«Oddio, sì!» urlo, esaltata dal momento più unico che raro.
«Non può essere! Come hai fatto?» sorrido a Mariano, orgogliosa di ciò che sono appena stata in grado di fare.
«Tanto allenamento» sospiro, soddisfatta di averlo battuto, di nuovo, a Fifa.
«Dove trovi il tempo di studiare, farti bella ed essere anche brava ai videogiochi?» sorrido timidamente per il complimento, sedendomi a gambe incrociate sul divano di casa Dybala.
«Mi sveglio presto la mattina per studiare, non riesco a studiare la sera, e il resto del tempo lo passo a fare altre cose, tra cui non rientra il farmi bella» indico io mio viso, in cui probabilmente sono facilmente visibili le occhiaie che lo studio intenso di stamattina ha causato.
«A che ora ti svegli la mattina?» chiede, insolitamente incuriosito dalla mia sfiancante routine quotidiana.
«Dipende cosa devo studiare» sospiro, facendola suonare come una cosa ovvia. Lui annuisce, assorto.
«Comunque penso che tra poco sarà a casa» non finisce nemmeno di parlare che la porta d'ingresso si spalanca, facendo entrare Lautaro, zuppo di sudore, con i capelli ricci per la gran parte attaccati alla fronte e un sorriso dipinto in volto.
«Vado a farmi una doccia veloce e arrivo» esclama, senza nemmeno salutare, salendo le scale a due a due.
Mariano scuote la testa, sorridendo sotto i baffi e alzandosi dal divano, dirigendosi verso la cucina.
«Perché hai quel sorrisetto?» gli chiedo, divertita dalla sua espressione particolare.
«In questi giorni non ha fatto che parlare di te» incrocia le braccia, guardandomi dall'alto e aspettando una risposta.
«Mh, mi avrai scambiata per un'altra» le parole di Paulo mi risuonano nella testa quasi costantemente negli ultimi giorni e non so come fare a smentirle.
«No, sei proprio tu, fidati» ridacchia, mentre si sente l'acqua della doccia che comincia a scendere «E se può aiutarti ad accettare la mia teoria: di solito torna dall'allenamento verso le nove, e adesso sono le sette e mezza» scuoto la testa, sapendo esattamente come ribattere a quell'affermazione.
«Ha bisogno di aiuto in fisica, e sa che vado a dormire con le galline e non ti disturberei mai tanto da venire qui alle dieci di sera» solleva un sopracciglio, divertito dal mio arrampicarmi sugli specchi.
«Però mi ha detto che vi siete baciati» si appoggia al tavolo del soggiorno, con un'espressione divertita dipinta in viso.
«È vero, ma ti ha anche detto che subito dopo ha fatto una scenata a tuo fratello perché era con Perpetua?» lo imito, incrociando le braccia al petto e alzando un sopracciglio.
«No, su quello ha glissato completamente quindi non so nemmeno cosa sia successo, ma sono più che sicuro che Paulo se lo sia meritato» l'acqua smette di scorrere e io deglutisco, cercando una formula per evitare di sporgermi troppo e fargli capire più di quanto voglia.
«Non è stata colpa di Paulo, la scenata non l'ha fatta mica lui» mi appoggio allo schienale, sentendo delle porte aprirsi al piano di sopra e dei passi veloci.
«È uscito con l'ex di Lautaro, ammetti che un po' se l'è cercata» annuisco, dandogli ragione.
«Ma lui non avrebbe dovuto reagire così: se voleva darmi la sua piena attenzione, non sarebbe dovuto essere così geloso di Perpetua» si morde il labbro, incapace di trattenere una risata.
«Sai, fino a ieri avrei detto che hai una cotta plateale per Lautaro, ma ora direi che ce l'hai per mio fratello, sbaglio?» mi guarda divertito e io, incapace di formulare una risposta, vengo salvata dal ragazzo che sta scendendo le scale velocemente.
