6.

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«Allora» mi lascio cadere sul letto. Sono solo le quattro di pomeriggio e io sono talmente esausta da non avere nemmeno la forza di togliermi le scarpe «Paulo mi ha trovato su instagram, non so come» l'espressione di Lea si fa sempre più maliziosa, preannunciando una sconfitta.

«L'altro giorno mi aveva detto che secondo lui Lautaro ha una cotta per me, te l'avevo detto, no?» lei annuisce vigorosamente, prendendo grandi sorsi del suo succo preferito.

«Ecco, mi ha invitato a prendere un caffè insieme semplicemente per ribadire il concetto» stronco sul nascere le idee strane che sicuramente si era fatta sulla nostra "uscita".

«E tu cosa gli hai detto?» chiede, accavallando le gambe e giochicchiando con una delle penne abbandonate sulla scrivania.

«Che è un'idiozia! Se avesse fatto un passo falso me ne sarei accorta, lui no, visto che vive a più di quindicimila chilometri da qui» esclamo in risposta, alzando di poco la testa dal materasso per guardarla in faccia.

«E basta? Questo è tutto quello che è successo?» chiede, appoggiandosi meglio allo schienale della sedia.

«In realtà no» scuoto la testa, pensando a come dirglielo «Diciamo che abbiamo scommesso su chi ha ragione, circa» cerco di spiegarmi, mentre lei manca poco che salti dalla sedia.

«In che senso scommesso?» la sua voce si alza di tre ottave, obbligandomi a dirle di stare zitta prima che mio fratello irrompa nella mia stanza e voglia sapere tutto.

«A quanto pare siamo entrambi molto testardi, nessuno dei due voleva ammettere che magari aveva ragione l'altro, quindi Paulo ha detto che se avrà ragione lui, cioè che io e Lautaro finiremo insieme, non gli dovrò nulla se non la mia immensa gratitudine e cose del genere, se invece avrò ragione io, ha detto che mi porterà in Italia» Lea emette un urletto stridulo, costringendomi a coprirmi le orecchie per il fastidio.

«Ti rendi conto che tu non potrai perderci in ogni caso? È una cosa fantastica!» esclama, eccitata più di me per questa cosa.

«Preparo la valigia per l'Italia, allora» ironizzo, alzando gli occhi al cielo. Se, prima che Lautaro conoscesse Perpetua, la possibilità che noi due finissimo insieme era già minima, adesso è proprio nulla, e lo sa anche lei.

«Non essere così negativa! Secondo me non vedrai l'Italia per molto» mi da un colpetto sulla spalla e io scuoto la testa, cercando di riportarla alla realtà.

«Sta suonando il tuo cellulare» mi avvisa, lanciandomelo, e manca poco che mi arrivi in fronte.

«È Lautaro» sussurro, poco prima di rispondere alla chiamata, cercando di stabilizzare il mio tono di voce.

«Pronto» dico, facendo finta di nulla.

«Ehi, Fe» esclama lui, con il solito entusiasmo che lo connota.

«Ciao, Lautaro, hai bisogno di qualcosa?» ignoro Lea che sta saltellando per la stanza, imitando cupido che scaglia una freccia.

«In realtà sì, sai qualcosa sull'elettromagnetismo?» chiede, speranzoso in una mia risposta affermativa.

«Per che ora?» chiedo, sbuffando. Lea, nel frattempo, si sta sprecando in una rappresentazione struggente di me e Lautaro che ci baciamo, facendomi ridere.

«Le cinque, cosa c'è di così divertente?» chiede, perplesso. Probabilmente adesso starà pensando che sono una matta che ride da sola.

«Sei figo!» urla Lea, prima che io possa fermarla.

«Grazie» ride lui, mentre io vorrei soltanto sotterrarmi e non farmi mai riesumare.

«Quindi, per le cinque?» chiedo, cercando di far finire il momento imbarazzante.

«Sì, sei a casa vero?» la mia migliore amica mi fa dei segnali strani, per poi trascinarmi verso la finestra. Alla finestra esattamente davanti alla mia c'è Lautaro, al telefono, che cammina nervoso per la stanza.

«Sì» sospiro, osservandolo mentre si sistema nervosamente i capelli.

