31. Nessuno È Libero Dal Peccato

60 2 61
                                    

Rubidia non si era mossa. Greta ebbe l'impressione di cogliere un luccichio all'interno dei suoi occhi rosa. Aveva ancora i pugni stretti sul colletto del suo cappotto e il suo sguardo era una maschera di dolore e rabbia.

<<Mi hai sentito?>> sbottò, scuotendola. <<Rispondimi! Quel ragazzo si chiama W?>>.

Un film di ricordi investì Greta, mozzandole il respiro. Erano tutti di W.

Finché non rimarrà sola, starà bene, aveva detto una volta, per consolarla. Gli aveva chiesto se Andrea fosse al sicuro e lui si era limitato a quelle parole, senza la minima traccia di dubbio nella voce greve. Come poteva essere così sicuro, se non conosceva con chi si trovasse Andrea?

Oppure, un'altra volta, dopo il primo attacco di Venus. <<Ha parlato di un'arma. Penso l'abbia chiamata Rubidio>> gli aveva detto e il corpo di W era stato attraversato da un sussulto, per poi irrigidirsi. L'aveva guadata sconvolto, ma si era rilassato quasi subito.

Greta aveva pensato che fosse sollevato di aver capito male, ma solo allora le cose iniziavano ad avere un senso: al tempo, non le aveva ancora raccontato di Rubidia e, forse, non si trattava solo della missione. Lei e W si conoscevano, ma in che modo?

A Roma, quando avevano fatto irruzione nell'appartamento dove lei e la sorella dovevano essere state per settimane, Umbriel aveva trovato un portacenere, pieno. Aveva chiesto a Greta se Andrea fumasse e lei aveva detto di no.

<<Rubidia sì>> aveva risposto però W, per poi sbarrare gli occhi, quasi pentendosi. Aveva parlato con una naturalezza troppo sincera per essere in qualche modo studiata, come se la domanda che Umbriel aveva posto fosse stata rivolta a lui stesso.

E, subito dopo, aveva ignorato gli occhi indagatori di Greta. Perché? Cos'altro voleva nasconderle?

Ripensò alle parole di Andrea, pochi minuti prima, quando le aveva chiesto cosa fosse successo a sua sorella:

<<Beh, è una storia lunga. Nemmeno io la conosco nei dettagli. Me ne ha accennato una volta e non ha più voluto parlarne. Riguarda il suo Hoshi. Sai cos'è? Ecco, ricordi Carlo? Anche a lei è successo qualcosa di simile>>.

L'Hoshi la fece tornare a W.

<<E tu l'hai mai avuto?>>.

<<Credo di no, ma non ne sono sicuro>>.

Di colpo, le fu chiaro cosa fosse successo e non poté far nulla per evitare che un dolore sordo le avvolgesse il petto, imponendole di curvarsi leggermente in avanti. Un altro frammento di verità era rinchiuso in quella stessa parola che sembrava dominare il destino degli stranieri, impediva loro la più piccola felicità: Hoshi.

<<E due persone lo hanno nello stesso istante?>> aveva domandato lei stessa a W.

Lui aveva scosso la testa, agitando lunghe ciocche di capelli castani, morbidi come le onde del mare. <<Quasi mai. È rarissimo che l'Hoshi sia ricambiato, ma quando lo è...>>.

Si erano amati, dunque? Più del semplice amore mortale? Non era possibile, non aveva senso.

Percepì la gola secca. <<Sai chi è?>>. La sua voce era a malapena udibile, ma il viso di Rubidia era ancora sul suo, anche se aveva perso tutta la sua furia e prepotenza. Solo la tristezza era rimasta.

<<Perché non hai detto prima il suo nome?>> fece, tentando di imporsi un tono. <<Lo stai proteggendo?>>.

<<Io... non pensavo fosse il suo vero nome>>.

HOSHIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora