40 - UN NUOVO INIZIO

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Sapeva tutto. 

Sempre.

Lo aveva sempre saputo.

In ogni occasione. In ogni istante.

Ogni singolo attimo di noi che credevo scandito dal mio alter ego maschile, non esisteva, era una menzogna.

Esistevamo io e lui.

Io e Thomas.

E improvvisamente crollavano tutte le certezze che mi ero costruita in quel mese, lasciando aperto uno spiraglio a un pensiero torbido che mi aveva sfiorato qualche volta ma che avevo accantonato pensando di aver immaginato tutto.

Ora mi sembrava perfino di capirlo un po' di più, capire quei suoi atteggiamenti bizzarri o quelle sgridate da ragazzo geloso.

Non che lui lo fosse, credo.

Però sicuramente era un tipo protettivo. Con me lo aveva dimostrato più di una volta.

Ma perché?

Perché ero sua alunna?

Per via del mio triste passato?

Perché ero più piccola di lui?

Perché ero una ragazza?

Avrei pagato una montagna d'oro pur di farmi un salto nei suoi pensieri. Solo 5 minuti. Solo un po'.

Nate mi passò accanto, sporgendosi davanti al mio viso per attirare la mia attenzione; qualcosa che quella sera proprio non riuscivo a dargli. «Chiudiamo, O'Neil?» domandò con il solito sorriso gentile.

Dopo l'appuntamento, tra noi era andato tutto a rotoli, uno scatafascio.

Non appena compreso che il motociclista non era lui il mio interesse era appassito e via via del tutto sfumato.

E questo la diceva lunga su ciò che credevo ci fosse tra noi.

Rimpiangevo quei baci che ci eravamo scambiati, perché ero convinta che avevo affrettato tutto, avevo preso la palla al balzo come faceva la vecchia Robin, avevo cavalcato l'onda di quel tenue interesse scambiandolo per qualcos'altro.

Ed ero caduta. Dando proprio una bella culata in terra.

Per fortuna non mi ero fatta male ma non potevo dire lo stesso di lui.

Notavo come mi guardava, come a volte spiava i miei movimenti, come si incantava. Non potevo dire con assoluta certezza che fosse già innamorato ma il suo interesse era palese.

E mi dispiaceva.

Avevo preso un abbaglio. Ero stata superficiale. Ma alle persone non puoi dire che le hai baciate per capire le tue emozioni, no? Non funziona così.

Bé, tranne con il motociclista.

Con lui ha funzionato. Non si è lamentato.

Mi passò la scopa e iniziai a spazzare svogliatamente, lo sguardo perso nei tavoli ancora da sparecchiare e nella polvere che sembrava depositarsi sulle cose con una tenacia invincibile. Più invincibile di qualsiasi spolverino.

Il campanello d'entrata tintinnò, sintomo che qualcuno era appena entrato.

«Siamo chiusi» dicemmo all'unisono ma quando mi voltai e vidi Lattner in piedi al centro del locale le mani mi tremarono e tutto sembrò ancor più reale.

Indossava un paio di jeans neri pieni di strappi, una camicia del medesimo colore e il solito giacchetto lungo. Niente occhiali che filtrassero l'azzurro di quegli occhi e i capelli ribelli lasciati liberi da ogni acconciatura.

Problema Pericoloso - Scorpion Queen (vol.1) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora