Oddio è morto...
Oddio l'ho ammazzato e ora son di nuovo in mezzo a una strada...
Ah, no... si muove... è vivo. Cazzo!
Lattner era in terra e si stava tenendo il volto. Gli occhiali schizzati chissà dove e le mani macchiate di sangue. Un sacco di sangue.
«Merda, Thom... cioè Mr.Lattner» grugnii abbassandomi ad assisterlo. «Oh, porca puttana... oh, porca puttana...» Avevo appena perso dieci anni di vita.
«Diamine, ma ti sembra il modo di aprire la porta?»
«Cosa? Che? C'è un altro modo per aprire le porte?»
«Ma che cazzo ne so! Mi hai sfondato il naso e sono diventato praticamente Voldemort nel giro di un minuto! Sei forse pazza?»
«Io? Tu piuttosto! Si può sapere cosa stracazzo ci facevi appostato dietro le porte di un bagno femminile? Cosa sei un guardone? Un maniaco sessuale?» Sgranai gli occhi e mi tappai la bocca con le mani. Deglutii a vuoto sentendo le guance andarmi a fuoco.
Cazzo, cazzo, cazzo, cazzo!
Ma sei pazza? Ti ha forse dato di volta il cervello, Rob?
Usare tutta questa confidenza con lui... oddio... oddio...
Calò un silenzio imperturbabile, rotto solo dai nostri respiri affannati.
Quando sollevò lo sguardo verso di me aveva gli occhi appannati di lacrime, le mani ancora imbrattate di sangue, il naso arrossato per la botta. «È meglio che vada.» Si cercò di alzare ma lo bloccai per le spalle.
Lo spinsi giù, in terra. «Fe – fermo lì. Le – le vado a prendere della carta per pulirsi.»
Mi fiondai in bagno afferrando diversi strappi di scottex dall'erogatore, alcuni li bagnai con dell'acqua fredda. Sapevo bene quello che facevo, mi ero sistemata tante volte allo stesso modo dopo le risse di strada. Se non era rotto, se perdeva solo sangue... l'acqua fredda lo avrebbe aiutato certamente.
Tornai di corsa, con entrambe le mani occupate. Appoggiai tutto in terra e mi voltai trafelata verso di lui. «Bene... ora lasci che... ma che diavolo...» Si divincolò dalla mia presa. Tenevo i fazzoletti bagnati stretti in mano come un'arma, con le gocce di acqua che continuavano a colare sul pavimento. «Sti – stia fermo, accidenti!» Dovetti combattere con tutte le forze per togliergli la mano dal viso. L'ostinazione con cui si copriva la faccia mi fece temere che si fosse davvero rotto il naso. «Certo che è proprio un bambino, eh?»
«Che? Ma se mi hai quasi spaccato il naso!» squittì, con quel tono fanciullesco che gli avevo sentito usare solo tra le mura di casa nostra.
Casa nostra... oddio... è un'idea talmente sdolcinata che mi è venuto istantaneamente il diabete!
«Oh, quante storie... non si lamenti per così poco! Ha solo perso un po' di sangue per la botta.» Gli afferrai il viso con una mano e con quella libera gli passai gli scottex bagnati sul naso pulendolo dal sangue. Aveva un'espressione imbronciata ma si lasciò sistemare.
Sembrava un bambino. Un eterno bambino.
E forse quel broncio gli si addiceva. Era buffo.
I nostri visi erano così vicini che il suo respiro mi solleticava le guance. Era una calda e soffice carezza che mi trascinava con la mente in scenari fantasiosi dove la nostra differenza d'età non esisteva e nemmeno il divario tra studentessa e professore.
Solo noi. Solo i nostri respiri, i nostri corpi.
Sentii la faccia andare a fuoco. Allentai la presa sul suo viso e mi resi conto che aveva una pelle delicata e morbida, profumava di dopobarba. Sapevo anche la marca precisa visto che quella mattina avevo curiosato anche nel bagno.
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Problema Pericoloso - Scorpion Queen (vol.1)
RomanceRobin O'Neil ha fatto molti errori nella sua vita. È caduta, si è rialzata e ha imparato cosa vuol dire pagare a proprie spese gli sbagli commessi. Ripudiata dalla famiglia e allontanata da casa è stata spedita dai genitori al Missan College: uno de...