua, la mia rivale più grande, è appena arrivata a scuola su una macchina sportiva.

«Andiamo in classe?» chiede, cercando con lo sguardo qualcuno in giardino. Perpetua.

«Sì, subito» lo prendo a braccetto, con una sfacciataggine che non credevo di avere, soltanto per evitare che la veda e mi scarichi qui per andare da lei.

«Cos'è tutta questa confidenza?» mi sussurra Lea all'orecchio, stupita almeno quanto me del mio gesto. Scrollo le spalle, mentre Lautaro sta salutando alcuni dei suoi compagni di squadra. Mi metto apposto gli occhiali, sentendomi un po' in imbarazzo a causa dei loro sguardi inquisitori.

«Sei riuscito a studiare tutto? C'è qualcosa che ancora non hai capito?» gli domando, cercando di intavolare una conversazione per evitare di mantenere un'atmosfera così pesante tra noi due.

«Sì, ce l'ho fatta, stranamente» sospira, prima di continuare «In realtà Paulo mi ha aiutato, è molto più bravo di quanto credessi in fisica» ammette, e si vede che dirmelo gli è pesato molto. È soltanto una delle cose che suo zio fa meglio di lui, e che a lui danno sempre più fastidio.

«Beh, buon per te» gli sorrido in modo tirato, appoggiando lo zaino sul mio banco e sedendomi velocemente, per evitare di vedere lo spettacolo macabro di Perpetua e le sue amichette che sparlano di qualcuno ad una frequenza sempre troppo alta.

«Però riusciresti a farmi copiare qualcosa?» chiede, implorandomi e sorridendo innocentemente.

«E va bene, se riuscirò a farti copiare ti farò copiare» accetto, sbuffando, mentre lui mi abbraccia stretto. Sbarro gli occhi, guardando Lea che sta facendo delle foto a ciò che sta succedendo.

«Grazie grazie grazie» mormora, tra i miei capelli. Non posso non paragonare il suo profumo a quello di Paulo. Mentre quello del ragazzo che sto abbracciando adesso ha una forte fragranza di bagnoschiuma sportivo, di quelli che si utilizzano subito dopo allenamento, la colonia dell'uomo che mi aveva abbracciato qualche giorno fa era forte e maschile, ma non aggressivamente sportivo.

«Di niente» gli sorrido mentre lui mi accarezza la spalla, guardandomi da vicino. Il suo sguardo quasi si perde, mentre sembra che stia contando ogni mio capello.

«Com'è andato il weekend?» sposto lo sguardo dalle sue labbra, ai suoi occhi, ai suoi capelli, in una danza disperata nel tentativo di non rendere il tutto imbarazzante.

¡Mala Mía!paulo dybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora