Sua madre gli aveva urlato di andarsene il prima possibile, un’altra volta.
Prese una camicia nera dall’armadio e un paio di jeans scuri.
“dove vai Zayn?” domandò Denise vedendolo tutto in tiro.
Lui le sorrise “a casa un di mio amico, oggi è il suo compleanno” mentì alla piccola ancora una volta.
“posso venire anche io?” domandò ingenuamente la bimba.
“e lasciare sola la mamma?” le disse alzando le sopracciglia.
Denise incrociò le braccia “quando sarò più grande verrò con te, ok?” lo abbracciò e corse giù per le scale.
La sua ingenuità intenerì Zayn.
Scese nel salotto e prese il giubbotto, non volle nemmeno guardare in faccia sua madre.
Ma fu lei a fermarlo prima di uscire “dove vai?” domandò ubriaca come al solito.
“me ne vado, spero che tu ne sia contenta” fece per uscire, ma sua madre lo bloccò di nuovo “che vuoi ancora?” domandò freddo Zayn.
La donna rise “credi davvero che i tuoi compagni di scuola ti vogliano bene? Loro ti temono, ecco perchè ti stanno appiccicati...” barcollò contro il muro “nessuno ti ama renditene conto Zayn...” continuò con le sue parole taglienti “non ti amo nemmeno io che sono tua madre, come pretendi che lo facciano gli altri?” ghignò, mentre si scolava un altro bicchiere di rum.
Lasciò andare il figlio e ritornò ai suoi liquori.
Zayn prese la moto dal garage, infilò il casco e partì, senza nemmeno curarsi di aver chiuso la serranda o meno.
Corse, sfrecciò tra le macchine per dimenticare quello che la madre gli aveva detto per l’ennesima volta.
Non ti amo nemmeno io che sono tua madre, come pretendi che lo facciano gli altri?
Con un rombo sorpassò un camion, rischiando anche di essere travolto, ma forse per lui la morte era la cosa migliore.
Andò in bar qualsiasi e subito ordinò una Tennent’s da 66cl.
“qualcuno è felice stasera...” commentò una cameriera.
Lui la guardò schifato e iniziò a bere. Non voleva esistere più, non ne valeva la pena.
Tanto vale fare come quella puttana, tanto vale annientarsi. Iniziò a scolarsi la prima bottiglia.
“Liam” lo chiamò una cameriera “puoi portare un’altra birra a quel ragazzo laggiù?”.
“certo” affermò Liam gentile come al solito “per te questo e altro Liz!”
Prese una bottiglia dal frigo e la aprì “prego, la tua...Zayn?”.
“non rompere Payne, sono venuto qui per caso...” disse acido.
Liam alzò le spalle e gli passò la birra. Si allontanò sentendosi un po’ colpevole, ritornò indietro “non bere troppo Malìk” disse mordendosi il labbro, non doveva preoccuparsi così per Zayn Malìk.
“che vuoi che siano un paio di birre?” lo guardò, era vestito come un pinguino “va a pulire i cessi Payne”.
Liam ghignò “quello non è compito mio, potremmo usare te per quello”.
“PAYNE, AL BANCO!” urlò il titolare.
Liam andò via, lasciando Zayn da solo con la sua tristezza e con la sua bottiglia di birra tra le mani.
Perchè Liam Payne, suo nemico giurato, si era preoccupato che potesse bere troppo?
Finì anche la seconda Tennent’s e sbatté la bottiglia sul tavolo “Payne potamene un’altra!” la sua voce era come un lamento.
Liz, una delle cameriere andò da Liam “quel ragazzo ti sta chiamando Liam...lo conosci?”.
“frequentiamo la stessa scuola” servì un caffè a un signore “tutto qui”.
“sembra piuttosto triste...perchè non vai a vedere cosa gli è successo?”.
Liam lo guardò attentamente, non era il solito spaccone, sembrava più un disperato.
Liz guardò Liam preoccupata.
“non so che potere tu abbia su di me, Liz...vado a vedere cos’ha” sbuffò Liam.
Zayn vide Liam arrivare “finalmente, quanto cazzo devo aspettare per una birra?”.
“per te stasera basta alcol ragazzaccio!” lo ammonì Liam.
“fatti gli affari tuoi, va bene? Sono maggiorenne e faccio quello che mi pare...” si appoggiò con la testa sul tavolo.
“ti accompagno a casa, tra poco chiudiamo...”.
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