missing moments: 3, mira quien volviò!

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«E quindi? Cosa è successo dopo?» lascio il bicchiere che ho appena svuotato sulla tavola. Dolores mi guarda interessata e aspetta che io risponda, ma non so quanto la mia risposta la possa soddisfare.

«Non l'ho nemmeno guardato, sono andata nella sua cabina armadio e ho preso una parte dei miei vestiti» scrollo le spalle disinteressata, come se la cosa non mi toccasse per nulla.

«Mi sembra strano che Paulo non abbia nemmeno proferito parola» la ragazza aggrotta le sopracciglia e appoggia il viso sulla mano, guardandomi direttamente in viso.

«Lui ha parlato, io non ho risposto. Non volevo cominciare a discutere con lui e sinceramente non avevo nemmeno voglia di ascoltarlo» imito la sua posizione e lei alza gli occhi al cielo, capendo che le sue raccomandazioni sul cercare il dialogo il più possibile non hanno avuto frutto.

«Si può almeno sapere cosa ti ha detto?» sospira, facendosi forza per non urlarmi contro quanto io abbia sbagliato a ignorare completamente il ragazzo.

«Mi ha detto di tutto per farsi perdonare, dal semplice "mi dispiace" al molto più frustrato "sono un coglione"» sbuffo al ricordare le sue parole, le frasi pronunciate con una voce spezzata.

«Senti Fe, ascoltami» lascia anche lei il bicchiere ancora pieno di acqua sul tavolo e prende le mie mani, guardandomi negli occhi e aspettando che lo faccia anche io prima di ricominciare a parlare «Lo sai che Paulo non dice sempre cose del genere. Se ha messo da parte l'orgoglio per dirti che ha sbagliato vuol dire che lo pensa davvero»

«Oppure, molto più semplicemente, è disperato» la correggo, guardandola finalmente negli occhi e stringendo le sue mani.

«Pensi veramente che non possa avere tutto ciò che desidera? Senza offesa, ma ha l'affetto della sua famiglia, dei suoi amici e ha orde di ragazze  affamate pronte a cadergli ai piedi anche per una semplice uscita. Ha tutto ma vuole te, non ti fa riflettere un pochettino questa cosa?» sospiro al sentire le sue parole. A me quelle milioni di ragazze che gli cadono davanti avevano sempre dato fastidio, un po' per una malsana gelosia che mi portò dietro fin da quando stavamo insieme ma vivevamo in due continenti diversi e non potevo sapere con chi fosse o cosa facesse, un po' per l'insicurezza che me le faceva vedere tutte dieci volte più belle e appetibili di me.

«Dolores, hai ragione» lascio andare l'orgoglio e ritiro una mano, premendola sulla fronte e chiudendo gli occhi per evitare di scoppiare a piangere davanti a lei, nonostante sia una delle persone più importanti per me.

«Jasmine» l'accento inglese di Luke storpia il mio nome, ma so che sta chiamando me perché penso proprio che al momento io sia l'unica persona che conosce all'interno dell'appartamento di quella che penso che sia diventata la sua ragazza, Sierra.

«Luke, dimmi» cambio velocemente la lingua, passando dallo spagnolo all'inglese per farmi capire dal ragazzo. Dolores sembra star sbavando mentre guarda il biondo dalla testa ai piedi, esaminando ogni centimetro del suo corpo.

«Sierra è all'università?» chiese, per poi rimanere stranito quando anche Florencia entra in cucina e si siede accanto a me «C'è altra gente in casa di cui non sapevo?» faccio finta di pensarci, mentre le due ragazze lo guardano divertite.

«Sì, è all'università, mi pare che avesse detto che tornava per pranzo, e per quanto riguarda altre persone qui» faccio una pausa fintamente drammatica «Non lo so, forse potrebbe esserci un ragazzo nella mia camera, sinceramente non mi ricordo. Ti sei appena alzato?» guardo l'orologio stupita che si sia svegliato così tardi.

«Sì, ieri notte ho studiato fino a tardi» ammette, stropicciandosi gli occhi e sembrando almeno per un attimo dieci anni più piccolo nonostante la sua altezza smisurata.

¡Mala Mía!paulo dybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora