32. Ciò Che Abbiamo Noi

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A Giorgia,
che mi fa arrabbiare ma che perdono sempre.


Cercando di fare meno rumore possibile, Greta si chiuse la porta alle spalle.

Indossava solo un accappatoio di spugna che aveva trovato in bagno. Le copriva persino i piedi, come lo strascico di un abito da sposa, del medesimo colore.

Chiuse la porta a chiave e indugiò con lo sguardo sui vestiti che Gemin le aveva lasciato sul piumone del letto matrimoniale: pantaloni della tuta e maglietta extralarge. Prese quest'ultima tra le mani, accostandosela al viso: odorava di detersivo.

La indossò per prima, godendosi la sensazione di cotone pulito sulla pelle. Le arrivava a metà coscia, come i tanti vestitini estivi che adorava indossare quando il caldo bolognese avvolgeva il centro come una cupola.

Forse era di W. Lo "stile" era decisamente suo- pratico, sportivo, grigio- e la taglia era più o meno la stessa. Strinse le braccia al petto, affondandovi il mento con un sospiro. Avrebbe voluto sapere dove si trovasse, se stesse bene. Se nemmeno suo padre era stato in grado di trovarlo, che speranze aveva lei?

Aveva provato a chiedergli spiegazioni, dopo quella ultima affermazione: io sono il Principe Ribelle. Si era stufata delle menzogne, desiderava solo capire, comprendere cosa stesse succedendo.

<<Credi che non te la racconterei, se potessi?>> aveva sospirato, scompigliandosi i capelli con la mano libera. <<Siamo tutti sotto controllo. Fino a qualche mese fa, nessuno sapeva nemmeno del fatto che avessi dei figli. Oggi, siamo tutti ricercati, con una taglia sulla testa. Quella che grava sopra la mia ha il valore di una stella>>.

<<Una stella?>>.

<<Quella di W è un buco nero. Ma per il momento è ancora al sicuro>>.

<<Come fai ad esserne sicuro?>>.

<<Non sanno il suo nome completo>>.

Greta scosse la testa. Si sentiva come un palloncino sul punto di esplodere. <<Mi hanno spiegato questa faccenda dei nomi, ma non ho capito granché>>.

<<Capisco. Mettiamola così: ogni galassia è governata da una Corte a se stante, che si impegna a non interferire con gli affari delle altre limitrofe. A capo di ogni Corte, c'è una ristretta cerchia di stranieri delle più nobili famiglie, i Subalterni, e un solo e unico Sovrano, indicato dal suo predecessore tra i suoi Subalterni. Ma questo lo hai già letto nella storia, giusto?>>.

La Principessa si recò invece nei giardini del palazzo per riflettere. Era infatti ben consapevole dell'amore che la Regina provava nei suoi confronti e, malgrado non si sentisse pronta per un incarico tanto importante, si fece forza.

I puntini presero a unirsi nella mente di Greta. <<Tu eri uno dei Subalterni di Lui>>.

<<Lo è stato anche lui, prima di ereditare la posizione che occupa>>.

<<Quindi sei stato Subalterno anche prima che Lui diventasse quello che è oggi. Quella era tua madre?>>.

Gemin scosse la testa. <<No, questa è una delle alterazioni della storia era sua madre. Ma non avrebbe mai scelto lui e lo sapeva benissimo>>.

<<Lei voleva scegliere la Principessa. Che ne è stato di lei? Era l'altra Subalterna, non è così>>.

<<Mi dispiace, ma non posso parlarti di lei. E, in ogni caso, non ti sarebbe affatto utile saperlo>> borbottò, glaciale di punto in bianco. <<Quello che stavo cercando di dirti è che trovarsi al vertice di una gerarchia così importante comporta delle responsabilità, ma ha anche dei vantaggi. Li chiamano I Doni: si attaccano allo Tsuyo e lo potenziano, implementano nuove capacità. Ti permettono di rintracciare le persone solo conoscendo il loro nome, di fare loro del male a distanza. Persino di ucciderle, talvolta. È per questo che non deve conoscere i nomi dei miei figli>>.

HOSHIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora