25 - IL RE DEI TESCHI

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Gettai la divisa dentro il borsone insieme ai vestiti da Robin.

Avevo appena finito il turno del Joily e per tornare a casa mi ero vestita come di consueto da Robert.

La mia doppia identità sembrava procedere indisturbata, più o meno.

Quando richiusi la zip della sacca, restai immobile al centro dello spogliatoio, respirando piano e cercando di disperdere il nervosismo accumulato durante l'arco della giornata.

Quella mattina, dopo la domanda invadente di Miss Wood, speravo di essermi meritata un po' di tregua; invece durante la sua ora ero stata costretta a sorbirmi il suo sguardo indiscreto e ostinato. Mi aveva squadrato da cima a fondo, senza mollarmi un attimo. E mi chiedevo se la sua sfacciataggine fosse solo per i sospetti riguardo il mio presunto legame con Robert o se, a incuriosirla, fosse stato anche il mio ricco curriculum.

Un passato che non passa.

Un passato che resta vivo nel presente.

Con due dita mi sfiorai il braccio sinistro, sotto la felpa il pizzicore si incentrò tutto in una zona di pelle tra tricipiti e bicipiti. Sapevo perfettamente cosa c'era in quella zona, cosa partiva dalla spalla fino a quasi raggiungere il polso. Il simbolo del mio peccato, la prova del mio sporco passato. Tatuato sulla pelle, il marchio di ciò che ero: Scorpion Queen. Una teppista, una delinquente, una disadattata.

«Robin, ci sei?» la voce di Nate mi fece sussultare, dalle dita mi sfuggì la tracolla del borsone. «Si sta facendo tardi, immagino non vorrai che ti chiuda dentro.»

Ultimamente lavorare fianco a fianco con lui era più difficile del previsto. Il suo umore mutevole determinava l'andamento dei turni che sembravano procedere con il singhiozzo: un attimo prima tranquilli e sorridenti, l'attimo dopo spediti e incazzati.

Parlare tra noi era una corsa a ostacoli, ogni frase rischiava di farci finire a gambe all'aria e faccia a terra. Cercavamo sempre di non toccare argomenti come appuntamento, bacio o relazioni sentimentali. Quando i colleghi partivano con le loro confidenze sui propri partner, io e Nate schizzavamo via come due fulmini.

Ancora non ero riuscita a ben classificare ciò che provavo per lui. Era un interesse mutevole, che oscillava in base alle sensazioni che mi trasmetteva sul momento. Non era come ciò che provavo per Lattner, qualcosa di preciso e imprescindibile. Non riuscivo mai a determinarlo con chiarezza, sfuggente e volubile, mi scivolava sempre via un attimo prima che riuscissi a incasellarlo nel punto giusto del mio cuore.

Vicino quando assomiglia al motociclista, lontano quando è il semplice Nate.

Sbuffai, passandomi due mani sul viso e, afferrando il borsone, uscii dallo spogliatoio.

«Ah, caspita... ce l'hai fatta! Pensavo fossi morta» Nate sollevò le braccia al cielo e si staccò dalla parete contro cui era appoggiato.

Lo seguii svogliatamente fuori dal Joily e come di consueto attesi che spegnesse e chiudesse tutto. Aveva una perizia nei gesti davvero invidiabile. Non c'era da stupirsi che fosse stato scelto dal capo come responsabile.

«Stasera voglio proprio fermarmi a quella bancarella di dolci sulla strada principale. È dal turno scorso che penso a quelle caramelle e se non me ne prendo un po' mi resterà la voglia» borbottai gonfiando le guance e facendolo ridere. Sì, a volte sembravo una bambina capricciosa. Era il lato di me che forse preferivo, quei brevi attimi di spensieratezza dove la massima aspirazione poteva essere un pacchetto ricolmo di caramelle gommose.

«Parli di quelli che ci eravamo fermati a vedere l'altra sera? Effettivamente mi sembrava che ti colasse un po' di bava davanti alla bancarella.»

Problema Pericoloso - Scorpion Queen (vol.1) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora