Quando Lattner mi aveva parlato di andare a trovare il fratello, non avevo immaginato questo.
Mentalmente mi ero figurata una visita di cortesia, magari tra due persone poco disposte a parlare oppure anche troppo disposte a litigare.
Non avrei mai pensato che i fiori presi da Lattner non servissero a rabbonire gli animi ma fossero solo un triste ornamento.
Non avrei mai pensato di trovarmi immobile di fronte a una tomba.
Mi strinsi nel giacchetto e lasciai che il respiro soffocasse nella sciarpa che stringevo con smania con entrambe le mani.
Eravamo fermi da dieci minuti, lo sguardo fisso in una foto di qualcuno morto troppo presto, che non conoscevo ma che mi sembrava di conoscere.
La somiglianza era schiacciante. Si sarebbe capito lontano un miglio che erano fratelli.
Lattner teneva in mano un mazzo di fiori, nell'altra stringeva una sigaretta, l'ennesima delle tante.
Le continuava a fumare una dietro l'altra. Appena ne finiva una, si accendeva con il mozzicone quella successiva.
La tomba era pulita e ricca di fiori. Sembrava accudita con molto impegno e devozione, come se facendolo in qualche modo ci si prendesse cura di chi ormai fisicamente non c'era più.
«Sai, adesso abbiamo quasi la stessa età. Buffo, non trovi?» bisbigliò, stringendo il mazzo fino a sbiancarsi le nocche.
Guardai la foto e le date accanto. Samuel era morto intono ai ventisei anni, a un passo dai suoi ventisette, pochi giorni prima del suo compleanno. Lui e Lattner avevano nove anni di differenza, quindi a quel tempo, quando era successo tutto, Lattner aveva la mia età. Aveva diciotto anni.
Tutto era successo otto anni prima, eppure dallo sguardo di Lattner, non sembrava passato un giorno.
Mandai giù un boccone amaro, sentendomi in petto un groviglio di serpi. «Da quanto non venivi a fargli visita?» Per aver chiesto la mia presenza, doveva faticare davvero molto a star lì, di fronte a quella lapide.
Scrollò le spalle. «Diversi anni... cinque o sei... temo di aver perso il conto.» Aspirò una boccata di fumo e notai che le dita in cui teneva la sigaretta tremavano.
Non riuscivo a leggere le emozioni di quello sguardo. Era focalizzato su quella foto e sembrava svuotato di tutto. Faceva paura questo suo annullarsi.
«È – è molto curata... i fiori sono freschi, ed è pulita. Qualcuno deve fargli visita molto spesso.» Mi sentivo una stupida a far quel genere di conversazione spicciola, a voler per forza trovare qualcosa da dire per occupare quel silenzio.
Ma avevo bisogno di occuparlo. Dovevo.
Lattner sembrava così estraniato dal mondo, da se stesso, che temevo sarebbe bastato un solo attimo per perdere pezzi di lui.
«Già... alla fine, per loro, il figlio veramente morto sono io.»
Sgranai gli occhi sorpresa. Un brivido gelido mi colò a picco lungo tutta la spina dorsale. «Perché dici così?»
«Perché è ciò che avrebbero voluto loro. Da sempre. Forse da tutta una vita.»
Loro.
Fu ripugnante l'idea che dei genitori preferissero la morte di un figlio all'altro. Probabilmente nemmeno i miei, con tutti i loro difetti, sarebbero mai arrivati a un simile e spregevole sentimento.
Posò i fiori alla base della tomba e con due dita accarezzò il volto del fratello. Lo vidi deglutire, cercare di mandare giù il male. Si ritirò un attimo dopo ed espirò rumorosamente.
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Problema Pericoloso - Scorpion Queen (vol.1)
RomanceRobin O'Neil ha fatto molti errori nella sua vita. È caduta, si è rialzata e ha imparato cosa vuol dire pagare a proprie spese gli sbagli commessi. Ripudiata dalla famiglia e allontanata da casa è stata spedita dai genitori al Missan College: uno de...