Let's Get It On

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- Avresti dovuto dirmelo. -

- L'ho saputo ieri. -

- Allora avrebbe dovuto dirmelo lei. Per Salazar, Scorpius! - mio padre che perde la sua flemma e sbatte un pugno sul tavolo non lo vedevo da quando, a tredici anni, ho macchiato un libro che gli aveva regalato Piton. - E se tutta questa faccenda vi si ritorcesse contro? Se ti facessero del male? Se facessero del male a lei? -

- Credi che non ci abbia pensato!? Di me non mi importa, ma lei... - mi accascio su una poltrona e sospiro, maledicendomi.

- Basta, io vado a parlarle. La trovo e ci parlo. Anzi, chiamo entrambe.
Così risolviamo tutti i problemi in una sola volta. - dico dopo un attimo di silenzio alzandomi, ma sento una mano sulla spalla riportarmi giù.

- È fuori discussione. Non così, non da solo e non adesso. - Al mi guarda serio e poi stringe leggermente la presa sulla spalla

Prima di parlare dopo un sospiro, papà sbottona la giacca e siede sul divanetto di pelle  di fronte a me - A quanto ammonta l'eredità? -

- Papà... - lo ammonisco, essendomi chiaro cosa vorrebbe fare.

- Non lo sappiamo ancora. Ci vogliono dei mandati per avere accesso a queste informazioni. - dice Harry mentre firma delle scartoffie.

- Allora fa' il tuo lavoro, Potter, e dimmi quanti soldi servono a quella... -

- Stronza? -

- Grazie, Albus. - ghigna papà divertito e grato ad Al per non avergli fatto contravvenire alla sua educazione.

- Non è così che risolveremo questa cosa. - riprende Harry - Non è giusto e poi nulla ci dice che non avanzerebbe più pretese in futuro. -

Una giovane tirocinante entra nello studio di Harry, piombato ormai nel silenzio. Non so perché, ma ho l'impressione di essere nell'ufficio della McGranitt a Hogwarts ed è proprio pensando a lei che la scorgo fra le tante foto incorniciate alla parete. Ci siamo anche noi a Ilvermorny: bei tempi, quelli, in cui il mio problema più grande era aver mentito a Rose perché ero innamorato di lei fino al midollo.

- Prego, signore. - la tirocinante si intromette nel mio campo visivo e nei miei ricordi, riservandomi un grande sorriso che non ricambio. Ci ha portato del tè e del caffè con dei biscotti, ma io passo.

Ron è uscito circa venti minuti fa e adesso è di ritorno con accanto un malloppo di carte fluttuanti che lo segue.
- Julius Salazar Fork. Ti dice niente? - chiede a mio padre che, dopo averci pensato su, scuote la testa piegando in basso gli angoli della bocca.

- È stato accusato di essere un Mangiamorte. Durante la prima guerra. Lo conosci? - chiede ancora, porgendogli una foto che ritrae il nonno materno di Leea da giovane, ma mio padre scuote ancora la testa.

- Ero in fasce, genio. - ci manca solo che litighino, fantastico. Sono già faccia a faccia ma non ho voglia di intervenire. Non ho la forza.

R/S ~ Scorose Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora