R/S ~ Scorose

It Must Have Been Love

Il viaggio a Londra è stato più deprimente e stressante che altro.
Alla fine sono tornata a Ilvermorny con una spilla che poteva essere tranquillamente spedita, ma no: facciamo venire l'ulcera alla Weasley!

Come se non bastasse il tatuaggio ha continuato a darmi fastidio tutto il giorno e, ciliegina sulla torta, stanotte l'ho sognato di nuovo, quel gran figlio di...
No, voglio troppo bene ad Astoria.

Mi sento una completa idiota per stanotte, come ogni volta che mi succede di sognarlo, del resto. Sono accanto ad Ace e sogno l'unico altro uomo che ho avuto! Mi sembra di tradirlo.
L'ho trovato a casa, Ace, si è scusato per non essere venuto in aeroporto ma con Fred ho fatto prima. Mi ha preparato una cena veloce ed è rimasto con me stanotte, ma abbiamo solo dormito.

Quando mi sono svegliata non c'era:

'Emergenza a lavoro. Ti amo'

diceva il post-it che mi ha lasciato sul cuscino e così ho trascorso il mio giorno libero, che ho fatto coincidere con quello successivo al mio ritorno, da sola.
Ho così tanto sonno arretrato e faccende domestiche da sbrigare che, fortunatamente, quella testa bionda non riesce a far capolino fra i miei pensieri. Il peggio, è passato.

Sono trascorse due settimane dal giorno cruciale e la mia vita è ritornata alla sua normalità.
Le mie giornate non sono molto movimentate: faccio colazione con Izar, vado a lavoro, torno a casa. Se Ace c'è restiamo a casa o andiamo al cinema o usciamo con i colleghi che riesce raggranellare, sono davvero occupatissimi e devo dire che non sempre sono serate divertenti, quelle. Non posso essere me stessa fino in fondo e capisco davvero poco delle loro conversazioni.
Se Ace non c'è, la sera esco con i ragazzi: oltre ai turni massacranti  che ha, penso che non gli piaccia uscire con Fred, J e Izar perché ha accennato più volte al fatto che andiamo in posti troppo rumorosi.
È in casi come questo che i nove anni di differenza si fanno sentire.

Tuttavia, a parte occasioni del genere,  il fatto che lui sia più grande non è mai stato un problema per noi. Mi piace che sia più maturo e lui è uomo in tutto: dagli atteggiamenti, alle conversazioni e poi, è facile stare con lui.

La cosa che mi ha colpita subito di Ace Carter sono stati i suoi grandi occhi color nocciola, caldi, avvolgenti e rassicuranti: mi ricordano l'autunno.
Lui, è un tipo rassicurante.
E sexy.
Sexy e rassicurante.
Ha un sorriso davvero bello, con due fossette laterali che gli regalano qualcosa di fanciullesco, anche se ha  trentasei anni.
Ha un fisico niente male, ma non ha un fascino prorompente ed appariscente. Certo, con un jeans e una camicia da cowboy fa la sua figura, ho visto una foto di un rodeo da lui in Texas, però non ama vestire con capi aderenti, perciò vedo bene il suo fisico solo quando stiamo insieme.

È un tipo indipendente, concreto, abbastanza dolce e a letto è molto pratico, anche se il fatto che a volte debba dirgli cosa mi piace e cosa no è snervante, più di doverci fermare mentre lui mette il preservativo. È una cosa che odia fare, ma io non voglio bambini, non al momento. Anzi, probabilmente mai. Mi piacciono, quelli degli altri, ma sono certa che non sarei tagliata a fare la mamma e non ho nessuna intenzione di avere qualcun altro a cui badare.

Un'altra cosa che odia è che gli tiri i capelli mentre facciamo sesso: sono mossi e castani, li porta lunghi fino alla nuca e, di solito, li lascia liberi di prendere la direzione che vogliono. Non posso farci molto, mi viene naturale aggrapparmici, ma lui mi rimprovera ogni volta. 

Ci siamo conosciuti poco dopo che avevo rotto con l'idiota, al pronto soccorso.
Stavo male e lui si è preso cura di me quando non era assolutamente tenuto a farlo.
Chissà se è stato solo per senso del dovere. Quello che so è che stiamo insieme da un anno: mi ha fatto una corte lunga ma mai pressante ed io, alla fine, ho ceduto.
È stato un anno fatto di tranquillità, senza drammi o litigi o tutti e due.
Anche perché non avremmo il tempo di litigare. Ci vediamo poco e quel poco tempo che abbiamo non lo passiamo di certo a discutere, anche perché dà sempre ragione a me.