38. Un Modo Per Abbandonarti

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Qualche tempo dopo, Rubidia bussò alla sua porta. Ignorò l'occhiata sconvolta che Greta le lanciò, attribuendola all'irruenza con cui si era introdotta in camera sua.

<<Sei sveglia, bene. Dobbiamo partire, ho avuto un'idea>>.

<<Cosa?>>. Greta guardò distrattamente la federa del cuscino, dentro la quale aveva nascosto l'invito di Marzio. Le parve di intravedere la ceralacca rossa stampata sulla busta attraverso il tessuto, ma si trattava di uno scherzo che la sua mente stanca le stava giocando.

Rubidia stava guardando il proprio riflesso nell'unico specchio della stanza e non si accorse di niente. <<Ci troviamo di sotto tra cinque minuti. Svegli tu la bionda schizzata?>>.

<<Febe?>>.

<<Sì, come ti pare>> borbottò, con un cenno della mano. Lasciò la stanza, senza aggiungere altro.

Greta si chiese se avrebbe mai smesso di sembrarle una persona diversa ogni volta che la vedeva.

Calzò le scarpe e scese al piano terra.

Rubidia, che l'aveva preceduta di pochi secondi, si trovava al centro della cucina e teneva le braccia incrociate, con i pugni chiusi. Attorno a lei, si erano già radunati tutti, anche se nessuno di loro aveva l'aria di esserne felice.

<<Dunque?>> borbottò W, ricurvo su se stesso. Non aveva un bell'aspetto, forse non aveva dormito. <<Qual è il piano?>>.

Rubidia sorrise, come se non si rendesse conto degli sguardi rabbiosi che stava ricevendo dai presenti. Forse era abituata a buttare giù dal letto in piena notte chiunque vivesse con lei. Forse le piaceva anche. <<Ho amici che possono aiutarci ad infiltrarci al ballo. Ho già ricevuto conferma, staranno dalla nostra parte>>.

Febe scosse la testa, facendo tintinnare il codino in cui aveva legato i capelli. <<Come fai ad esserne sicura?>>.

<<Hanno fatto giuramento>> rispose, scrollando le spalle.

Greta gettò un'occhiata a Daniele, appoggiato interamente alla penisola della cucina. Sembrava mal sopportare la leggerezza con cui Rubidia parlava e si ritrovò a dargli ragione. Non era quello l'atteggiamento da adottare, considerando i rischi che avrebbero corso. Era impazzita del tutto.

<<Ne sei sicura?>> chiese Umbriel, monocorde. Nemmeno lei doveva fidarsi di quella nuova Rubidia, del tutto diversa da quella che era piombata nel loro salotto poche ore prima.

Mentre lo attraversava, Greta aveva sentito un frammento di vetro andare in frantumi sotto le sue suole, come promemoria di chi lei realmente fosse.

<<Sì, ne sono sicura>>.

Greta si schiarì la voce. <<E chi sarebbero?>>.

<<Amici>>. Le lanciò un sorriso radioso.

<<Di chi?>>.

<<Anche vostri, in realtà. Considerando quanto ci saranno utili...>>. Lasciò la frase in sospeso e gli occhi di Greta schizzarono verso W, che, quasi li avesse sentiti arrivare, la ricambiò immediatamente.

<<Dicci i nomi e stabiliremo noi se fidarci o meno>> disse W, distogliendo lo sguardo.

Rubidia scosse la testa e le ricordò suo padre, gli occhi ametista identici. <<Non ve ne fareste niente, non li conoscete. Solo Greta, forse>>.

<<Io?>> domandò, indicandosi confusa.

<<Ma certo, pensaci bene>>.

<<Spica e Orion>> disse, come se per tutto quel tempo avesse dimenticato quei nomi e le fossero tornati alla memoria solo allora. <<La Donna Di Luce e il principe indiano>>.

HOSHIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora