5 - UN ORECCHINO CON LA PIUMA

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Mi impiantai ancora una volta con lo sguardo sui fogli di informatica. Mancavano pochi minuti alla fine dell'ennesima giornata al Missan College e la mia testa era sommersa di tutto meno che di materie scolastiche. Scarabocchiai qualcosa a lato del libro e mordicchiai la penna cercando di distrarmi. La mente continuava a rimbalzare dalla rissa al fatto che ben presto mi sarei trovata senza casa. Dovevo cercare una soluzione eppure l'unica soluzione possibile mi sembrava quella di darmi per vinta.

Ero eccessivamente pessimistica, ed era passato solo un giorno da quando Mr.Brenn mi aveva dato la nefasta notizia di sfratto. Reagivo in maniera tanto disfattista perché ero conscia di essere una tipa poco fortunata. Probabilmente stavo scontando i miei errori passati: sì, di questa vita e di tutte le altre.

Dovevo aver fatto innumerevoli casini nelle mie varie reincarnazioni per aver una simile sfiga.

Quando suonò la campanella mi trascinai fuori dall'aula e verso l'armadietto senza fermarmi a parlare con nessuno. Non ne avevo voglia. Mi sentivo troppo volubile per mettermi a fare quattro chiacchiere. Sarei potuta passare da un pianto isterico a la voglia di ammazzare l'intero genere umano nel tempo di un battito di ciglia. Dimenticavo quanto fosse traumatico il post rissa.

Beth mi passò un braccio attorno alle spalle mentre con un colpo secco richiudevo l'anta dell'armadietto sollevando da terra la cartella piena di quaderni per lo studio. «Sei sicura che è tutto a posto, Rob? Io ed Eve se vuoi possiamo venire a casa tua o tu puoi venire da una di noi.» Dopo che mi avevano visto rientrare in classe al fianco di Takeru Ogawa, con una borsa di ghiaccio sul viso, si erano spaventate un sacco. Non mi avevano staccato gli occhi di dosso per le seguenti due ore e solo al cambio erano riuscite ad avvicinarsi per tartassarmi di domande, quando ormai il gonfiore si era ridotto ma il rossore si era accentuato.

La mia faccia era una mappa rossa di lividi che nel giro di qualche giorno mi avrebbero trasformato nella perfetta moglie di Frankestein.

«Sì, sì... ve l'ho detto: sto bene.» Ed era vero. A parte il dolore post botte, stavo bene.

Il tormento che continuava a mangiarmi cuore e fegato derivava da tutt'altro problema.

Diamine, devo sbrigarmi! Devo correre a casa per cercami una... bé, una casa.

Ecco! Trovare un altro appartamento era diventato il mio nuovo pallino fisso, il mio incubo perenne. Non c'era attimo che non ci pensassi, istante che non scandisse nella testa un conto alla rovescia sempre più allarmante.

«Sicura? Se vuoi ti accompagniamo. Insomma... in tre, quei brutti ceffi si sentiranno scoraggiati, no?»

Sorrisi a entrambe. Apprezzavo quel loro interesse ma ero certa che se il bestione e i suoi amichetti fossero tornati, non sarebbero certo state Beth ed Eve a salvarmi da altre botte. Non volevo coinvolgerle più di quanto già non fossero. Probabilmente il solo starmi vicino le rendeva dei possibili bersagli.

A questo non avevo minimamente pensato. Dannazione!

«Tranquille, ragazze. È una questione chiusa.» Non ero del tutto sicura che fosse realmente così, però confidavo nella mia buona stella. Quindi, a ragion di logica, presto i tizi si sarebbero rifatti vivi. Insomma, ve l'ho detto, io ho una sfiga che mi divora. «Vedrete che non mi infastidiranno più.» Glielo continuavo a ripetere ma non ci credevo nemmeno io.

Eve che fino a quel momento era rimasta seria e muta a distanza, annuì aggrottando le sopracciglia. «Ma che motivo avevi di intervenire? Cioè... hai fatto tutto questo per quel giapponese?»

«Takeru Ogawa. Si chiama Takeru Ogawa.» Il fatto che non ricordassero il nome o comunque fingessero di non ricordarlo mi infastidiva. Ogawa aveva un nome, un cognome, un'identità. Non era poi così difficile farne memoria. Sicuramente esistevano nomi giapponesi ben più faticosi da ricordare.

Problema Pericoloso - Scorpion Queen (vol.1) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora