Gettò il mozzicone della sua sigaretta nell’immondizia fuori casa sua, cercando di cancellare quello che Angie gli aveva detto, ricordandosi costantemente di tenerla fuori dalla sua vita per il suo bene.
E poi lei si sbagliava, chi avrebbe mai potuto amare un errore come lui?
Aprì la porta di casa, ma preferì non annunciare il suo ritorno, quello che voleva era semplicemente cambiarsi per poi andarsene da quell’inferno.
Tutto era stranamente silenzioso “c’è nessuno?” domandò sospettoso, finché non notò un barattolino di pillole vuoto e sentì Denise piangere.
Gettò la borsa sul pavimento e corse lungo le scale, temendo che quella pazza di sua madre avesse potuto aver fatto del male alla piccola.
Spalancò la porta della camera da letto e ritrovò Denise che piangeva sul corpo della donna riversato sul pavimento. Prese subito la bambina e l’allontanò, abbracciandola “calmati piccola, che è successo?”.
“mamma è morta!!” urlò la piccola senza smettere di tremare e singhiozzare.
Con il terrore nel cuore Zayn guardò verso Elise, notando che il suo petto si sollevava e si abbassava ritmicamente. Sospirò e accarezzò la sorellastra “no tesoro, sta solo dormendo...”.
Denise lo guardò con suoi languidi occhi blu “davvero?”.
Lui annuì, asciugandole le lacrime “è stanca perché lavora molto” disse, ma non era sicuro di aver convinto la piccina.
Si avvicinò a sua madre, preoccupato. La sollevò con quanta più cura possibile e la poggiò sul letto “sta tranquilla, la mamma si riprenderà presto” disse sorridendo a Denise per tranquillizzarla “è cominciato Sesame Street” le fece notare e la piccola corse subito davanti al televisore.
Andò a prendere un asciugamano dal bagno e con l’acqua fresca del rubinetto la bagnò leggermente, tornò da sua madre e le rinfrescò la fronte.
Scese poi in cucina per preparare una camomilla calda e controllò che Denise stesse guardando la Tv tranquillamente. Vide il telefonino di sua madre e sospirando lo prese, chiamando il suo patrigno.
L’uomo rispose dopo alcuni squilli “pronto Elise?”.
“sono Zayn...” disse il ragazzo cercando di non sembrare troppo nervoso.
“che è successo, dov’è Elise?” si agitò Jack.
Zayn abbassò la fiamma sotto il pentolino d’acqua bollente “la mamma si è sentita male, adesso sta dormendo”.
“si è sentita male?”.
“ha ingerito tutto il flacone di antidepressivi...” disse con un sospiro e massaggiandosi le tempie.
Un sospirò riempì l’altoparlante del telefono, Jack sembrava seriamente preoccupato “chiama il dottor Jacobs, io torno tra poco”.
Zayn annuii e staccò la chiamata.
Perché lo stava facendo? Insomma, quelli erano i suoi aguzzini, meritavano di soffrire.
Poi guardò la piccola Denise. Doveva farlo per lei.
Dopo aver messo l’infuso in una tazza ritornò al piano di sopra e si sedette sulla poltroncina accanto al letto e sorseggiò la camomilla, per calmarsi.
Osservò sua madre, era completamente diversa da lui, con gli stessi occhi azzurri di Denise e i suoi stessi ricci morbidi e chiari. Nessuno avrebbe mai pensato che lui fosse figlio di una donna dai tratti così delicati.
La donna si mosse leggermente e aprì gli occhi, guardandolo “che ci fai qui?” gli disse con il suo solito tono privo di affetto.
“sei svenuta e hai fatto spaventare Denise” spiegò il ragazzo ignorando il disprezzo di sua madre nei suoi confronti.
“adesso dov’è la piccola?”.
“sta guardando la TV, le ho detto che ti sei addormentata perché lavori molto” disse Zayn poggiando i gomiti sulle ginocchia “come ti senti?”.
Quella gentilezza, quello sguardo preoccupato. Elise sentì le lacrime riempirle gli occhi “perché fai così?” domandò.
Zayn sbattè le palpebre “così come?”.
“perché ti preoccupi per me?” lo guardò accusandolo, come se la sua gentilezza fosse un crimine “stai cercando di farmi sentire in colpa?”.
Lui abbassò lo sguardo “no...” divenne silenzioso per qualche istante, poi la guardò con vaga irritazione “non la faccio per farti sentire in colpa, ma lo faccio perché nonostante tutto sei pur sempre mia madre...”.
A quelle parole la stanza vorticò. Come, come poteva volerle ancora un po’ di bene nonostante tutto quello che gli faceva subire?
La donna non riuscì a sostenere lo sguardo preoccupato del figlio e si voltò dall’altra parte “vattene”.
Sospirando, Zayn obbedì senza obiettare, non voleva farla agitare dopo quello che le era accaduto.
Elise strinse le coperte tra le mani.
Odiava tutto, odiava perfino se stessa, per essere così vulnerabile da aver bisogno delle cure del figlio che non aveva mai voluto.
Odiò Zayn ancora di più, perché lui le voleva bene nonostante tutto.