23. La Realtà Come Si Presenta

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Il paesaggio fuori dal finestrino non aveva fatto altro che ripetersi da quando avevano lasciato Napoli. Le colline si susseguivano placide all'orizzonte, sovrastate da un cielo che sarebbe stato azzurro, se non fosse stato per la coltre di nuvole che schermava la luce del sole. Avevano scelto di percorrere una stradina di campagna, secondaria tra le secondarie, del tutto vuota se non per loro. A detta di Themis, avrebbero evitato il traffico che li aveva tenuti fermi all'andata qualche settimana prima. Nessuno ebbe da ribattere.

Erano passate un paio di ore da quando avevano lasciato la città e la situazione era rimasta pressoché invariata tutto il tempo: procedevano rapidi sull'asfalto rovinato, un'auto dietro l'altra, la corsia opposta sgombra e stretta.

Compattata in un angolo da un paio di borsoni, Greta gettò un'occhiata a Febe, alla guida. Accanto a lei c'era Umbriel, sul sedile del passeggero. I capelli neri di quest'ultima le offuscavano quasi del tutto la visuale, mentre il caschetto biondo dell'altra rimaneva perfettamente immobile nonostante il suo fitto gesticolare, che le faceva allontanare-troppo spesso- le mani dal volante.

Era una guidatrice nervosa, ovviamente.

All'ennesima curva azzardata, un suono di clacson giunse dall'auto dietro di loro. Febe abbassò il finestrino e cacciò fuori la mano, mostrando a Isso il dito medio. Era lui alla guida del fuoristrada che Greta aveva sempre pensato fosse di W, mentre in realtà era un po' di tutti, in quella strana famiglia.

Il suono di clacson si ripeté un paio di volte, causando le risate delle ragazze. In quel momento, sarebbero potute passare per due ragazze qualsiasi, due amiche che si fossero concesse un breve viaggio in auto. Eppure, le cose non stavano così. Dietro c'era anche lei, tesa come la corda di un arco la cui freccia stava per essere scoccata. Non aveva aperto bocca quella mattina, limitandosi ad ascoltare le poche direttive di Isso, che si era presentato in cucina con l'aspetto fresco di chi aveva riposato e forse qualcos'altro.

Lui e Febe si erano offerti di guidare, ma lo avevano fatto in maniera troppo immediata per essere spontanea. Greta aveva pensato che si fossero messi d'accordo, optando per andare in due auto diverse. Forse non volevano dare da parlare a chi li aveva trovati insieme sul divano la sera precedente.

Idioti, aveva pensato distrattamente prima che W entrasse in cucina.

Era già vestito di tutto punto, con i capelli raccolti in un nodo sulla nuca, la sciarpa attorno al collo e i soliti occhiali da vista dalle lenti tonde che indossava quando lo aveva incontrato per la prima volta. Non sembrava nervoso, ma la linea stretta in cui le sue labbra si erano ridotte le aveva lasciato intuire il suo reale umore: pessimo, in ogni caso. Il ricordo di quelle stesse labbra sulle proprie le causò un brivido lungo la schiena, là dove le sue mani avevano percorso lentamente quel tratto di pelle appena sopra l'elastico dei pantaloni.

E ora si rifiutava di guardarla: aveva lasciato scivolare lo sguardo sui compagni, del tutto inespressivo. Non si era soffermato su Greta, che lo aspettava, torturando nervosamente il manico della tazza di caffelatte che Themis le aveva offerto con un sorriso. Aveva ricambiato con una certa fatica, ripromettendosi di non dare a vedere la propria delusione.

Cioè, confusione. Non aveva nessun motivo per essere delusa: W si era comportato in maniera incomprensibile e lei si era sentita smarrita, tutto qui.

Gli occhi verdi di W avevano infine trovato quelli blu di Isso. <<Hai preso le shamshir?>>. Il tono serio della sua voce le aveva fatto abbassare istintivamente lo sguardo, portandola a concentrarsi sulla caffettiera abbandonata al centro del tavolo.

Come era prevedibile, non era più la stessa persona di quella notte. In un primo momento, si chiese cosa fosse successo, dove avesse sbagliato, ma poi si sforzò di non pensarci.

HOSHIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora