10. Più Del Semplice Amore Mortale

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<<Io provengo dallo spazio>>.

Quella affermazione pareva rimbalzare nella mente di Greta come impazzita, ripetendosi all'infinito, urtando contro tutte le pareti senza essere mai in grado di fermarsi.

Dopo di essa, la conversazione si era bruscamente interrotta. W aveva ripreso a guidare in silenzio e Greta, con lo sguardo perso fuori dal finestrino, rimuginava sulle parole del ragazzo.

Ogni tanto le gettava un'occhiata sottecchi dallo specchietto retrovisore, ma lei faceva finta di non accorgersene, ancora sui sedili posteriori.

Aveva pensato che scoprire la verità- o, almeno, quella che doveva esserne una piccola parte- l'avrebbe in qualche modo fatta sentire meglio, sollevata. Invece ne era rimasta spiazzata, in uno stato quasi catatonico.

Le domande erano troppe, non riusciva a formularne realmente una di senso compiuto. Si sentiva immensamente stupida per quell'assurdo silenzio, ma, al contempo, non poteva farne a meno.

Di tutte le sue più fantasiose ipotesi- per citarne qualcuna: che W fosse un vampiro, un lupo mannaro, un demone...- quella era indubbiamente la più fantasiosa. Lasciava aperte più porte di quante Greta potesse dipingerne su un muro di mattoni.

W si schiarì la voce per attirare la sua attenzione. Era palese che fosse nervoso e Greta lo capiva benissimo. Non doveva capitargli tutti i giorni di rivelare la propria identità.

<<Stai bene?>> domandò, per la seconda volta da quando si era svegliata.

<<Sì... sì>> balbettò, riscuotendosi. Si sollevò e passò goffamente sul sedile accanto a quello del guidatore con un verso sordo. W distolse lo sguardo dalla strada per osservarla, confuso.

Ignorò i suoi occhi preoccupati e si allacciò la cintura con uno sbuffo.

<<Pensavo ci sarebbe voluto di più per zittirti>> ammise lui, accennando un sorriso sghembo. Greta non lo guardò, leggermente in imbarazzo: aveva ragione, era molto difficile lasciarla senza parole.

<<Scusami è solo che...>> si bloccò, voltandosi verso di lui, <<Sei un alieno, quindi?>>.

W parve soffocarsi nella propria saliva. <<Cosa?>> domandò, ricomponendosi rapidamente.

<<Un alieno>> ripeté, <<Cioè, in questo momento stai usando un travestimento e in realtà sei un umanoide con la pelle grigia e gli occhi enormi, alto due metri...>>.

<<Non vorrei fartelo notare>> la interruppe, divertito, <<Ma io sono praticamente alto due metri>>.

<<Sei anche un umanoide grigio con gli occhi enormi?>> domandò allora, del tutto seria.

<<Ehm, no>> rispose, dopo qualche istante, <<Non sto alterando il mio aspetto, in realtà>> aggiunse, cercando di trattenere un ghigno.

<<Però... tipo... la bestia>> fece lei, gesticolando vistosamente. W scosse la testa.

<<Alcuni di noi hanno delle caratteristiche particolari. Io posso trasformarmi in, come la chiami tu?, una bestia, ma la metamorfosi non è poi così rara...>>.

<<Tutte le bestie che ho visto finora erano come te?>>. Le domande che prima aveva tanto faticato a formulare, ora sgorgavano dalla sua bocca come un rubinetto lasciato aperto. W, se non altro, sembrava intenzionato a rispondere.

<<No. Quella che ti ha attaccato a casa tua era un Astor. Ce ne sono tantissimi, in giro, ma di solito non si interessano degli affari umani...>>.

HOSHIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora