73.

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Paulo si posiziona tra le mie gambe, mantenendosi sopra di me con le braccia, per evitare di pesarmi troppo addosso.

Le nostre labbra non si separano mai, dando poco spazio ai respiri affannosi che però abbiamo entrambi. Le sue mani scivolano sulla mia pelle, facendo alzare naturalmente la mia felpa, che sta poco a sfilare.

Mi bacia il collo, poi passa alle clavicole, dove morde più volte la mia pelle, facendomi rabbrividire.
Posa le mani sul retro delle mie ginocchia e le porta a piegarsi, in modo da cingergli il bacino.
Scende ancora, baciandomi il petto e facendomi inarcare la schiena, mentre lui armeggia con il gancetto del reggiseno, che mi sfila velocemente.

I suoi baci percorrono poi tutta la mia pancia, facendomi venire dei brividi che è impossibile nascondere o negare.

Quando arriva al bottone dei miei jeans, alza la testa verso di me e mi guarda per un attimo, leccandosi le labbra.

«Vuoi aspettare ancora?» chiede, la voce roca e pregna di desiderio, i capelli per una volta spettinati e gli occhi luminosi.

«No, non voglio aspettare più, non con te» lui si prende il labbro superiore tra i denti, per poi slacciare il bottone con una lentezza sfiancante.

«Per fortuna che in campo non sei così lento» sospiro, guardando il soffitto. Sta veramente per succedere.

«Sei solo una stronzetta» Paulo ridacchia, tirando giù la zip con la stessa fastidiosa lentezza, per poi sfilarmeli dalle gambe e gettarli da qualche parte per terra.

Si china su di me, lasciandomi dei baci leggeri nell'interno coscia, salendo sempre di più. Mi guarda dritto negli occhi e lascia un bacio sulla mia intimità, ancora coperta dal tessuto della biancheria.

«Sei cento volte più bella quando sei eccitata, sembra che tu abbia un'aura divina intorno» dice, sfilandomi anche l'ultimo lembo di tessuto che copriva il mio corpo.

«Ti sembra il momento giusto per perdere tempo a parlare?» lo interrompo, rivolgendogli una delle mie peggiori occhiatacce.

«Se mi permetti» mormora, per poi afferrarmi per la vita e tenermi ferma. Io sospiro e inarco la schiena, sentendo la sua lingua.

Il tempo seguente sembra essersi dilatato, e lo spazio non sembra esistere. Tutto ciò che riesco a percepire è la lingua di Paulo, i suoi capelli tra le mie dita e l'immenso piacere che mi fa provare.

Si allontana da me giusto prima che io raggiunga il culmine, alzandosi con un sorrisetto soddisfatto dipinto in volto.

«Che cazzo ridi?» mi lamento, coprendomi il viso con le mani. Tutta la disinvoltura che prima si era impossessata di me, adesso mi ha completamente abbandonata e mi rendo conto di essere completamente nuda al suo cospetto.

Lui ride sonoramente, prendendo le mie mani tra le sue e baciandole entrambe per poi posarle sul suo volto.

Mi avvicino al suo volto, baciandolo con trasporto e mettendomi a cavalcioni su di lui, sentendo la sua erezione premere tra le mie gambe.

Con le mani percorro tutto il suo petto, arrivando ai lacci dei pantaloni della tuta e armeggiandoci un po' prima di riuscire definitivamente a slacciarli.

«Qualche problema, signorina ingegneria?» ride del mio viso infastidito e io gli faccio la linguaccia, allontanandomi un po' da lui per farglieli sfilare più comodamente.

«Sei sicura?» mi chiede quando prendo l'elastico dei suoi boxer tra le dita.

«Perché? Preferisci farti un'altra doccia gelata?» chiedo, cercando di sistemare quell'ammasso di capelli che si trova al posto del solito ciuffo.

¡Mala Mía!paulo dybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora