Everything reminds me of you

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Silenzio.
Attorno a me regna il consueto silenzio di prima mattina, quando tutto dorme ancora, avvolto dagli ultimi strascichi della notte.
La luce azzurrina del mattino filtra da uno spiraglio della pesante tenda della finestra e da fuori non arriva che l'eco dei passi di qualche viandante mattiniero.
Nella mia camera non sento nient'altro che il mio respiro ed il suo. Non dormiamo abbracciati, ho bisogno dei miei spazi, ma non importa perché lui è qui accanto, sento la sua mano che sfiora la mia.
Ripenso a stanotte e alle notti precedenti.

Fare sesso con lui è appagante.
Lo facciamo molto spesso, ogni volta che lui si ferma a dormire da me, a meno che non siamo nei giorni off limits, nei quali, comunque, troviamo valide alternative.

Solitamente è sempre il primo a svegliarsi: a causa del ritmo del suo lavoro non ha un sonno regolare. Quanto a me, sebbene il mio di lavoro segua, al contrario, ritmi ben precisi, se non suonasse la maledetta sveglia non mi alzerei mai. Attenzione, non mi alzerei, non sveglierei, perché sono già sveglia e da un bel pezzo.
Ma se potessi restare a letto tutto il giorno lo farei volentieri, specialmente perché ho dormito sì e no tre ore.
Lui, intanto, dorme ancora. Sarà perché abbiamo fatto veramente tardi.

Dicevo, abbiamo fatto tardi, ho dormito tre ore scarse e ho anche fatto un sogno strano.
E stupido.

Ballavo con lui sulle note della nostra canzone, sotto un meraviglioso cielo stellato. Eravamo in un grande giardino, sotto un gazebo ricoperto da cespugli di rose che sormontavano quasi interamente la struttura: ad illuminarci, delle lucciole che fluttuavano su di noi. Ed io, come al solito, gli sorridevo come una demente mentre lui mi faceva volteggiare come se pesassi meno di una piuma.
Dopo avermi adagiata a terra, con molta grazia, prendeva il mio viso fra le sue mani e mi baciava come aveva fatto milioni di volte prima: con passione e dolcezza insieme. Gli davo i miei due baci a fior di labbra e lui mi guardava con il suo ghigno sexy, dopodiché si abbassava verso di me per sussurrarmi qualcosa all'orecchio.

Mi sono svegliata con un 'Sei fantastica, Stella' che mi ronzava nelle orecchie, per poi diventare il fastidioso suono della sveglia.

Un tocco leggero mi sfiora la spalla scoperta - Sorgi e splendi! - dice posandomi un bacio sul naso che scaccio via come un insetto fastidioso, mentre il rumore infernale della sveglia riempie completamente camera, e le mie orecchie, e adesso non è più un ronzio: è un martello pneumatico.

La mia risposta, comunque, è
un semplice e lamentoso mugolio, mentre spengo la dannata sveglia spingendola giù dal comodino.
E rompendola.
Di nuovo.
Brava Rose, dieci punti a Grifondoro.

- Ancora cinque minuti. - aggiungo con tono arrabbiato, come quell'aggeggio l'avesse inventato lui.

Odio quegli ammassi di ferraglia e plastica, ma continuo a ricomprarne quando le rompo, ogni volta. Mi fanno pensare a nonno Arthur, lui e i suoi cari manufatti babbani! E mi dispiace così tanto di non essere in grado di riparare quella che mi ha regalato prima che partissi, che ho speso una notevole quantità di dollari per comprare sveglie che possano sostituire l'originale. Ma adesso ho rotto anche quest'ultima, mi sa che l'ho scaraventata a terra una volta di troppo.

- Perfetto, mia piccola brontolona, se vuoi restare a letto posso esserne solo felice! A che ora hai lezione? Quando torni? Passo da te, dopo? - dice abbracciandomi da dietro.

Mi alzo di scatto e sbuffo, scaraventato le lenzuola sul parquet.

- E se ne va! Di buon umore come al solito, eh? -
Non è di certo per colpa mia.

- Dai, torna letto, non avevi detto 'cinque minuti'? Avevo giusto una mezza idea di quello che potevamo fare in quei cinque minuti... - dice divertito.

R/S ~ Scorose Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora