17.

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«Fe, posso?» scuoto la testa sotto la montagna di coperte che mi sopprime, sentendo a malapena la voce di mio fratello, che sta bussando alla porta cercando di scoprire quale sia il motivo che mi ha tenuta ancorata al letto tutto il pomeriggio.

«No, sto bene così, vai via» mormoro, la voce spezzata dal pianto continuo che non mi ha abbandonata nemmeno per un secondo.

«Io posso, invece?» i miei occhi guizzano sulle due figure che si stagliano alla mia porta: una, quella familiare e rassicurante di mio fratello e l'altra quella di Paulo, che si sta dondolando sui piedi, evidentemente in imbarazzo per la situazione in cui si trova.

«No, nemmeno tu puoi» nego l'accesso anche a lui, tornando a rivolgere lo sguardo al mio comodino pieno zeppo di fazzoletti usati e pacchetti semivuoti.

«Vi lascio da soli» Paulo viene spinto all'interno della mia stanza e la porta viene chiusa dietro di lui, mentre io alzo gli occhi al cielo. Chissà cosa si sarà messo in testa, adesso.

«Posso parlarti o devo stare zitto finché non sarà troppo tardi e tuo fratello mi manderà a casa a calci in culo?» chiede, la voce flebile per non inquinare troppo il silenzio della mia stanza.

«Mi fa male la testa, quindi preferirei se evitassi di parlare» dico in risposta, girandomi dall'altro lato del letto per evitare di guardarlo in faccia.

«Sei arrabbiata con Lautaro, non con me» mi fa notare, sedendosi accanto a me sul letto e prendendo ad accarezzarmi i capelli che sono sparsi disordinatamente sul cuscino.

«Sono arrabbiata anche con te, sono arrabbiata con tutti» esclamo, ai limiti della sopportazione. È così difficile capire che voglio stare da sola?

«E perché mai? Io ho solo cercato di aiutarti» il suo tono è chiaramente infastidito dalle mie parole, ma non ho la forza di farglielo notare.

«Avete tutti negato l'evidenza!» mi metto seduta, guardandolo negli occhi mentre lui sbarra i suoi «Tutti, tutti si erano accorti di quanto Lautaro avrebbe dato per stare con Perpetua, e nessuno ha avuto la decenza di dirmi che non avrei avuto nessuna possibilità con lui!» gli punto il dito contro, infuriata «Quante volte ti ha parlato di Perpetua, se non contiamo quella volta che c'ero anche io? Quante volte ti ha detto quanto fosse bella, magnifica, perfetta per lui?» chiedo, cercando di non urlare troppo per evitare che mio fratello si intrometta in questioni del genere «Ma tu hai voluto ignorare il tutto, facendo finta di nulla e provandoci con lei, cercando di far capire a Lautaro quanto lei fosse sbagliata per lui, ottenendo l'effetto esattamente opposto!» batto le mani, ironicamente «Veramente bravo, l'hai praticamente accompagnata all'altare stendendo il tappeto rosso» mi appoggio alla testiera del letto, troppo sfinita anche solo per litigare.

«Ho sbagliato, mi assumo la responsabilità di ciò» alza una mano, come ad ammettere una colpa ufficialmente «Però stai esagerando» abbassa lo sguardo sui miei occhi, spostando la mano sul mio viso per cercare di asciugarmi le lacrime che sono appena scese, ma io mi scosto, lasciando la sua mano a mezz'aria. Lui la fa cadere sulle mie gambe, abbassando lo sguardo.

«A te piace Lautaro, giusto?» chiede, dopo qualche attimo di silenzio.

«Farò finta che la mia situazione in questo momento non sia un indicatore abbastanza evidente» sospiro, annuendo. Mi rigiro gli orli del piumone tra le dita, senza avere il coraggio di reggere il suo sguardo.

«Ti piace anche se ti fa stare male» mi fa notare, con un tono più leggero, cercando di farmi capire il suo ragionamento evitando di rigirare il coltello nella piaga.

«Sì, mi piace anche se mi fa stare male» ammetto, chiudendo gli occhi per non far sgorgare altre lacrime sul mio viso.

«Per loro due è lo stesso, e avrei dovuto capire prima che non c'era nulla da fare per evitarti tutta questa messinscena, è colpa mia» sospira, accarezzandomi il viso.

¡Mala Mía!paulo dybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora