42. Una Galassia Intera

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Nonostante fossero passate diverse settimane, Greta ancora faticava a sentirsi a proprio agio nella casa in cui era cresciuta. Era almeno un'ora che se ne stava appollaiata su una sedia sul balconcino che dava sul cancello d'ingresso. Era una giornata di sole piuttosto insolita per essere inizio gennaio, ma Greta aveva deciso di approfittarne per "studiare" all'aperto, sebbene la dispensa di giapponese giacesse inerte sulle sue gambe, stese su un'altra sedia.

Era troppo stressata per studiare.

Le ferite del corpo erano guarite, tanto da permetterle di farla franca con i suoi genitori, che l'avevano accolta in casa come se fosse tornata per il consueto weekend ogni tre settimane, come sempre da quando si era trasferita a Bologna. Non sospettavano niente, ma Greta non gliene faceva di certo una colpa. Lei stessa aveva bisogno di qualche secondo per ricordarsi, ogni volta, che ciò che le era accaduto era reale.

Daniele veniva a visitarla quasi tutti i giorni. Se ne stavano in giardino, per lo più, a parlare sottovoce di ciò che avevano vissuto e che, Greta sapeva, non avrebbero dimenticato mai.

Aveva incubi, ogni tanto, e Michele le aveva dato delle pastiglie per aiutarla a dormire, quando era tornato a casa per Natale. Aveva promesso che sarebbe tornato per fine mese e Greta aveva deciso di dargli fiducia. In fin dei conti, era cambiato anche lui.

Al cenone di Capodanno, lui ed Elena avevano annunciato che avrebbero avuto un bambino a fine luglio, scatenando le reazioni commosse di tutti i parenti e, anche se le doleva ammetterlo, perfino Greta aveva dovuto nascondere una lacrimuccia.

Una cosa così bella dopo un periodo del genere era l'ultima cosa che si sarebbe aspettata, ma questo i suoi parenti non potevano di certo saperlo.

Un soffio di vento le scompigliò i capelli e Greta prese un profondo respiro, abbandonandosi contro lo schienale.

Prima di incontrare W, le era capitato di sentirsi spesso in balia della marea, come se non potesse davvero controllare la propria vita.

Ora, a ripensarci, le veniva da ridere. La sua vita era passata dall'essere incentrata su lezioni-esami-pulire la cucina a fuggire- bugie-mostri che le davano la caccia. Non era poi così strano se proprio non riusciva a studiare.

Daniele, invece, si era buttato sui libri per "distrarsi da ciò che avevano vissuto" ed era già avanti con il programma in un paio di materie. Greta non glielo aveva detto, ma non era poi tanto sicura che il problema fosse "ciò che avevano vissuto", quando più "con chi".

Insomma, non poteva di certo assillarlo su Febe, quando nemmeno lei si sentiva del tutto pronta a parlare di W.

Wezen, le ricordò una voce nella sua mente.

Prima di morire, Gemin l'aveva chiamato così. Il suo vero nome.

Greta tossì, nel tentativo di sciogliere il nodo alla gola che il pensiero di W e suo padre creava ogni volta che li pensava.

Dopo che Gemin era morto, erano successe molte cose molto rapidamente. Greta le ricordava a mala pena.

Qualcuno aveva organizzato un funerale, ma né lei né Daniele erano invitati per "questioni di sicurezza". Sagitta aveva permesso loro di passare un paio di giorni nella casa in cui lei e Andrea avevano vissuto per tanti anni, per riprendersi e tornare a casa senza insospettire i loro genitori.

I saluti erano stati veloci e distaccati.

Andrea aveva abbracciato entrambi, promettendo di cercarli presto. Anche Umbriel li aveva abbracciati. Febe si era limitata a una stretta di mano, anche se Greta era piuttosto sicura che, se avesse avuto un po' più di coraggio, avrebbe abbracciato il suo nuovo amico. A Caph era bastato un cenno del capo, lo stesso per Rubidia, più taciturna del solito.

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