5. L'ho Ucciso Io

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Qualsiasi cosa fosse, le fu addosso in meno di un istante.

L'impatto fu tale da spingerla con la schiena contro la porta da cui era uscita poco prima. Per un istante le si mozzò il fiato, mentre la bestia si dimenava e emetteva strani suoni metallici contro il suo viso terrorizzato.

Tentava degli affondi con le estremità del suo corpo: zampe tozze e muscolose, che terminavano con strane strisce più chiare che brillarono come acciaio alla luce scarsa della luce del lampione.

Greta urlò, con le braccia incastrate sotto il collo del mostro, che si agitava folle su di lei.

Non riusciva a vederlo chiaramente: era come se assorbisse la luce attorno a sé, rivelando solo i contorni di una testa liscia e completamente nera.

Urlò di nuovo, riuscendo a sollevare a fatica un ginocchio quanto bastava per assestare un calcio nello stomaco alla cosa, che si accasciò a quattro zampe a pochi passi da lei con uno strano guaito, simile al suono di grosse viti che cadono a terra.

Greta fece per rientrare in casa, ma la bestia tornò all'attacco e lei si lanciò nella direzione opposta per schivarla. Anche da quella prospettiva, le era impossibile distinguere qualcosa di più del suo aspetto: delle dimensioni di un alano adulto, muscolosa e interamente nera, osservò confusa il punto in cui prima si trovava lei. Impiegò pochi istanti prima di individuare nuovamente il suo obiettivo.

Greta si scansò un attimo prima che le piombasse nuovamente addosso con un balzo.

Urlò ancora chiamando aiuto e la cosa parve infastidire la bestia, che fece uno scatto rapido nella sua direzione.

La evitò miracolosamente per l'ennesima volta, rotolando però sul prato al confine con il cortile pavimentato dove suo padre grigliava durante l'estate.

Un dolore sordo le attraversò il braccio sinistro e, toccandolo, lo sentì umido.

La bestia si stava guardando intorno disorientata con le zampe piantate sul terriccio congelato. Era questione di secondi perché la individuasse nuovamente.

Decise di approfittare di quel momento e scattò in piedi, ma scivolò su qualcosa di cilindrico: un tubo di metallo.

Il rumore attirò l'attenzione della bestia, che tornò a caricarla, ma Greta brandì come un bastone il lungo tubo che aveva trovato, senza domandarsi troppo come fosse finito in quel punto.

Con un grido, affondò le braccia mirando alla cosa, ma la mancò di diversi centimetri. Tentò allora una corsa disperata verso la porta, ma la bestia le afferrò una gamba, attanagliandola tra le proprie zampe tozze.

Urlò, agitando le gambe e colpendo più volte la pelle gommosa del mostro, ma la sua morsa era troppo salda per permetterle di causare qualche danno concreto.

Erano esattamente sotto il lampione, al centro del cerchio di luce proiettato da esso, ma la bestia rimaneva al buio in modo inspiegabile.

<<Lasciami>> urlò e, con il tubo, la colpì alla schiena con tutta la forza che aveva in corpo.
Uno strano suono di rimbombo, accompagnato dal guaito metallico della bestia, aleggiò nel silenzio del vicinato e la gamba di Greta fu all'improvviso libera.

Formicolava dal polpaccio in giù, ma non sembravano esserci danni seri. Si rimise in piedi e notò una macchia di sangue sul cemento dove era atterrata su un lato.

Avrebbe dovuto sentirsi sopraffatta dalla paura, dal terrore, ma era come se la sua mente fosse stata svuotata da ogni pensiero.

Si chiese come fosse possibile che ancora nessuno fosse venuto a controllare: che stessero volutamente ignorando le sue urla?

HOSHIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora