The One With The Waiter In Love

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Draco sentiva una stanchezza addosso che non aveva mai provato.

La famiglia Weasley se ne era andata da un pezzo, e con lui non c'era più  nessuno. Era rimasto nel giardino del Ministero, ascoltando l'eco lontano delle chiacchiere degli ultimi rimasti, ad aspettare i rintocchi dell'orologio.
Le due, le tre.

Piano piano aveva iniziato a non sentirsi più il corpo dal freddo. Ed era strano, perché la sua condizione fisica rispecchiava perfettamente quella mentale: gli sembrava che il corpo restasse a terra, fermo e immobile, mentre la sua mente viaggiava metri avanti.

Nell'aria c'era un'odore forte di ginestre e rose. La neve aveva smesso di scendere da qualche ora, e un lieve strato bianco copriva il prato curato. Draco fissava quel candore perfetto riflettendo su quello che aveva detto, e iniziava a dubitare di quello in cui aveva sempre creduto.

Fu così che lo trovò Harry. Circondato dalla neve, con lo sguardo perso nel vuoto davanti a lui. Si avvicinó senza esitazione, silenzioso nonostante il suo corpo vibrasse di energia che non poteva sfogare, e si sedette vicino a Malfoy. Non lo guardó: non voleva rovinare quel momento. Si sentiva immobile in un attimo.

Harry fece un respiro brusco e spezzato. "Malfoy..."

"Ti ho messo nei guai con il Ministero" disse, la sua voce che risuonava roca ma pacata. "Mi dispiace, Potter"

"Non mi interessa, credimi" Harry scosse la testa. "Stai bene?"

Malfoy inspirò con forza. Era comunque un respiro tremante, sottile, quasi impercettibile. "Perché vuoi saperlo?"

"È che..." esitò, guardandosi le mani bianche. "Non riuscivo a pensare di stare da solo. Lo so, è stupido"

"Nemmeno io"

La neve riprese a fioccare leggera su di loro. "Le pensi davvero quelle cose?" Harry si morse il labbro.

Malfoy annuì. Non c'erano altre parole da dire. Harry gli avrebbe spiegato, in un altro momento, che era tornato a casa con Narcissa e le aveva assicurato che sarebbe andato a trovare suo padre per l'ultima volta. Era rimasto fin quando non era stato sicuro che lei si fosse addormentata e poi era uscito di nuovo, troppo turbato per dormire. Gli avrebbe spiegato che sapeva che l'unica persona con cui poteva stare era lui.

Ma non era quello il momento. Malfoy era spaventato dalle parole e da sé stesso, vulnerabile ed esposto. Non avrebbe rovinato tutto dicendo la cosa sbagliata.

Non seppe mai quanto tempo rimasero in quella posizione, ma Harry voleva solo che il loro rapporto fosse quello. Un tipo di vicinanza che andava oltre alle parole, perché non ne avevano bisogno. Erano simili e allo stesso tempo molto diversi. Harry si era sentito poche volte così vicino a qualcuno come in quel momento.

Ad un certo punto Malfoy si schiarí la gola. "Vuoi... Vuoi tornare a casa?"

Harry era sicuro che se avesse parlato non sarebbe uscito nessun suono, perciò si limitó a scuotere la testa.

Malfoy inclinó il capo, forse stupito da quella risposta. Lanció un'occhiata al l'immenso orologio della torre del Ministero e lui seguì il suo sguardo: le tre e mezza di notte. "Qualche idea?"

                                    * * *

"E così, ecco" Malfoy alzó le spalle, mentre un ghigno ironico compariva sulle sue labbra. "Tra te e Charlie Weasley non c'è nulla di più che una relazione sessuale?"

"Malfoy!" Harry scosse la testa, inorridito. Gli era sembrata una buona idea portarlo in un bar babbano, ma adesso - dopo due drink e innumerevoli shot che ormai aveva smesso di contare - ogni imbarazzo era stato cancellato, e Malfoy era tornato l'irritante ragazzo con uno spietato ghigno sarcastico che non aveva niente a che vedere con quello che era successo poco prima. "Questo non - non è assolutamente vero"

Amortentia. ||Drarry ffDove le storie prendono vita. Scoprilo ora