39 - UNA WOOD K.O.

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I corridoi sembravano incredibilmente pacifici senza l'ingombrante presenza di Sullivan e dei suoi scagnozzi.

Girava voce che fosse stato sospeso solo per alcuni giorni. Ridicolo.

Il padre giudice doveva aver sganciato l'ennesima mazzetta per far sì che il figlio la passasse liscia con poco.

I ricconi hanno sempre i loro mezzucci subdoli per scavalcare le regole.

Mi domandai cosa avesse detto Lattner di tutta quella situazione. Non mi sembrava per nulla il tipo capace di graziare simili comportamenti.

Senza contare che Claiton era costretto a casa in condizioni decisamente pietose: labbro, braccio e costole rotte, per non parlare di tutte le escoriazioni e i lividi disseminati lungo tutto il corpo.

Non glielo avrei mai detto faccia a faccia ma era stato gentile da parte sua prendere le mie difese e gli ero in parte grata per quello stupido ma cavalleresco gesto.

Cacciandomi una sigaretta dietro l'orecchio aprii l'armadietto per sistemare le ultime cose e prendere il borsone con il cambio di Robert.

Era sabato e avevamo appena terminato le attività del club. Stavamo per andarcene.

Abbassai gli occhi sull'enorme zaino e una stretta al petto mi fece serrare la presa sulla tracolla. Sarebbe stata una delle ultime volte che lo avrei fatto. Una delle ultime volte che mi sarei finta Robert poi tutto sarebbe finito.

«La Wood?» chiese Takeru, guardandosi attorno guardingo.

Con mia grande fortuna non l'avevo incontrata. A dir il vero non avevo incontrato nemmeno Lattner. Mi auguravo che quello stupido avesse seguito alla lettera tutte le raccomandazioni che gli avevo fatto quella mattina e non si fosse strapazzato.

Ma d'altronde lui non faceva mai quello che gli dicevo.

Lo avevo beccato uscire di casa con un completo troppo leggero considerando il febbrone dei giorni scorsi e con qualche urlo ben assestato lo avevo obbligato a cambiarsi con qualcosa di più caldo.

Speravo non si fosse gettato in qualche rocambolesca impresa da professore modello che lo portasse a sudare, visto che non era ancora guarito totalmente. Per non parlare del braccio lussato che ogni tanto toglieva dalla fasciatura con mio gran disappunto.

«Non l'ho ancora vista... e sinceramente sto benissimo anche così» risposi dopo un po', passandomi il borsone su una spalla. «Ma dobbiamo muoverci, come sai non ho una gran fortuna.»

Non avevo dimenticato che domani era l'ultimo giorno del suo ultimatum.

Cosa avrebbe fatto lunedì quella pazza? Sarebbe andata direttamente dal Direttore?

Oppure domenica sera sarebbe passata a casa nostra per fare una scenata e spifferare prima tutto a Lattner?

Mi massaggiai le tempie. Ero sfinita.

Quella situazione andava avanti da una sola settimana eppure mi sentivo già al limite della pazienza. E come ben sapete, non son una tipa così remissiva.

Le dita di Takeru mi sfiorarono il gomito, tirandomi leggermente per la maglia. «Forza, Rob. Andiamo. Hai anche il turno al Joily stasera, vero?»

Sì, lo avevo.

Dopo aver saltato i due giorni in cui ero stata al capezzale di Lattner, questo sabato toccava a me.

Quando al telefono avevo chiamato Nate per avvisarlo non l'aveva presa molto bene ed ero certa che quella sera mi avrebbe fatto sputare sangue per quella mia assenza. D'altronde non poteva nemmeno negarmela visto che non mi ero mai assentata dal lavoro nemmeno una volta da quando mi avevano assunto.

Problema Pericoloso - Scorpion Queen (vol.1) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora