Distolgo lo sguardo per un attimo da Lea che mi sta chiedendo come andassero svolti i problemi di fisica che c'erano nella verifica soltanto per vedere Lautaro marciare verso di noi, con passo deciso.
«Ciao» esclama, abbracciandomi. La mia migliore amica mi guarda con un sopracciglio inarcato.
«Immagino che la tua verifica sia andata molto bene?» azzardo, cercando di pensare ad un altro motivo per cui lui dovesse essere così affettuoso.
«Ed è proprio così, solo grazie a te» sorride a trentadue denti e io rispondo un po' timidamente.
«Ti accompagno a casa?» mi domanda, facendo un cenno con la mano a Pato.
«In realtà» comincio io, senza sapere cosa dire e indicando Lea per fargli capire che di solito vado sempre a casa con lei.
«In realtà cosa?» la sua attenzione viene risucchiata dal mio viso, che sto muovendo freneticamente nel tentativo di cercare qualche appiglio.
«In realtà nulla, puoi accompagnarla a casa» Lea sorride maliziosamente e monta sulla sua bici, partendo subito ed evitando di essere d'intralcio.
«Andiamo?» mette le mani in tasca e cerca di riscaldarsi il viso con la giacca, mentre cominciamo a camminare.
«Allora, Fe Jazmín, raccontami un po' di te» sospira, con lo sguardo rivolto verso l'alto ad osservare i nuvoloni che preannunciano un temporale.
«Cosa vuoi sapere?» rido tra me e me, pensando che in realtà non c'è molto da sapere di me.
«Non sei di Laguna Larga, vero?» lo guardo, mentre calcia qualche sassolino che c'è sul marciapiede.
«No, sono nata a Rosario» guardo in basso, senza voler ricordare il mio paese natale «Ho vissuto lì per dieci anni, poi siamo venuti qui» spiego in breve, cercando di non far trapelare nulla.
«Ah, Rosario, la città di Messi» annuisco, alzando gli occhi al cielo per il suo riferimento al calcio.
«Allora è proprio vero che pensate sempre e solo al pallone» sbuffo, tirando un calcio ad un sassolino che lui aveva erroneamente deviato.
«È l'unica cosa che so fare, l'unica cosa a cui posso riferirmi senza dire cazzate» scrolla le spalle, facendo il finto modesto.
«Non dire stupidaggini» gli do uno spintone, ma non riesco a smuoverlo di un millimetro dalla sua posizione attuale.
«Beh, a scuola gioco a calcio, a casa gioco a calcio, non riesco nemmeno a capire le formule basilari della fisica e passo il mio tempo libero a invidiare mio zio per ciò che è riuscito a fare» sorride tristemente «Non ho nemmeno una ragazza, chi diamine non ha una relazione a diciotto anni?» esclama poi, girandosi verso di me e alzando un sopracciglio per farmi capire meglio il concetto.
«Io, ad esempio» alzo la mano, scoppiando a ridere per l'espressione che ha subito dopo.
«Cazzo! Che figura di merda, scusami» muovo la mano in modo da fargli capire che in realtà non mi interessa ciò che ha detto.
«Tranquillo, non mi interessa» gli sorrido in modo da rassicurarlo «Hai qualche indizio sul ragazzo misterioso?» giro a destra e in fondo alla via si vedono le nostre case.
«Nulla» sospira, sempre più mogio.
«Ti va di venire a pranzo da me? Così ne parliamo anche con Mariano, lui magari lo conosce» schiocco la lingua sul palato, incapace di sapere cosa dire.
Annuisco timidamente, sentendo le mie guance andare a fuoco e abbassando lo sguardo per evitare che lui lo noti e mi faccia sentire ancora più in imbarazzo.
«Okay» mormoro «Sì, va bene» alzo lo sguardo per vederlo sorridere, incoraggiandomi ad entrare.
«Puoi lasciare la bici qui, se vuoi» mi indica un muro della casa e io annuisco, per poi sistemarmi velocemente gli occhiali e i capelli, nel vano tentativo di sembrare meno trasandata.