«Stavate parlando male di me?» chiede, con il suo solito tono di voce alto e quasi troppo esaltato per qualsiasi cosa.
«Ah cazzo, ci hai scoperti» esclama Mariano, guardandomi negli occhi, questa volta con uno sguardo serio. Io volto il viso, rivolgendo un sorriso poco sicuro a Lautaro, che si sta sedendo vicino a me.
«Perché tutto questo silenzio? Avrete mica litigato?» scuoto la testa, cercando di rassicurarlo, anche se sento ancora lo sguardo dello zio bruciarmi sul capo.
«Allora, da dove cominciamo?» chiedo, cercando di alleggerire l'atmosfera che mi stava praticamente opprimendo.
«Ottica» sfoglia il libro, cercando la pagina giusta e, quando la trova, me lo porge, appoggiandolo sulle mie gambe incrociate «Mariano, devi stare per forza lì a fissarci? Non riesco a concentrarmi su fisica se continui a guardarci così» alzo lo sguardo dal libro per incontrare quello dell'uomo, che mi sta ancora scrutando.
«Sì, scusate, vado a preparare la cena» sorride in modo tirato e va in cucina, infilandosi per strada il suo grembiule dalla stampa particolare.
Io e Lautaro ci guardiamo per un attimo, poi lui scrolla le spalle, senza sapermi dare una spiegazione per quanto riguarda il suo comportamento.
«Mi stai bagnando tutta la felpa con i tuoi capelli bagnati» gli faccio notare, spingendolo scherzosamente per allontanarlo da me.
«Non ho avuto il tempo di asciugarli!» si lamenta, mettendo su un broncio simile a quello dei bambini di due anni.
«Legali» gli porgo un elastico e lui cerca di fare dei miracoli, aggrovigliando sempre di più i suoi capelli.
«Stai fermo, per l'amor del cielo» prendo l'elastico dalle sue mani, togliendolo dai capelli e cercando di snodarli senza fargli eccessivamente male.
Quando ho finito, prendo il suo ciuffo tra le mani e lo lego ordinatamente con l'elastico scuro e ormai consumato che di solito uso sempre io.
«Sei bellissima, anche da vicino» sussurra, mentre mi sto allontanando da lui.
«Grazie, ma adesso possiamo cominciare a studiare?» cerco di allontanarmi un po', ma lui mi segue.
«Non ne ho voglia, sono stanco» ci guardiamo per un attimo, poi mi alzo. Se non avesse voluto studiare seriamente, sarei andata via. Dopo ciò che era successo io cercavo di fargli un favore, come sempre, e lui si rifiutava.
«Bene, allora io vado a casa, ho altro di meglio da fare» prendo la giacca dall'attaccapanni «Scrivimi quando hai seriamente intenzione di metterti sotto con la fisica, e io ti dirò se potrò venire» si alza anche lui, seguendomi per il corridoio.
«Ma dove stai andando? Io volevo passare un po' di tempo con te» apro la porta, girandomi verso di lui per salutarlo.
«A casa, te l'ho detto» sbuffa, appoggiandosi allo stipite della porta e quasi costringendomi ad uscire visto che con lui non voglio nessun contatto prolungato.
«Perché fai così?» sussurra, ferito dal fatto che io mi sia allontanata «Perché continui a scappare e non volermi?» continua, facendomi salire un groppo in gola.
«Ti sto semplicemente dicendo che voglio tornare a casa perché non vedo perché restare» sospiro, cercando di non incrociare il suo sguardo perché sono consapevole che non ce la farei a sopportarlo.
lollissimo
ho stra sonno e ancora tantissime cose da fare per domani
capitolo abbastanza insulso
il prof di spagnolo è stra simpatico
passo e chiudo
ciaone
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¡Mala Mía!paulo dybala
FanfictionFe Jazmín conosce Paulo ad una festa in paese e, da allora, non ne può più fare a meno 12/31/18: #1 football 12/31/18: #1 juventus 12/31/18: #1 dybala