Avevo passato tutto il pomeriggio chiusa in biblioteca, imbottendomi la testa di parole che teoricamente avrei dovuto imparare senza però ottenere alcun risultato.
Mi ero praticamente trincerata al Missan solo per sfuggire a Lattner. Molto maturo da parte mia, devo ammetterlo.
Comunque, avevo continuato a fingere di studiare per tre ore, imprecando a ogni riga che mi toccava rileggere più e più volte.
Inutile. Non ero lì con la testa. Ero rimasta ancora fissa sulla scena tra lui e Miss Wood nel corridoio.
Il mio cervello me l'aveva riproposta tutto il giorno e me la riproponeva anche ora che ero in turno al Joily. Come se fossi rimasta intrappolata in quei cinque minuti, in un loop continuo.
«Ecco il vostro salmone.» Posai la portata davanti al cliente che mi fissò con un pizzico d'irritazione.
«Signorina, senta... a noi deve ancora servire gli antipasti, quante volte glielo devo ripetere? Ci sta per caso prendendo in giro?»
Digrignai i denti. «Prendervi in giro? Sapete che cosa cazz-» Nate mi tappò la bocca e sorrise con naturalezza all'uomo che stavo per seppellire d'insulti.
Quella sera avevo i nervi a fior di pelle. Bastava un niente per farmi scattare. E la situazione andava complicandosi a ogni comanda che sbagliavo.
Più sbagliavo, più mi innervosivo. Più mi innervosivo, più mi si chiudeva la vena e diventavo un demone.
Nate sfilò il piatto da sotto il naso del cliente e tenendomi una mano premuta sulla schiena mi spinse verso la cucina, non senza aver prima consegnato la portata al tavolo giusto.
«Che sta succedendo, Rob?» chiese non appena superammo il tendaggio che ci separava dal resto del locale. Era a metà tra il preoccupato e l'indispettito.
Era il primo turno che tornavamo a fare insieme e sembrava gliela stessi facendo pagare per qualcosa, come se lo volessi mettere in difficoltà o mi divertisse collezionare un errore dietro l'altro.
«Ecco, io...» Girai la testa guardandomi attorno e sospirai esasperata. Gli altri colleghi correvano frenetici da una postazione all'altra della cucina cercando di dare il meglio di sé e io, invece, non facevo altro che intralciare i loro sforzi. «Dannazione! È che... ecco, mi dispiace, Nate! Sono un po' sovrappensiero oggi» borbottai.
Scusarmi non è mai stato il mio forte.
«Per... per me? Perché siamo di nuovo in turno insieme?» Per un attimo mi parve che nei suoi occhi scintillasse un barlume di speranza, come se in realtà, desiderasse che quel mio stato d'animo fosse dovuto veramente alla sua presenza.
Se gli avessi detto di no, probabilmente avrei segnato la mia condanna a morte.
«Ehm... circa.» Una mezza verità. In fondo tra i miei pensieri c'era anche quello di scusarmi con lui per il comportamento di Lattner.
«È per via di quel tuo coinquilino invadente?» domandò stizzito.
Era seccante che facesse queste allusioni, dandomi perfino l'impressione di essere geloso. Tra me e lui non c'era nulla di più che un rapporto di lavoro. Ancora non ci ero uscita e nonostante provassi dell'interesse, non ero tenuta a raccontargli gli affari miei. «Anche» risposi, seccata.
Se c'erano dei problemi tra me e Lattner, non stava a lui intervenire, né aver quella reazione da fidanzato possessivo.
Gli occhi di Nate si incupirono, irrigidì le spalle e incrociò le braccia al petto per poi squadrarmi severamente. Quando assumeva quell'aria dispotica non lo sopportavo. Era sempre preludio di un litigio. «Devi cercare di tenere i tuoi problemi fuori da qui, O'Neil. Siamo qui per lavorare... non per pensare ai cazzi nostri.» Fu scortese.
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Problema Pericoloso - Scorpion Queen (vol.1)
Roman d'amourRobin O'Neil ha fatto molti errori nella sua vita. È caduta, si è rialzata e ha imparato cosa vuol dire pagare a proprie spese gli sbagli commessi. Ripudiata dalla famiglia e allontanata da casa è stata spedita dai genitori al Missan College: uno de...