«Prego, prima tu» apre la porta di casa, facendomi entrare e indicando dove posso appoggiare il mio cappotto.
«Grazie mille» sospiro, lasciandomi cadere sul divano e chiudendo gli occhi, sfinita.
«Oh, ciao Fe» Mariano fa il suo ingresso nella stanza, sorridente e con un grembiule dalla stampa peculiare.
«Ciao Mariano, è un problema se resto a pranzo?» lui scuote la testa. Sembra quasi impressionante come possa fare il tutto sorridendo.
«No, tranquilla, ho preparato del pollo per tutti» esclama, e mi viene già l'acquolina in bocca. Da quando mio fratello studia all'università e passa gran parte della giornata a scuola, sono obbligata a cucinarmi il pranzo e la cena da sola, ripiegando quasi sempre sulla pasta o sul cibo per asporto.
«Pollo al forno? Con le patate?» chiede Lautaro, con gli occhi stranamente illuminati. Allora il cibo fa quest'effetto a tutti.
«No, petto di pollo con un percentuale minima di grasso e qualche erbetta vicino, perché Paulo non può sgarrare la dieta nemmeno d'estate» il ragazzo si lascia cadere sul divano, sbuffando. Mariano aggrotta le sopracciglia, ignaro del motivo per cui lui non lo sopporta.
«Ti prego, ordiniamo una pizza» geme in modo teatrale, come se stesse per morire.
«Pizza?» Paulo entra in casa, lanciandomi la sua sciarpa firmata addosso e posando il suo cappotto vicino al mio «Qualcuno ha detto pizza?» ripete, sedendosi accanto a me sul divano.
«No, hai delle allucinazioni uditive» Lautaro gli fa la linguaccia, per poi tornare disteso sul divano.
«Stronzo» si alza gli tira uno scappellotto sulla testa, per poi crollare di nuovo sul divano accanto a me.
«È pronto» esclama Mariano, che nel frattempo è tornato in cucina.
«Jazmín, resti a mangiare con noi?» chiede Paulo, utilizzando il solito nomignolo che nessuno usa mai, con me.
Annuisco, seguendoli verso la cucina.«Jazmín? Nessuna la chiama Jazmín» dice Lautaro, con uno sguardo torvo.
«Perché? Jazmín è molto più bello di Fe» replica lo zio, alzando le spalle. Mi da un colpo sulla spalla, invitandomi a sedere accanto al ragazzo, che sta alzando gli occhi al cielo.
«Cosa avete fatto oggi a scuola?» chiede Mariano, tentando di intavolare una conversazione. Paulo sta mangiando tranquillamente, Lautaro sta punzecchiando il pollo e le verdure, mentre io sto mettendo in bocca un pezzetto, cercando di capire se sia buono o no.
«Nulla, come al solito» mormora il più piccolo, sbuffando.
«Nessun aggiornamento? Perpetua?» Paulo mi rivolge un'occhiata, ma io sposto lo sguardo sul piatto.
«Esce con un altro ragazzo» Lautaro si arrende, appoggiando la schiena allo schienale della sedia e piegando la testa di lato.
«Ah sì? E con chi?» Mariano è stranamente interessato, e osserva il nipote con gli occhi sbarrati.
«No, si sa solo che è più grande, credo che vada all'università» scrolla le spalle e Paulo abbassa lo sguardo, facendo finta di nulla.
«La verifica di fisica invece, quella come è andata?» cambia saggiamente argomento, senza guardarmi negli occhi.
lollissimo
allora, tipo due giorni fa vi avevo detto che avrei aggiornato ogni due giorni
scherzone
cercherò di aggiornare ogni giorno
domani ci sarà un capitolo importantissimo!!!!
vi aspetto
ciaone❤️💙
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¡Mala Mía!paulo dybala
FanfictionFe Jazmín conosce Paulo ad una festa in paese e, da allora, non ne può più fare a meno 12/31/18: #1 football 12/31/18: #1 juventus 12/31/18: #1 dybala