«Ti avrei voluto vedere per primo» si lamentò Takeru al di là della cornetta.
Mi bloccai davanti a una vetrina e fissai la mia immagine riflessa. Mi ero tagliata i capelli da un paio di ore e ancora non riuscivo a crederci. Continuavo a sbuffare insoddisfatta spostando il ciuffo da una parte all'altra della fronte, a malapena mi arrivava alla guancia. Da lunghi che li avevo, ero passata a un taglio drastico molto maschile. Inoltre sentivo freddo al collo, erano talmente corti che rimaneva scoperto, vittima di ogni spiffero d'aria. Sotto dicembre forse non era stata tra le mie idee più brillanti.
«Ti stanno male?» la voce di Takeru mi strappò dalla mia attenta analisi critica. Ormai lo avevo capito: aveva una leggera ossessione per i capelli.
«No, non direi.»
«E allora che cosa non ti convince?»
Quel taglio mi faceva fare un tuffo nel passato, riportandomi ai tempi degli Scorpion quando i capelli corti erano una regola della banda: fare a botte con i capelli lunghi poteva trasformarsi in una mossa davvero stupida.
Ve li hanno mai tirati durante una rissa?
Ci passai una mano in mezzo e rimisi il cappello con la visiera. Indossavo la tuta di Takeru e avevo preso anche degli occhiali dalle lenti senza gradazione. Complessivamente sembravo un ragazzo dai tratti femminei, forse avrei potuto anche farcela a farmi scambiare per un maschio.
Un leggero moto d'ilarità mi fece curvare le labbra in un sorriso sghembo che trattenni serrandole. Se già mi veniva da ridere ora, non volevo immaginare a breve, al colloquio con il coinquilino.
«È solo che... non ci ho fatto ancora l'occhio. Inoltre, questo taglio mi ricorda tempi poco piacevoli.»
«Bé, dopo oggi gli darai sicuramente un nuovo significato, no? Potresti intitolarlo "Il taglio di quando ero un uomo"»
Risi. «Non è male come idea.»
Takeru tacque per un lungo momento prima di riemergere da quel silenzio. Per un attimo pensai fosse caduta la linea. «Comunque... ricordati di mandarmi una foto quando chiudiamo.»
«Dannazione, Take... è la quinta volta che me lo dici. Ho capito! Ti manderò una dannatissima foto, giuro.»
La sua risata, così leggera e spontanea, riuscì ad alleggerire la tensione che sentivo crescermi dentro. Cercavo di non pensarci ma più si avvicinava il momento del colloquio, più oscillavo tra la disperazione, l'ansia e l'isteria. In realtà, la mia paura maggiore era quella di fare un gran casino. L'idea di sbagliare o essere scoperta mi terrorizzava.
Era un po' come avere un unico colpo in canna. Una volta sparato quello, eri nella merda.
«Come ti senti?»
Eh, bella domanda!
«Vuoi la verità? Mi sento come se stessi andando a un colloquio di lavoro: tesa, inadeguata ed eccessivamente inesperta.» Pizzicai con due dita la visiera del cappello. «Mi viene anche da vomitare. E credimi, non sarà bello se appena mi apre la porta gli vomito in faccia.»
Lui rise. «Vedrai che andrai bene. Sei qualificata al punto giusto per essere un'ottima coinquilina e se gli vomiterai addosso... ti prego, fai un video per me. Non posso perdermi una cosa del genere.»
Cercai di trattenere la risata ma anche con una mano sulla bocca il rumore echeggiò per tutto il viale. Alcuni passanti si girarono per guardami. «Sei proprio un cretino.»
«Un giappo-cretino o un cretino e basta?»
Risi. Sapeva sempre prendermi nel modo giusto. Era come se mi conoscesse meglio di quanto mi conoscessi io. Gli bastavano poche parole per risollevarmi l'umore o rassicurarmi. Anche se era più teso di me, anche se veniva corroso dall'angoscia e dalle paranoie, riusciva sempre a trasmettermi un senso di tranquillità. Era strano, però Takeru aveva un bizzarro effetto calmante su di me.
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Problema Pericoloso - Scorpion Queen (vol.1)
RomanceRobin O'Neil ha fatto molti errori nella sua vita. È caduta, si è rialzata e ha imparato cosa vuol dire pagare a proprie spese gli sbagli commessi. Ripudiata dalla famiglia e allontanata da casa è stata spedita dai genitori al Missan College: uno de...