«Bene, allora ti aspetto» esclama lui, lasciando cadere il braccio lungo il fianco e sorridendo.

«Ah, e preparati alle battute inopportune di mio zio, perché c'è anche lui» mi avvisa, prima di mettere giù velocemente ed uscire dalla stanza in cui si trova.

Abbasso il telefono lentamente, sorridendo come una stupida, mentre Lea mi guarda, curiosa di ciò che il ragazzo mi possa aver detto.

«Quindi?» chiede, cercando di farmi tornare alla realtà.

«Devo essere pronta per le cinque, a casa sua» mormoro, ancora sconvolta da ciò che ho appena detto.

«Oh mio dio, manca un quarto d'ora» mi afferra per le spalle e mi trascina in bagno, cominciando a spazzolarmi meccanicamente i capelli e a porgermi un burro cacao dopo l'altro, nella speranza che le mie labbra screpolate si mettano apposto soltanto con l'applicazione di essi.

«Stai ferma, guarda in alto» ordina, posizionandosi davanti a me con il mascara in una mano e l'altra ferma sul mio viso, nel vano tentativo di non farmi muovere per evitare di sbavare.

«Ecco» mormora, guardando il risultato ottenuto in così poco tempo. Mi porge gli occhiali, osservandomi da più angolazioni «Adesso vai! Sono le cinque meno cinque» esclama, spronandomi ad andare alla casa di fronte in fretta.

Seguo il suo consiglio silenzioso e corro giù dalle scale, rischiando come sempre di rompermi qualche osso, poi spalanco la porta e mi precipito in giardino, raggiungendo in men che non si dica la porta di casa sua. Suono il campanello senza nemmeno aspettare un attimo e ad accogliermi in casa Dybala è proprio Paulo, che si allarga in un sorriso malizioso quando mi vede.

«Ti stavamo aspettando, entra» mi accompagna in soggiorno, quasi forzandomi a sedermi vicino a Lautaro mentre lui occupa tutto l'altro divano.

«Allora, cosa ti serviva?» chiedo, appoggiandomi allo schienale e osservando ogni singolo centimetro di pelle abbronzata del suo viso.

«Elettromagnetismo» mi ricorda, sorridendo in modo da rassicurarmi. Devo sembrare veramente una pazza.

«Dai, Lauti, lo so io: gli opposti si attraggono» ci indica e poi sbatte le mani, come a farci capire che noi due dovremmo essere gli opposti che si attraggono. Tiriamo entrambi la testa all'indietro, spaventati da quel gesto.

«Lauti?» chiedo, ridacchiando mentre lancio occhiate di fuoco a Paulo, che in cambio continua a farmi l'occhiolino, convinto che il suo piano funzionerà.

«Mi chiamano così da quando avevo due anni, e potrebbero anche smettere» fa il dito medio a suo zio, che se lo gode tutto, ridendo a crepapelle.

«Cazzo! Ho dimenticato il cellulare a casa, vado un attimo a prenderlo» mi alzo velocemente dal divano, dirigendomi verso la porta d'ingresso, quando sento Paulo mormorare qualcosa, quindi mi fermo e cerco di captare le parole che sta dicendo.

«Però è carina, questa tua amica» abbasso lo sguardo alle punte dei miei piedi, improvvisamente presa dall'imbarazzo e la timidezza che mi contraddistinguono.

«È carina sì» risponde Lautaro, sospirando «Ma non è il mio tipo» termina, lasciandomi un po' con l'amaro in bocca.

«Come fai a dirlo? Vi conoscete a malapena» insiste il più vecchio, cercando di provare il suo punto. Sa che sono rimasta qui ad origliare e mi vuole far capire di avere ragione.

«È una bella ragazza, ma non è ciò che cerco io, se capisci cosa intendo» risponde, con un tono un po' annoiato a causa di questa conversazione privata.

«No, non so cosa intendi» mormora in risposta, cercando di abbassare i toni.

«Hai presente Perpetua?» chiede Lautaro, facendomi definitivamente precipitare il morale a tre metri sotto terra.

lollissimo

alloooora oggi sta piovendo che dio la manda e io sto malissimo, quindi ho pensato "ehi, perché non scrivere un capitolo nuovo?"

spero vi piaccia

ciaone🤪💙

¡Mala Mía!paulo dybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora