Quando mi sveglio la mattina dopo, il senso di torpore non sembra voler abbandonarmi nemmeno dopo qualche secondo, dopo che mi sono resa conto di dove sono.
Guardo il viso rilassato di Paulo, appoggiato al cuscino e con il sorriso appena accennato di un bambino dipinto sulle labbra. Il suo petto si muove seguendo un ritmo regolare e il rumore dei suoi respiri mi aiuta a rilassarmi.
Sposto la gamba da sopra il suo addome, rendendomi conto che devo andare in bagno, e cerco di liberarmi dal groviglio dove mi tengono stretta le sue braccia.
Quando mi metto seduta, le lenzuola scivolano facilmente giù dal mio corpo, facendomi sentire improvvisamente freddo misto a un senso di imbarazzo che non so da cosa derivi, visto che sono consapevole che a casa ci siamo solo io e lui.
Mi alzo in piedi, le gambe ancora un po' indolenzite, e vado velocemente in bagno, controllando che il ragazzo stia ancora dormendo. Cerco di evitare lo specchio: non voglio vedere il mio viso probabilmente sconvolto e i segni scuri che sono consapevole che Paulo abbia lasciato sul mio collo.
Quando esco dal bagno, sta ancora dormendo come un bimbo. Le lenzuola si sono spostate quando mi sono alzata dal letto, e hanno lasciato il suo petto scoperto, facendomi vedere chiaramente il tatuaggio sul suo addome e quello sul braccio.
Mi avvicino a lui, mettendomi in ginocchio accanto al letto e accarezzando i capelli fuori posto, che gli ricadono nella fronte, in modo elegante anche se spettinati.
La mia mano si muove lentamente, sistemandoglieli il più possibile finché non noto un particolare.Il mio anello. È sempre stato al medio, da sei anni ormai, ma sembra per me arrivato il momento di togliermelo.
Paulo probabilmente non si accorgerà di questo dettaglio minimo, però per me è una cosa importante.Lo sfilo dal dito e me lo rigiro un paio di volte nelle mani, per poi guardare il suo viso rilassato e l'espressione orgogliosa che ha assunto ora. Apro silenziosamente il primo cassetto del suo comodino e lo appoggio lì, lasciandolo cadere in mezzo al casino che c'è dentro.
Mi alzo in piedi e cerco qualcosa da poter mettermi addosso. La prima cosa che vedo è la maglietta nera che aveva ieri addosso Paulo e faccio in fretta a infilarmela prima di uscire la stanza e accostare la porta.
Cammino per il corridoio verso il soggiorno, guardandomi intorno e osservando le foto del ragazzo appese al muro. Lui in viaggio, con la famiglia, e con la maglia della Juventus. Che egocentrico.
Quando entro in cucina, la prima cosa che faccio è prendere un bicchiere dalla credenza e riempirlo di acqua. La mia gola sembra essersi seccata e se provassi a dire anche una sola parola adesso, la mia voce stenterebbe a venire fuori.
Il mio cellulare è appoggiato sulla credenza, così lo prendo in mano, controllando tutto ciò che è successo ieri sera dopo che io e Paulo ci siamo alienati dal mondo intero.
Tra gli altri, trovo cinque messaggi di Sierra che, preoccupata per la mia prolungata assenza, aveva formulato parecchie teorie complesse, non azzeccandoci nemmeno una volta. Per evitare di farla preoccupare di più, la chiamo. Il telefono squilla un paio di volte, poi la sua voce vivace
«Ehi Jazmín, tutto bene? Ieri sera mi hai fatto preoccupare» esclama, così forte da farmi chiudere gli occhi. Questa ragazza ha sempre il sorriso stampato in volto e un'allegria da vendere, ma come fa?
«Ti ho chiamato appunto per quello, per non farti preoccupare di più, va tutto bene» rispondo, prendendo dell'altra acqua dal lavandino e cominciando a controllare sui ripiani più alti per cercare le erbe per il mate.
«Tutto bene quindi? Non sei stata rapita dagli alieni o messa sotto da Brooklyn Beckham?» ridacchio alla sua domanda, mettendomi in punta di piedi per prendere la confezione che stavo cercando.
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¡Mala Mía!paulo dybala
FanfictionFe Jazmín conosce Paulo ad una festa in paese e, da allora, non ne può più fare a meno 12/31/18: #1 football 12/31/18: #1 juventus 12/31/18: #1 dybala