7 - ANCORA TU

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«Signorina, da questa parte.»

«Sì, venga qua, Signorina.» Un uomo di mezza età si sbracciò attirando la mia attenzione.

Impuntai i piedi bloccandomi di scatto, con una pila di piatti sporchi in una mano e due impattati da servire nell'altra. «Eccomi, ditemi pure.» In realtà avrei voluto gridargli addosso qualche improperio e cacciarli dal locale a suon di calci ma erano clienti del Joily e come da contratto dovevo sorridere e annuire. Peccato che i tre piccoli stronzi mi continuassero a chiamare da oltre un'ora per le motivazioni più inutili, solo per il gusto di farmi perdere tempo al loro tavolo o vedermi impazzire per richieste assurde e irrealizzabili.

Stai tranquilla, Rob. Fai un respiro, sorridi, annuisci. Sorridi e annuisci, cazzo!

«Questa posata è sporca.»

«Mi pare scontato visto che l'ha usata proprio ora per mangiare la tagliata che le ho servito.» Feci un profondo respiro. «Vuole che gliela cambi lo stesso?»

Non aveva nemmeno senso dato che teoricamente avevano terminato la loro cena.

Il tizio annuì, lanciandomela svogliatamente sulla pila dei piatti sporchi. Mi defilai con un grugnito portando prima le due portate calde a un altro tavolo e imbucandomi nella cucina subito dopo. «Una forchetta per il tavolo dodici.»

Nate, il mio collega, sorrise e sospirò. «Ancora quei tre maniaci?»

Quella sera eravamo in turno io e lui. Olive era di riposo.

Tra tutti, lui era il veterano del Joily, cinque anni alle spalle di onorato servizio. Aveva istruito tutti gli altri camerieri meno che me. Io ero stata sin da subito assegnata a Olive, infatti, fare un turno con Nate era strano dato che ci incrociavamo davvero poco: faceva il turno di giorno.

Con un brontolio mi appoggiai al bancone e chiusi gli occhi. «È tutta questa sera che mi tartassano. Non c'è una sorta di tacita regola dove i clienti a un certo punto devono levarsi dalle palle?»

Colpendomi con una frustata dello strofinaccio che teneva in mano, scoppiò a ridere. «Vorrei che fosse così ma... ahimè, quando consumano possono restare tutto il tempo che vogliono.»

Per aver trentatre anni non li dimostrava affatto. Alto, massiccio, con spalle larghe e fisico prorompente. Ero quasi sicura facesse palestra con una certa regolarità. Era di bell'aspetto e questo spiegava le ricche mance che riceveva durante il suo turno di mezzogiorno.

L'aiuto cuoco mi passò la posata pulita che fui tentata di non riportare al tavolo dei clienti molesti. «Bene. Allora vado.» Mi bloccai sulla soglia della cucina, indicando Nate con la forchetta. «Ma qui lo dico e qui lo confermo: se mi chiedono qualche altra assurdità, li mando a fare un giro a Vaffanculandia.»

Uscii da lì sentendolo ancora ridere. Sembrava un tipo a posto quando non gli prendevano i suoi cinque minuti di protagonismo e impartiva ordini a destra e a manca.

Raggiunsi il tavolo dei tre maleducati il più lentamente che potei. «Ecco qui la vostra posata. Mi scuso per avervi fatto attendere.» Posai la forchetta vicino all'uomo brizzolato che ancora non mi aveva staccato gli occhi di dosso e sorrisi. «Volete ordinare qualcos'altro? Un caffè... o un dolce, magari. Abbiamo delle torte fatte in casa che sono davvero deliziose.»

Se gli parlo ancora una volta con questo tono di voce, vomito arcobaleni!

Sorridi e annuisci, Rob. Sorridi e annuisci.

Il brizzolato scosse la testa e lasciò schioccare la lingua sul palato. «Niente dolci» biascicò con un tono impastato dall'alcol che gli fece mangiare la maggior parte delle parole. Allungò una mano pizzicandomi il grembiule e mi sorrise sornione. «Però non mi dispiacerebbe assaggiare te.»

Problema Pericoloso - Scorpion Queen (vol.1) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora