6. I Sentimenti Inespressi

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Greta fu svegliata diverse ore dopo dal campanello di casa.

Risuonava fino alla sua stanza e aveva un suono terribilmente acuto. Fin da quando era piccola, Greta non aveva mai trovato il modo di farselo piacere.

Si mise a sedere con una smorfia e si portò una mano sul braccio, che sentiva formicolare. Per un istante si stupì della garza che lo avvolgeva dal gomito in su, ma in pochi istanti i ricordi le tornarono alla mente, accendendola di domande e dubbi.

La mano le scattò allora sul viso, poi sulla fronte e infine sulla testa, ricoperta da boccoli scuri e arruffati dal sonno.

Sembrava tutto a posto: il dolore che la sera prima le aveva impedito di sollevarsi, ora era scomparso, lasciando al proprio posto una piacevole sensazione di riposo.
Com'era possibile?, si chiese, con le gambe a penzoloni sul letto. Era ancora in parte coperta dal plaid con cui doveva averla coperta quel ragazzo, W, quando l'aveva soccorsa.

Si chiese allora se non si fosse trattato solo di un sogno.
Lo stress, l'ansia e le recenti scoperte sul conto della propria migliore amica le avevano forse indotto uno stato di incoscienza in cui, magari, si era involontariamente ferita, fasciata e messa a letto da sola?

Aveva letto da qualche parte che poteva succedere, un po' come per la paralisi nel sonno.

Le era infatti capitato una volta, anni prima, di svegliarsi nel cuore della notte e di non poter muovere alcun muscolo. Era poi sopraggiunto nella sua stanza una specie di presenza- un mostro alto e smunto, dagli occhi rossi e un inquietante sorriso- che le si era gradualmente avvicinato fino a quando, all'improvviso, Greta non aveva ripreso conoscenza.

Si era poi documentata sull'argomento e aveva scoperto dell'esistenza della paralisi nel sonno, che può colpire chi si trova sotto un grande stress. Il mostro che aveva visto non era altro che un'allucinazione, ma è a esso che Greta ricollegò la bestia che l'aveva attaccata la sera prima.

Magari era stata un'allucinazione anche quella, pensò alzandosi definitivamente dal letto.

Non era ciò che anche W le aveva detto, quando si era svegliata? Sei stata attaccata da un cane randagio. Mentre cercavi di scappare sei inciampata e hai battuto la testa. Tutto qui.

Si trascinò fino al bagno e si abbandonò al getto bollente della doccia per una decina di minuti. Quando ne uscì, si prese di coraggio e sciolse la benda che aveva pazientemente evitato di sfiorare nei minuti precedenti.

Si dovette appoggiare di peso contro il lavandino per mantenersi in piedi, sconvolta: la garza era effettivamente sporca di sangue, ma non c'era traccia di nessuna ferita. Il braccio le sembrava lo stesso di sempre, la pelle pallida e liscia.

<<Ma come...>> mormorò tra sé e sé. Avvicinò la mano a quella porzione di pelle, ma bussarono alla porta del bagno e la allontanò di scatto, quasi temendo di essere vista.

<<Tesoro sei qui?>>. La voce squillante di sua madre tradiva una certa emozione, come se fosse in qualche modo impaziente.

<<Sì>> sbottò Greta, raccattando rapida i resti della fasciatura e nascondendoli.

<<Muoviti ad uscire, abbiamo ospiti>>. Seguì solo il suono dei passi della donna che si allontanavano.

Una strana sensazione si fece spazio nella sua mente: sapeva benissimo di che ospite si trattasse.

Ricordò solo allora le parole che le aveva detto la sera prima, ma le apparivano sbiadite, come se le avesse pronunciate anni prima e lei faticasse a collegare le battute ai rispettivi attori.

HOSHIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora