capitolo 38

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Fortunatamente a scuola tutto era stato chiarito, Kevin e Peter avevano confessato e per punizione erano stati esclusi dalle convocazioni per la partita e Liam era stato inserito senza alcun problema.

Mordicchiando il cappuccio della penna, Zayn ripensò alla chiacchierata con Liam e poi a quella con Angie.

L’espressione irritata della ragazza lo fece sorridere, e pensò che i suoi occhi diventavano più verdi quando s’innervosiva. O quando era emozionata in genere.

Avrebbe voluto baciarla se non fosse “scappata” in preda alla gelosia.

Rise tra se e se “è gelosa” pensò scuotendo la testa e pensando a tutte le cavolate che Queen probabilmente le aveva detto.

Però in un certo senso quelle bugie aiutavano a tenere Angie più distante.

Un rumore di vetri rotti provenne dal salotto, facendolo sobbalzare. Quello era uno dei motivi per la quale lui e Angie non potevano stare assieme. Almeno finché le pratiche non fossero state pronte in tempo.

O forse no.

Quando le pratiche sarebbero state pronte lui avrebbe lasciato quel posto.

Ancora un rumore sordo di piatti che si infrangevano contro il pavimento. Seccato, Zayn si alzò dalla scrivania e sospirando scese nel salotto, dove sua madre stava rompendo il servizio di piatti che solitamente lei lucidava con cura per ore ed ore.

Appena sua madre notò la sua presenza si bloccò con il braccio a mezz’aria, pronta per sbattere sul pavimento l’ennesimo piatto “smettila, sto cercando di studiare” disse lui incrociando le braccia e non avvicinandosi. Non poteva permettersi il lusso di mostrare ferite o lividi durante il giorno della partita.

Con un urlò gutturale la donna gli lanciò un piatto, che s’infranse contro la parete alle spalle del ragazzo. La porcellana schizzò da tutte le parti, colpendo il retro della felpa di Zayn “ti odio!” urlò, con tutto il corpo che tremava “maledetto il giorno in cui sei venuto al mondo!”.

“adesso mi hai stancato” disse Zayn con un tono rabbioso e basso.

La raggiunse e fu tentato di darle uno schiaffo, ma la sua mano si bloccò a sulla traiettoria.

Sua madre si era accasciata sul pavimento piangendo come una bambina.

Era ubriaca, confusa, disperata. Non poteva farle del male.

Ritirò la mano e la mise in tasca “sto studiando, smetti di fare casino” sospirò e voltò le spalle “...per favore”.

Sentendosi in colpa per quello che stava per fare a sua madre, Zayn si chiuse in camera a chiave e si lasciò andare contro la porta. Perché Elise lo odiava tanto? Perché gli diceva tutte quelle parole orribili? Poteva una madre odiare così tanto un figlio?

Lanciò un’occhiata al suo zaino, gattonò verso di esso e vi frugò dentro, estraendo un pacchetto nuovo di sigarette, un accendino e un fascicolo di fogli spiegazzati. Si alzò e andò a sedersi alla scrivania, accese una sigaretta e afferrò una penna.

Il cuore gli batteva forte, forse quello che stava per fare non era una cosa giusta. O forse poteva esserlo.

L’improvviso bussare della porta lo fece sobbalzare “Zayn? Zayn posso entrare?”.

Il ragazzo si alzò e andò ad aprire la porta “ciao principessa” salutò la sorellina prendendola in bracco “cosa c’è?”.

“mi sono appena svegliata” disse la piccina strofinandosi un occhio “dov’è la mamma?”.

“era di sotto poco fa...” Zayn scosse la testa, probabilmente era uscita senza dire niente. Sarebbe rincasata più ubriaca di prima “non so dove sia andata” disse alzando le spalle.

Denise lo abbracciò “posso stare con te, fratellone?” chiese quasi timorosa.

Zayn sorrise dolcemente “non c’è nemmeno bisogno di chiederlo piccola”.

Il ragazzo sedette la bambina sul letto, spense la sigaretta e aprì la finestra. Lanciò un’occhiata ai documenti sulla scrivania e guardò la piccola mentre sbadigliava. Sospirò “Denise...” cominciò “chi sono io per te?” domandò incerto, non sapendo quali parole selezionare.

La piccina lo guardò confusa “il mio fratellone” sorrise “il mio bellissimo fratellone!”.

“se la mamma dovesse stare via per un po’ di tempo...”.

“perché la mamma deve andare via? Non vuole più stare con noi?” domandò ingenuamente la piccola.

Tesoro, mamma ha bisogno di aiuto per la sua dipendenza da alcol e farmaci.

Zayn andò a sedersi accanto a lei “la mamma ti ama e non ti lascerebbe mai” disse scostandole un ciuffo di capelli dietro l’orecchio.

“anche io la amo” la piccina rifletté un momento “ma voglio bene anche a te e papà”.

“Denise, vedi, il fatto è che...” il brontolio dello stomaco della piccola lo interruppe.

“ho fame”.

In effetti, anche il ragazzo era piuttosto affamato, quella mattina aveva solo bevuto del caffè e mangiato una brioche. Ed erano le cinque del pomeriggio.

“voglio un hamburger” disse Denise balzando giù dal letto.

Zayn la guardò perplesso “un hamburger?”.

Denise lo prese per mano, trascinandolo “andiamo al McDonald!” insisté.

“non posso devo studiare!” si alzò dal letto sbuffando.

La piccola piagnucolò “ti prego fratellone, ho fame!”.

“andiamo in cucina, inventerò qualcosa”.

Scesero in cucina e Zayn cercò qualcosa nel congelatore. Per sua fortuna trovò due hamburger preconfezionati che dovevano solo essere cotti “che fortuna” ridacchiò tra se e se. Mise i due hamburger a scongelare e si rimboccò le maniche per mettere tutto in ordine, mentre Denise guardava i cartoni alla TV.

Il telefono squillò “porca puttana!” esclamò il ragazzo che si ferì un dito con un pezzo di porcellana.

“rispondo io!” saltellò la piccola Denise afferrando il telefono “pronto?...si sono io...hàhà...è qui...a dopo!”.

Zayn tamponò il sangue con un fazzoletto “chi era?”.

“un’amica” Denise osservò il fazzoletto sporco “ti fa male?”.

Tralasciando la domanda della piccola Zayn scosse la testa “tra poco mangiamo, ok?”.

La piccola annuì e salì di sopra con fare misterioso.

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