42.

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Io e Lea ci guardiamo per un attimo, senza avere la minima idea di come commentare l'accaduto, mentre Paulo si toglie l'auricolare e saluta il giornalista, poi un sorriso malizioso si dipinge sul viso della mia amica.

«Fidanzata, eh?» domanda, chiudendo il computer senza staccare lo sguardo da me, che in realtà non so cosa dire, stupita almeno quanto lei.

«Non guardarmi così, ne so quanto te, se non di meno» la disilludo, sistemando il cuscino e stendendomi sul materasso, esausta.

«Beh, tu non ne sai niente, quindi è un'altra» spalanco gli occhi al solo pensiero, agitandomi immediatamente.

«Chiamalo» scrolla le spalle, porgendomi il cellulare con una leggerezza che non fa altro che farmi innervosire.

«Sì, lo chiamo subito» sblocco velocemente il cellulare, digitando il suo numero non appena trovo l'icona del telefono, per poi metterlo in vivavoce e aspettare pazientemente.

«Magari vi siete messi assieme senza neanche che tu ne accorgessi» mormora Lea, dopo il primo squillo. Alzo un sopracciglio, cercando di capire se sta scherzando o meno.

«Non guardarmi così, magari eri ubriaca o non so cosa» si giustifica, alzando le mani e sedendosi vicino a me.

«L'unica cosa che ho bevuto quando ero con lui in Europa è stata la sangria, ed è risaputo che non sia proprio un alcolico pesante» guardo nervosamente il cellulare, aspettando che risponda.

«Ciao, niña, come mai ancora sveglia?» la sua voce euforica riscalda un po' l'atmosfera, facendomi calmare un attimo.

«Ho visto la partita» cerco di mantenere un tono serio «E ho visto anche il post partita» annuncio, mentre Lea mi scruta, ascoltando attentamente ogni frase detta.

«Sono contento che tu abbia visto proprio questa, ti è piaciuta?» io e la mia migliore amica ci scambiamo uno sguardo. Ma è stupido o lo fa apposta?

«Carina, sì» mi becco uno sguardo severo, ma scrollo le spalle, mimando con le labbra che la partita era stata veramente bella e che non poteva negarlo neppure lei.

«Mi fa piacere che ti sia piaciuta, anche se è la prima volta che mi auguri buona fortuna prima di una partita e io ho segnato tre volte, sembra proprio che tu sia destinata ad essere il mio porta fortuna» sento in sottofondo un coro di fischi e apprezzamenti, poi Paulo dice qualche parola in italiano per far stare zitti i suoi compagni, che evidentemente si sono agitati quando gli hanno sentito dire quelle parole.

«Sicuramente non ti ho chiamato alle quattro di mattina per complimentarmi con te, se avessi voluto farlo lo avrei fatto domani mattina» dico acidamente. Lea alza entrambe le sopracciglia, stupita dal mio tono e dalla rabbia che sono riuscita a trasmettere.

«È successo qualcosa? Perché sei arrabbiata?» la sua voce si fa immediatamente preoccupata, e posso quasi immaginarmelo con la fronte aggrottata e il broncio, mentre aspetta una risposta.

«La dedica» ammetto, sospirando. Ripensare a quel momento mi rallegra un po', ma allo stesso tempo sembra voglia farmi sprofondare in un burrone.

«Non capisco, perché devi essere arrabbiata per la dedica?» ridacchia, facendomi innervosire ancora di più.

«Non lo so, prova a immaginare» alzo un po' la voce, frustrata dal fatto che proprio non riesca a capire.

«Beh io pensavo di farti un piacere, dedicandoti questo risultato ultra galattico, ma se ti fa arrabbiare la prossima volta lo dedicherò a qualcun altro» sbotta, alzando anche lui la voce. Io e Lea ci guardiamo e i suoi occhi sembrano diventare a forma di cuore.

«Scusami?» cerco di non fraintendere nulla, chiedendogli immediatamente spiegazioni.

«Correggimi se sbaglio, ma ho detto "alla mia famiglia, ai miei compagni e alla mia fidanzata, che mi ha scritto", giusto?» annuisco, per poi darmi dell'imbecille da sola perché non può vedermi.

«Sì» sussurro, giocando con le pieghe delle lenzuola.

«Ecco, dimmi cosa ho detto di sbagliato!» esclama, e sento che è sull'orlo dell'esasperazione. Guardo Lea in cerca di aiuto.

«Io e Fe ci chiedevamo chi fosse la tua fidanzata» mormora, intrecciando i capelli biondi tra le dita per poi scioglierli e ricominciare da capo.

«Mah, Jazmín, non lo so, tu di solito li baci i tuoi amici?» la sua voce si fa immediatamente più acuta, segno che è molto, molto infastidito.

«Beh, tu invece? Le baci le tue amiche?» replico, quasi istantaneamente.

«Ma che diavolo di discorso è?» esclama, quasi urlando. Spalanco gli occhi, spaventata.

«Se non ricordo male, a Torino ti vantavi di "non avere amiche femmine" e di "portarle tutte a letto"» mormoro, distogliendo lo sguardo dal viso di Lea che sta ridacchiando, probabilmente a causa dell'ego smisurato di Paulo.

«Era una battuta, Fe, una cazzo di battuta» il suo tono di voce si fa tagliente e mi sento quasi ferita quando, al posto di chiamarmi con il solito "Jazmín" mi chiama come fanno tutti gli altri, con un semplice e banale "Fe".

«Non mi ha fatto ridere, per niente» annuncio, per poi rendermi conto che questa conversazione è virata su qualcosa che non c'entra proprio nulla.

«Ma cos'hai? Perché prima mi dici che sei orgogliosa di me e poi mi fai una scenata perché ti ho dedicato una tripletta?» sto in silenzio, mettendo insieme i pezzi del puzzle e immediatamente tutto ha un po' più senso, ma lui sembra interpretare questo silenzio in modo sbagliato.

«Puoi rispondermi, per l'amor di Dio? O stiamo giocando al gioco del silenzio e nessuno mi ha avvisato?» premo il pulsante del vivavoce, per poi portarmi il cellulare all'orecchio. Lea ha sentito fin troppo. Mi fa cenno che va un attimo in bagno e io annuisco distrattamente.

«Madre de Dios, è così frustrante parlare con te, perché continui a comportarti come una bambina?» sbarro gli occhi sentendo quella parola, e per una volta mi sento veramente colpita e affondata.

«Spero che tu ti diverta stasera» stringo i denti, cercando di non far trapelare nessuna emozione se non la rabbia che provo nei suoi confronti.

«Lo farò, non preoccuparti» replica, adottando lo stesso tono. Sembra quasi che mi stia accoltellando senza saperlo.

Metto giù prima che possa aggiungere altro e farmi stare ancora peggio, mi rannicchio tra le lenzuola, stringendo il cuscino tra le braccia e cercando di piangere in silenzio mentre Lea rientra nella stanza e chiude la luce dietro di sé.

lollissimo

ve l'avevo promesso, il drama, e finalmente è arrivato☺️☺️☺️

non uccidetemi

ciaone

¡Mala Mía!paulo dybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora