56.

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«Ehi» trascino un po' le lettere, abbracciando Nahuel, anche solo per evitare di vedere il suo orribile maglione natalizio.

«Ciao bella, cosa succede giù in Argentina?» chiede lui, sorridendo teneramente mentre prende la mia valigia e la allontana da me.

«Niente di nuovo, Perpetua fa ancora la gatta morta e Mariano è diventato quasi più egocentrico di quando lo avete lasciato» sospiro, ricordando le palline dell'albero di Natale di casa Dybala con la faccia del fratello.

«Oltre alle palle di Natale ha messo anche la corona dell'avvento con la sua faccia stampata sulle candele?» chiede Fede, alzandosi dal divano per venire a salutarmi.

«Ragazzi, dai! È di mio fratello che stiamo parlando» li rimprovera Paulo, lanciandogli delle occhiatacce, mischiate a dei sorrisetti insolenti.

«Appunto per questo lo stiamo prendendo per il culo» gli sorride in modo innocente, per poi venire verso di me «Ciao Fe, ci sei mancata» mi abbraccia sotto lo sguardo attento dell'amico.

«Soprattutto a quello lì, si lamentava come un lebbroso, era quasi impossibile sopportarlo» da qualche pacca sulle spalle a Paulo, mentre ridacchia «Ancora un po' e lo avremmo spedito in Argentina contro la sua volontà»

«Oppure ucciso e nascosto in un sacco della spazzatura, tanto è abbastanza piccolo da starci comodamente» lo deride Nahuel, sedendosi su uno degli sgabelli della cucina, non prima di aver afferrato una bottiglia di acqua dal frigorifero.

«Siete veramente degli stronzi» esclama Paulo, cingendomi le spalle con un braccio «Adesso accompagno Jazmín a mettere giù le sue cose e poi ne riparliamo»

«La porti subito a letto? Ti stanno veramente per esplodere le palle Dybala!» lo deride Fede, meritandosi un dito medio dal diretto interessato e facendomi arrossire vistosamente.

Mi accompagna nel corridoio, aprendo la porta di camera sua e lasciandomi passare per prima. Guardo la stanza, un po' impaurita. Starò in Italia per più di due settimane e dovrò dormire sempre con lui?

«Spero non ti dia fastidio, non ho preparato la stanza degli ospiti ma se non vuoi dormire con me tiro fuori le lenzuola» mormora, grattandosi il retro della nuca, un po' in imbarazzo.

«Non preoccuparti, non è un problema» lo rassicuro, ma dal mio tono di voce sembra più che io debba rassicurare me stessa.

«Bene, ti lascio sistemare le tue cose e nel frattempo torno di là, okay?» mi cinge i fianchi con le braccia, sorridendo sinceramente. Mi stropiccio gli occhi, stanca a causa del viaggio.

«Okay» sospiro, posando le mani sulle sue spalle e dandogli un bacio leggero sulle labbra.

«Non fare così, sennò non torno più di là» ridacchia, stringendo il mio sedere tra le sue mani.

«Paulo! Non fate tanto rumore, c'è tua madre!» la voce di Fede ci interrompe, lasciandomi stupita.

«C'è tua madre?» chiedo, allontanandomi da lui e prendendo la valigia, per poi appoggiarla sul letto e aprirla.

«Sì, passerà le feste qui, è un problema?» scuoto la testa, cominciando a tirare fuori i primi vestiti «Puoi mettere tutto nella cabina armadio, ti ho fatto un po' di spazio» apre la porta della sua immensa cabina armadio, indicando la metà vuota.

«No, assolutamente, solo che non me lo aspettavo. Insomma, io e tua madre nemmeno ci conosciamo» comincio ad impilare i vestiti nella cabina armadio, mentre lui è appoggiato allo stipite della porta.

«Hai ragione, ma se ti sbrighi la conoscerai presto» sorride come un bambino, facendomi provare un'immensa tenerezza.

«Dammi dieci minuti e sono di là» esclamo, marciando verso la mia valigia e cercando di fare tutto il più veloce possibile.

¡Mala Mía!paulo dybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora