35. Poi Tanto Diversi

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La prima cosa che vide fu il viso di W.

Perfettamente rilassato, teneva la mascella tra le mani, con i gomiti puntati sulle ginocchia. Toccavano quelle di Greta, separate dal tessuto spesso e ingombrante del vestito che indossava. Era verde smeraldo e strabordava da ogni parte, occupando tutto un lato della barca in cui era seduta.

Si guardò attorno spaesata, ma non trovò nulla, se non acqua biancastra dall'aria tetra. Sopra di loro, una luna enorme illuminava a giorno lo spazio circostante, riflettendosi sulla superficie di quello che poteva solo essere un lago, sebbene Greta non ne scorgesse da nessuna parte le sponde.

<<W>> lo chiamò, seppur senza guardarlo.

<<Sì?>>.

<<Dove siamo?>>.

<<Questo dovresti dirmelo tu, sai?>>.

Di voltò a guardarlo, confusa. Indossava un completo elegante, di un colore indistinto tra il blu e il nero. Lo fasciava perfettamente, invecchiandolo forse di qualche anno.

<<Attenta>> esclamò, quando la barca passò accanto a una sottospecie di ontano.

Greta se ne accorse all'ultimo, sobbalzando quando un ramo le sfiorò il braccio, graffiandolo appena. Gettò un'occhiata all'acqua biancastra, là dove si doveva trovare la base della pianta, e si sentì pervadere da un senso di vertigine. Sotto la superficie, per decine e decine di metri, si stagliava un altissimo pino, la cui punta sbucava appena all'aria aperta della notte. Da quel punto, la prospettiva era troppo distorta per stabilire quanto il fondale fosse lontano, ma era decisamente troppo lontano perché un essere umano potesse pensare di raggiungerlo trattenendo il fiato.

Sconcertata, si mise a cercare altre cime di alberi che sporgessero dal pelo dell'acqua. Ne trovò immediatamente una dozzina, più o meno lontani da loro. Aguzzò ulteriormente lo sguardo e ne vide altri, nascosti dal riflesso della luna, sepolti fino alla cima.

All'improvviso, capì. <<Fammi indovinare>> disse, con un sorriso storto, <<Mi si legge negli occhi che ho perso qualcosa?>>.

W scosse la testa, divertito. <<Non più>>.

Quella risposta le fece storcere il naso. <<E cosa si legge adesso?>>.

<<Che mi spezzerai il cuore>> rispose lui, senza smettere di sorridere. <<Non puoi più evitarlo, ormai>>.

Scelse di ignorarlo. <<Perché la radura è allagata?>>.

<<L'hai fatto tu, non ricordi?>>.

Greta sfiorò la superficie dell'acqua con il palmo della mano. <<Questo è solo un sogno, tu non esisti davvero>>.

E allora il W del sogno si sbottonò il colletto della camicia e la tenne aperta sul petto. Su di esso si espandeva una ferita dai contorni indefiniti, che rivelava una cavità di sangue e muscoli che guizzavano e si contorcevano.

<<No, non esisto ancora>> disse, mantenendo il medesimo sorriso. <<Ma esisterò, prima di quanto tu possa credere>>.

<<Smettila>> sussultò lei, distogliendo a fatica lo sguardo da quella scena raccapricciante. <<Smettila adesso>>.

<<Che c'è? Non mi guardi più?>>. Si protese verso di lei, come per sussurrarle un segreto, ma lei si voltò, pur di non dover assistere allo spettacolo che era il suo petto dilaniato. Si obbligò a fissare un punto fisso nell'acqua, ma non riuscì a ignorare il respiro caldo di lui contro la guancia. Qualcosa le picchiettò sul braccio, per poi colare lentamente sul vestito.

HOSHIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora