«Tranquilla. non dobbiamo camminare ancora molto. Ti fanno male le scarpe?» chiede, premuroso come al solito mentre mi stringe la mano alla sua e mi trasmette un calore familiare.
«Nulla di insopportabile, ma forse per la fine della serata mi dovrai prestare le tue scarpe» dico, tirando su un lembo del vestito rosso per evitare di inciampare mentre saliamo un paio di scale.
«Immaginavo di ricevere una risposta del genere da te, però mi dispiace, saremmo potuti venire in un altro modo e non a piedi» si guarda in giro, preoccupato mentre io scuoto la testa.
«No, sai che avrei preferito comunque venire a piedi, e poi tutti ci guardano, soprattutto te, che sei più bello del solito. Quasi quasi sono un po' gelosa anche io» lui sorride per il mio complimento, fermandosi in mezzo alla strada.
«Secondo me invece guardano tutti te e il tuo vestito rosso, che farebbe venire pensieri poco casti anche a un prete» mi accarezza il fianco, guardando insistentemente le mie labbra.
«Esagerato» ridacchio, accarezzando la sua guancia e trovandola liscia, strano per un ragazzo della sua età, ma così normale per me e per lui.
Si avvicina al mio viso, lasciandomi un bacio leggero sulle labbra e poi sorridendo ancora, con gli occhi ancora chiusi. La seconda volta, sono io ad avvicinarmi, approfondendo il bacio mentre sento alcuni sospiri vicino a noi e il rumore di un paio di foto che vengono scattate.
A mano a mano che il bacio continua, i nostri corpi si avvicinano e i rumori del mondo esterno si attenuano, finché non siamo solo io e Paulo. Nessun altro attorno a noi, nessuno che guarda solo me o solo lui, ma ci guardano insieme, come se fossimo una unica cosa.
«Non avevamo una prenotazione per le nove?» chiedo, allontanandomi da lui e guardando le sue labbra gonfie sporche del mio rossetto.
Allungo la mia mano, pulendo il suo labbro inferiore con il pollice. Paulo prende la mia mano e bacia le nocche, facendomi sorridere e imbarazzare un po' quando prendo consapevolezza di tutta la gente che ci sta guardando.
«Ti avevo detto che non sarebbe durato tanto» guarda il mio rossetto, prendendo di nuovo la mia mano e portandomi con sé per le vie della città.
«Pensavo che almeno saremmo arrivati al ristorante dove hai prenotato» gira in una stradina che sbocca sul Guadalquivir, il fiume sulle cui rive sorge Siviglia.
«Cosa ti fa pensare che il posto in cui ho prenotato sia un ristorante?» alza un sopracciglio, rivolgendomi un sorriso malizioso e fermandosi giusto davanti ad una barca.
«Sali prima tu, ho voglia di fare il gentiluomo stasera» si fa da parte, indicando il ponticello che porta alla barca e facendomi cenno di salire.
«Hai solo voglia di guardarmi il culo, come ogni sera» nonostante questo commento, salgo prima di lui, cercando di non perdere l'equilibrio e cadere in acqua come una cretina.
«È vero, ma non volevo che lo sapessi» mormora al mio orecchio, camminando dietro di me sul ponte. Mi accarezza il fianco, stringendomi a sé quando finalmente siamo sulla barca.
«Ho prenotato» dice alla cameriera, che lo guarda per un attimo di troppo e, senza neanche chiedergli il nome, controlla la prenotazione nella lista.
«Paulo Dybala, due persone, venite con me» si piega un po', cercando di far diventare ancora più evidente il suo seno già prosperoso.
La seguiamo, e io mino le sue parole, cercando di atteggiarmi come fa lei, facendo ridere il ragazzo accanto a me e attirando l'attenzione di alcune delle persone sedute ai tavoli, che lo riconoscono subito.
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¡Mala Mía!paulo dybala
FanfictionFe Jazmín conosce Paulo ad una festa in paese e, da allora, non ne può più fare a meno 12/31/18: #1 football 12/31/18: #1 juventus 12/31/18: #1 dybala