8.

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«E questa è una costante?» chiede, mettendosi le mani nei capelli.

«No, quello è il delta E, la variazione di energia» sospiro, più frustrata di lui «È tipo la decima volta che te lo ripeto?» lascia cadere la testa sullo schienale del divano.

«Perché non riesce ad entrarmi in testa?» chiede retoricamente, chiudendo gli occhi e sbuffando.

«Perché hai la testa da un'altra parte magari?» prendo il libro dalle sue gambe e lo chiudo, posandolo sul tavolino davanti a me.

«Che cosa c'è di più importante? Perché non sei completamente concentrato su questo?» mi sporgo verso di lui, con i gomiti sulle ginocchia e qualche ciuffo di capelli che mi ricade sul viso, segno che il mio tentativo di raccoglierli tutti in una coda è stato vano.

«Sto ancora ripensando a l'altro giorno» mormora, alzando di poco il viso per guardarmi negli occhi.

«Ah sì, quando ti sei incazzato per nulla» sbuffo, alzando gli occhi al cielo. Da quando ha scoperto che io e Paulo dovevamo uscire insieme, abbiamo parlato poco,tanto che mi ha quasi tolto il saluto. Fino a quando oggi pomeriggio mi ha chiesto di poter venire a casa mia, non più casa sua, per farsi aiutare in fisica.

«Non era per nulla» comincia, raddrizzandosi sul divano, imitando la mia posizione. Ci guardiamo dritti negli occhi per qualche attimo, senza mai che il tutto diventi imbarazzante.

Il campanello suona, interrompendo quel momento di sguardi silenziosi. Mi alzo dal divano, andando verso la porta. La apro, senza neanche controllare dallo spioncino chi possa essere. Grande cazzata.

«Ciao, posso?» Paulo si apre in un sorriso, entrando in casa mia e trovando il nipote seduto sul divano, mentre io sono ancora abbastanza perplessa dal fatto che sia qui.

«Paulo, cosa ci fai qui?» chiedo, chiudendo la porta e restando in piedi davanti alla stufa, osservando i due parenti seduti ognuno su un divano. Scorgo benissimo lo sguardo assassino di Lautaro e sospiro, vedendo che il più vecchio è ignaro di tutto.

«Vi stavo cercando, Mariano mi ha detto che eravate qui e sono venuto a controllare che non vi scambiaste fluidi corporei» mi fa l'occhiolino e io alzo gli occhi al cielo, infastidita da questa sua continua voglia di fare battute su quanto mi farei suo nipote più o meno subdole.

«E anche se fosse?» Lautaro si alza in piedi, allargando le braccia «Dico, anche se ci stessimo scambiando "fluidi corporei" come dici tu, cosa c'entreresti?» esclama, alzando il suo tono di voce fino quasi ad urlare.

«E lo stavate facendo?» Paulo sembra infastidito, ma cerca di non darlo a vedere.

«Te lo ripeto, anche se fosse?» esclama, allargando ancora di più le braccia. La vena che ha sul collo si gonfia e diventa sempre più sporgente, mentre il viso diventa sempre più rosso.

«Perché devi essere incazzato con me?» adesso anche Paulo si alza, ha gli occhi sbarrati e i pugni serrati.

«Sei costantemente, costantemente tra i piedi!» esclama il più piccolo, lasciando cadere le braccia e sbattendo le mani sulle cosce.

«Sono tuo zio! Dove dovrei essere?» muovo le punte dei piedi, evidentemente in imbarazzo.

«A scoparti una tipa diversa ogni sera, a Torino» Paulo spalanca la bocca, scioccato dal fatto che lui lo abbia detto veramente «Che, tra l'altro, è quello che hai fatto nell'ultimo anno? O sbaglio?» sposto lo sguardo da uno all'altro.

«Non qui» la voce di Paulo diventa immediatamente più seria e bassa, non sta urlando, e sembra che si stia trattenendo il più possibile perché ci sono io.

¡Mala Mía!paulo dybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora