11 - QUELLA MANO TESA

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«E quindi vi siete accordati per email.» Era la quinta volta che Takeru ripeteva sempre la stessa frase.

«Sì, Take, sì. Vuoi un disegnino?» Infilai le penne nell'astuccio e ficcandomelo sotto l'ascella insieme ai libri uscimmo di classe.

«Non ti sembra sospetto?»

«Mi sembri più sospetto tu con tutti questi sospetti su sospetti altrui.»

Gli avevo appena annunciato che io e il misterioso tizio che cercava un coinquilino ci eravamo sentiti e avevamo optato per vederci l'indomani all'appartamento. Il tutto tramite email formali.

Non mi sembrava qualcosa alla Freddy Kruger, eppure Takeru aveva dato di matto e dopo i balbettii iniziali si era perso in mille ipotesi splatter dove nella maggior parte dei casi morivo o i miei organi venivano venduti al mercato nero.

Insomma, tutte cose molto tranquille.

A dirla tutta, io mi sentivo abbastanza tranquilla. Non tanto per il fatto che avrei conosciuto un completo sconosciuto in casa sua ma perché forse avevo qualche chance di tirarmi fuori dalla merda in cui il mio ex proprietario di casa mi aveva lanciato. Avevo bisogno di credere con tutte le mie forze che questo colloquio sarebbe andato bene, che avrei trovato casa e che avrei finalmente potuto riprendere la mia vita da collegiale senza questo peso opprimente a turbarmi i sonni.

«Lo dico solo per te, lo sai.» Aprì l'armadietto e ripose tutto. Stavamo andando verso la mensa. Una piccola pausa per rifocillarci e spegnere i cervelli prima di ricominciare le lezioni. E indovinate chi avevamo dopo? Quella vecchia pustola di Mr.Groner, ovvio. «Mi preoccupo, tutto qui.»

«Grazie, giappo-mamma.»

Abbassò gli occhiali quanto basta per fulminarmi con una delle sue occhiatacce che riuscivano a fatica a intimorire una cavia peruviana e aprì la bocca per rifilarmi una delle sue risposte acide.

«Ecco qua due delle mie tre persone preferite» cinguettò Eve, sbucando alle nostre spalle al fianco di una Beth troppo silenziosa e troncando di netto la nostra bisticciata. Io e Takeru sembravamo una di quelle coppie sposate da cinquant'anni che non facevano altro che rinfacciarsi errori di gioventù. Mancava solo che ci lanciassimo le dentiere e sbattessimo ciabatte in terra ed eravamo perfetti nei ruoli. «State andando a fumare?»

Era così evidente?

La sigaretta penzolava dalle mie labbra già pronta per essere aspirata peggio di un aerosol. Quella mattina mi ero svegliata con un diavolo per capello e Dio solo sa che cosa avrei fatto senza la mia dose di nicotina a ogni cambio ora. Sicuramente ne avrei avuto bisogno anche dopo pranzo ma in quel momento sentivo l'urgenza di fumarmene una. Non riuscivo proprio ad aspettare.

E più Takeru mi ammorbava con le sue turbe complottiste, più volevo accendermi l'intero pacchetto e annegare nella disperazione con un'unica e letale aspirata.

«Ho deciso.» Beth si pizzicò la cravatta della divisa e fissò tutti quanti di sottecchi. Quando faceva quell'espressione da gatto con gli stivali iniziavo a temer le peggiori catastrofi. Le gote rosse la facevano inoltre sembrare più piccola dei suoi diciotto anni, per non parlare di quelle tremende codine che qualcuno avrebbe dovuto rendere illegali al di sopra dei cinque anni d'età. «Mi dichiarerò a Mr.Lattner.»

Takeru soffocò una risata scoppiando in un eccesso di tosse non appena gli rifilai una gomitata. M'incenerì con lo sguardo ma per fortuna ebbe la decenza di non dire nulla. Con il suo tatto i sogni idilliaci di Beth si sarebbero infranti ancor prima d'esser pensati.

Come se non sarà lo stesso Lattner a strapparle il cuore dal petto e mangiarglielo davanti alla faccia.

Già me lo immagino, con quell'espressione glaciale e quel sorriso di convenienza... i brividi!

Problema Pericoloso - Scorpion Queen (vol.1) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora