19. Insignificante

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<<Senti niente?>> chiese Isso per la terza volta. Se ne stava in piedi davanti al portone blindato, con la pistola salda tra le mani, puntata verso il pavimento del pianerottolo.

Febe roteò annoiata gli occhi, di un intenso nero velluto. <<No>>.

Era immobile, con il busto rivolto verso l'ingresso dell'appartamento. Alle sue spalle, con la schiena poggiata sul corrimano, Themis sbadigliò.

<<Potrebbe tirare per le lunghe>> borbottò rivolto a Greta, che se ne stava appollaiata accanto a lui.

Si lasciò scappare un sorriso. L'idea che Andrea potesse essere così vicina le faceva tremare le ginocchia. Strinse le dita attorno alla pistola che Isso le aveva dato prima di lasciare casa, una mezz'oretta prima.

Nella tasca sinistra del cappotto, un cerchio di metallo argentato le premeva contro il fianco, come a ricordarle una strada alternativa a quella che stava percorrendo. Si impose di non pensarci troppo: le cose stavano iniziando ad andare bene, non aveva motivo di tormentarsi per la proposta di Sirio. Non dopo quella mattinata.

Erano saltati sul fuoristrada di W e avevano raggiunto in una ventina di minuti l'indirizzo intercettato quella mattina. Una volta scesi, si erano trovati davanti a un complesso di appartamenti dall'aria elegante, con un giardinetto ordinato ai piedi di ciascuno dei tre edifici. Aiuole curate si alternavano su un prato troppo verde per essere naturale.

Non avevano trovato nessuno per le scale fino al decimo piano, cosa che non aveva fatto altro che accrescere l'apprensione di Isso. <<Deve essere una trappola>> aveva borbottato, attento a non alzare troppo la voce, <<Ci stanno aspettando, ve lo dico io>>.

L'idea aveva sfiorato anche Greta, ma si era trattenuta da esternarla. Aveva come il presentimento che Febe le avrebbe tranciato la lingua, se avesse osato dire una parola di troppo.

<<Senti qualcosa?>> domandò ancora il ragazzo, con voce cupa. Aveva i capelli legati in una coda alta, che oscillò quando mosse il capo. Mettevano in evidenza la sua mascella squadrata e gli zigomi definiti.

<<No>> ripeté Febe, rilassandosi. <<È pulito. Non sento nulla>>. Si stava massaggiando il polso, con espressione dolorante. Isso parve tranquillizzarsi per un istante, poi i suoi occhi scuri scattarono verso di W. Il ragazzo si limitò ad annuire, a braccia incrociate. Non aveva detto una parola da quando avevano lasciato casa, mantenendo una postura rigida anche mentre guidava.

Per Greta fu istintivo guardarlo: indossava un paio di blue jeans e un maglione nero dall'aria calda, che si intravedeva là dove aveva lasciato aperto un giubbotto che non gli aveva mai visto addosso. I capelli castani gli ricadevano ondulati ai lati del viso, chiudendosi in boccoli all'altezza delle orecchie. Era bello, pensò, distogliendo lo sguardo.

<<Umbriel>> la chiamò Isso. La ragazza non si fece attendere e, in un paio di lunghi passi da gatta, raggiunse la porta. Sfiorò la maniglia con le dita e questa scattò immediatamente. Con un sorriso soddisfatto, spinse il portone con la punta del piede e questo si aprì lentamente, rivelando un ambiente molto più luminoso di quello del pianerottolo.

Gettò un'occhiata rapida al gruppetto e varcò la soglia, attenta a non compiere il minimo rumore. La seguirono W, Febe e Themis. Isso si bloccò sull'uscio, voltandosi verso di Greta, che era rimasta poggiata al corrimano. Tentò di sorriderle, ma la tensione tramutò l'espressione del suo viso in una smorfia.

<<Resta indietro>> ed entrò. Con un sospiro, lo seguì in punta di piedi.

Si ritrovarono in un ampio salotto, con finestre a grandezza d'uomo che occupavano la parete est per esteso, regalando loro una vista della città decisamente inusuale: il laterizio dei tetti si fondeva con il cemento pallido, in una rete complessa di vie e piazze, impossibile da districare. Il cielo azzurro troneggiava sulle colline dello sfondo, fino a perdersi nelle acque del porto, dove un numero indefinito di barche ondeggiavano, ormeggiate al molo. Erano tanto piccole da sembrare giocattoli, tanto fragili che qualsiasi onda le avrebbe capovolte.

HOSHIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora