La sveglia suonò e con un gemito riuscì a svegliarsi.
Allungò il braccio graffiato e spense quell’affare.
Dovevano essere le 6 e 30 del mattino, doveva prepararsi per andarsene.
Già, la scuola cominciava alle 8 e 30, ma Zayn doveva abbandonare quella casa prima che si svegliassero tutti. Non voleva vedere quegli sguardi di disapprovazione di primo mattino.
Ancora sonnolento si trascinò nel bagno, si sciacquò il viso e si sistemò i capelli. Andò a vestirsi e scese in cucina, stranamente, tutto tacque.
Prese la sua borsa, avrebbe fatto colazione in un bar qualsiasi.
“come mai esci così presto?” domandò Jack sorprendendolo alle spalle.
Zayn si sistemò lo zaino sulla spalla “esco sempre a quest’ora Jack”.
“non tornare prima di cena, oggi vogliamo stare tranquilli” prese alcuni soldi dal suo enorme portafogli e ne mise alcuni nella mano di Zayn.
“cercherò di tornare il più tardi possibile” disse a testa bassa prima di uscire.
Jack sorrise “bravo ragazzo...non sei così stupido dopotutto”.
Zayn uscì chiudendo piano la porta. Guardò quanti soldi gli aveva dato Jack: 50 sterline.
Perfetto, pensò lui. Quelli finivano dritti nel salvadanaio per comprarsi una casa tutta sua.
Una casa tutta sua, dove finalmente sarebbe stato tranquillo e solo.
Un folata di vento freddo lo colpì, a quell’ora il clima era così umido e così gelido che gli eschimesi sarebbero stati a loro agio.
Aspettò l’apertura del bar per rifugiarsi dentro. Aveva le mani congelate, non si sentiva più le gambe e in più il suo vecchio, vecchio cappello di lana gli aveva ridotto il ciuffo a un ammasso informe di capelli.
Si sedette a un tavolo qualsiasi, vedendo gente qualsiasi svegliarsi per andare a lavoro.
Ecco cosa mancava nella sua vita, la normalità.
E forse anche un po’ di affetto, anche se ormai aveva dimenticato cosa volesse dire essere amati e apprezzati.
La scuola era l’unico posto in cui non era solo. Ma anche circondato da tanti coetanei la sensazione di essere solo non lo abbandonava.
Frugò nelle tasche solo per perdere tempo, ma afferrò qualcosa tra le mani. Estrasse il foglietto, era il disegno che avevano trovato nel suo armadietto.
Era davvero, davvero bello. Ne era sicuro, l’aveva fatto la piccola Payne.
Quella stessa ragazza insicura e timida, che in realtà teneva nascosta una persona più esuberante, allegra e sorridente.
Era il suo opposto.
Lui davanti agli altri era allegro, esuberante, uno spaccone superfigo.
Lei era schiva, timida, talmente riservata da nascondersi da occhi indiscreti.
Guardò l’orologio erano già le 7 e 23. Tra l’osservare il disegno e il pensare il tempo era volato, a quell’ora anche quella donna che lui chiamava “mamma” stava per svegliarsi.
Avrebbe voluto chiamarla e dirle che il “bastardo” ogni mattina si svegliava almeno due ore prima per non farsi vedere, che sacrificava ore di sonno pur di farla restare serena.
Che in fondo le voleva bene.
Che le parole dell’altro giorno gli avevano fatto male.
Che tutto quello che gli diceva gli faceva male.
Avrebbe voluto dirle che vendendo il suo pianoforte aveva venduto un pezzo del suo cuore.
Ma in fondo ne sarebbe rimasta soddisfatta. Vederlo soffrire la faceva star bene, forse era quello il motivo per cui aveva venduto il suo pianoforte.
Zayn sentiva la mancanza di quei tasti freddi e della musica che alleviava le sue sofferenze.
Era per questo che con la scusa del pre-riscaldamento si recava nell’aula di musica per suonare le sue canzoni preferite al pianoforte di nascosto.
Sì, di nascosto perchè gli altri suoi compagni di squadra non l’avrebbero mai capito.
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