Mercoledì.
Mercoledì e ancora non avevo trovato una soluzione. Ero al terzo giorno della settimana. Altri quattro giorni e quella stronza della Wood pur di liberarsi di me avrebbe sollevato un vespaio che Dio solo sa come avremmo spento.
Ero nel panico.
Tamburellai la penna sul foglio e consegnai il compito di matematica.
La Wood mi sorrise e in automatico serrammo entrambe le dita sulla presa, la carta del foglio si tese leggermente. Fu una silenziosa lotta di sguardi e sorrisi finti. Era più brava lei, il suo sorriso falso sembrava molto più vero del mio. «Lunedì non mi hai dato alcuna risposta, O'Neil... ma immagino che tu abbia pensato a lungo alle mie parole.»
Le lasciai il foglio, abbandonando le braccia lungo i fianchi. Ci avevo pensato. Ci avevo pensato, eccome. Non avevo pensato ad altro. Non avevo quasi chiuso occhio. E ogni volta che lo facevo, subito arrivavano gli incubi.
Lattner aveva notato subito che c'era qualcosa che non andava. Più volte mi aveva chiesto di parlarne ma per il suo bene mi ero chiusa in un mutismo forzato.
L'aria a casa era tesa. Il peso che sentivo al petto era opprimente e non accennava a mollarmi nemmeno un secondo.
In principio, avevo pensato di dirgli tutto, di metterci a tavolino e di scoprire tutte le carte. Poi avevo ricordato le parole della Wood. Dirglielo o meno non avrebbe fatto differenza, allo scadere della settimana lei avrebbe fatto la spia e anche se Lattner la conosceva, dubitavo riuscisse a farla ragionare in qualche modo.
Lei mi voleva fuori da quell'appartamento. Subito. Il prima possibile.
Un rivolo di sudore freddo mi scivolò lungo la tempia, il brivido che seguì mi fece irrigidire peggio di un tronco di legno. «Certo, ci ho pensato.»
Miss Wood sorrise con la solita espressione composta e cortese. Era singolare come riuscisse a mantenere quella maschera pur avendomi davanti. Sapevo il rancore che serbava nei miei confronti ed era lodevole il modo in cui lo riusciva a mascherare a tutti gli altri. Avrei dato di tutto pur di poterle cancellare quel sorrisetto da stronza, eppure, ero qui che mi stavo piegando ai suoi giochi pur di lasciare fuori Lattner. «Ah, sì? E cosa hai deciso?»
Feci un respiro profondo. «Farò come mi ha chiesto lei, Miss Wood... ma vorrei che lasciasse Thomas fuori da tutto questo.» Gli occhi mi pizzicarono, dire quella frase mi costò molto. Fu un po' come ammettere una sconfitta. E io, odiavo perdere.
Però, erano state tante le volte che Lattner mi aveva salvato. Direttamente e indirettamente. Glielo dovevo.
Insieme a Takeru era stato quella mano tesa che mi aveva tenuto a galla dal mare di merda in cui stavo rischiando di annegare; anche solo darmi quella stanza in affitto in un momento della mia vita dove ripartivo da zero mi aveva in qualche modo salvato. Per me ogni singolo momento insieme era stato un balsamo su quelle ferite che sembrano non volersi rimarginare mai.
Il posto accanto a lui non mi apparteneva realmente. Era uno stallo momentaneo, lo avevo detto sin da subito a Takeru. Col tempo però lo avevo dimenticato, avevo provato a credere di aver finalmente trovato il mio posto; eppure, sotto sotto, lo sapevo.
«Ne sono molto felice...» Si allungò verso di me, afferrandomi una ciocca di capelli. La classe alle nostre spalle ormai era quasi del tutto vuota. Non appena i compagni consegnavano il compito uscivano per lasciare ai restanti la quiete degli ultimi minuti. «Sai, sei rimasta l'unico ostacolo tra me e lui. Una volta allontanata te... non ci sarà più nulla a intralciare il nostro amore.»
Deglutii, mandando giù un boccone dal peso di un macigno.
Avrei voluto gridarle che sapevo tutto, che sapevo di lei e Samu, sapevo di lei e Lattner. Tutto. Ogni cosa.
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Problema Pericoloso - Scorpion Queen (vol.1)
RomanceRobin O'Neil ha fatto molti errori nella sua vita. È caduta, si è rialzata e ha imparato cosa vuol dire pagare a proprie spese gli sbagli commessi. Ripudiata dalla famiglia e allontanata da casa è stata spedita dai genitori al Missan College: uno de...