39. I Loro Ultimi Istanti

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Gli applausi le piovvero addosso come grandine.

La vista le si appannò e quasi non udì le parole che Marzio le rivolse dopo, invitandola a salire dove si trovavano lui e Andrea.

La folla attorno a lei prese ad agitarsi, in un roteare di veli e gonne lunghe. Il suo nome si sparse, passando di bocca in bocca come un segreto non mantenuto.

Percepì lo sguardo di W poggiarsi meccanicamente su di lei, ma non ebbe il coraggio di ricambiarlo. Forse, se non si fosse mossa, nessun altro l'avrebbe vista.

Non aveva scelta.

Lasciò la mano di W e si fece spazio tra la folla. Ogni passo le provocava una sensazione di disagio, come una corda che continui a tendersi verso le estremità, destinata a strapparsi.

Giunse alla base della scala, sorvegliata da due soldati per lato. La musica si era fermata, l'unico suono era il bisbigliare che si addensava sempre più forte sotto di lei, man mano che saliva.

Marzio ricambiò il suo sguardo con un immenso sorriso.

Era bellissimo, i suoi capelli simili all'oro fuso, resi più chiari dal completo color vino che si era fatto fare su misura per l'occasione. Dal taschino sul petto spuntava un fazzoletto di seta bianco, su cui era stato ricamato il profilo di un avvoltoio.

Gli occhi erano gli stessi di Rubidia, color ametista, ma la loro espressione era qualcosa che Greta non aveva mai visto in quelli della ragazza, nemmeno nei suoi peggiori momenti. C'era vittoria, nonché la più totale disumanità.

Dietro di lui si trovava Andrea, che la guardava con orrore.

Solo allora, capì cosa tutti intendessero, quando parlavano di lui con tanto timore.

E capì anche l'errore che aveva commesso.

<<Grazie mille di aver accettato il mio invito, cara>> le disse, prendendole la mano. Greta faticò a non allontanarla di scatto, tenendo a mente il blocco che lui le aveva imposto la prima volta che si erano visti. Ricordò il dolore, la sensazione di mille spilli che le attraversavano il cervello, mutilandolo.

Cosa avrebbe potuto farle, ora che l'aveva davanti?

<<C'è qualcosa che vorresti dire ai miei ospiti?>>.

Greta si sporse verso il parapetto della balconata, perdendosi tra le schiere e schiere di presenti. Nella calca, non riconobbe nessuno, ma non fu in grado di intravederne la fine.

Se Gemin fosse davvero intervenuto, sarebbero morte centinaia di persone.

<<Io...>>.

Qualcuno la tirò indietro con uno strattone. Per un secondo, l'aria frusciò accanto alle sue orecchie e qualcosa si conficcò sopra le loro teste con uno scoppio. Seguì un tonfo sul pavimento.

Greta ricadde addosso ad Andrea, che la sostenne, nonostante l'abito ingombrante. Cercò il suo sguardo, ma era fisso sul soffitto, in cui si era creato un buco grande quanto una testa umana. Polvere e macerie cadevano scricchiolando, spargendosi ai loro piedi.

Qualcuno nella folla iniziò ad urlare. L'urlo si estese, provocando una reazione a catena tra le stanze della Corte. Gli invitati presero a spingersi tra di loro per uscire dalla sala, alcuni caddero e vennero calpestati da altri, abbandonati al loro destino.

<<Greta>>. La voce di Andrea la riportò alla realtà. <<Ti hanno sparato>>.

Seguì un altro sparo, altri due, tre, cinque. Qualcuno che correva su per la scalinata.

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