Fu la ruvida lingua di Muffin a svegliarmi. Allungai la mano alla cieca cercando di acciuffare quella molesta palla di pelo ma il gatto sgusciò via e tastai altro.
Qualcosa di meno morbido, più solido e definito e, sicuramente, meno peloso.
Sgranai gli occhi come se mi avessero appena piazzato due molle sotto le palpebre, ricordandomi del film, del fatto che fossi soltanto un cuscino e di come Lattner si fosse appisolato a metà riproduzione.
Gli avevo tolto anche gli occhiali per evitare che li rompesse nel sonno.
«Cazzo!» biascicai, piano; accorgendomi che ci eravamo addormentati come due polli.
Eravamo coperti dal plaid, quello che solitamente tenevamo steso sullo schienale del divano. Doveva essere stato sicuramente Lattner a tirarlo giù, aprirlo e gettarlo su entrambi.
Con la mano libera, quella non incastrata sotto il mio corpo, mi tappai la bocca attutendo l'ennesima parolaccia. Ero intrappolata tra il divano e Lattner, il braccio sotto addormentato, le gambe intrecciate alle sue e il naso a un palmo dal suo petto.
Ad ogni respiro inalavo il suo profumo. Era come immergersi completamente in lui, fare un tuffo nella sua essenza. Sapeva di bagnoschiuma, di ammorbidente e una nota maschile, forse il profumo che avevo visto in bagno vicino alla specchiera.
I capelli gli ricadevano sul viso, sembrava rilassato, più giovane dei suoi ventisei anni.
Ma come ci eravamo finiti in quella posizione? La sera prima si era addormentato con i piedi sul tavolino.
Cercai di sollevarmi senza fare rumore. Eravamo così incasellati bene che sembravamo due perfette tessere di puzzle. I suoi spazi vuoti venivano colmati dai miei spazi pieni, come due elementi opposti che sanno compensare le proprie carenze solo insieme.
Quasi senza rendermene conto la mia mano libera deviò l'ordinaria traiettoria fino al suo viso. Sentii le dita fremere a pochi centimetri da lui e un istante dopo i polpastrelli si posarono impercettibili su una sua guancia. Aveva la pelle morbida come seta e leggermente fredda. Con la coda dell'occhio notai che si era premurato di coprire meglio me che se stesso. Questo mi fece arrossire. Sapeva avere delle piccole e dolci accortezze che ogni volta picconavano il mio cuore di ghiaccio.
Aveva ciglia lunghe e nere, zigomi non troppo pronunciati e i tratti della mandibola leggermente marcati che però non davano spigolosità al viso, armonioso sotto ogni punto di vista.
Era bello. Bello da morire. Bello da trafiggerti il cuore con un punteruolo. Più e più volte.
Ed era così stupido da non rendersene conto. O forse lo sapeva ma non gli dava il giusto peso.
Se fosse stato un donnaiolo avrebbe potuto avere una ragazza al giorno. E invece, quell'idiota, stava steso in una posizione scomoda su un divano, con un coinquilino che teoricamente era un ragazzo.
Proprio non lo capivo.
Senza staccare quel tocco gli passai le dita sulla guancia, tracciando una scia leggera fino al mento. Sentivo il mio respiro farsi irregolare e pensante. Sapevo dove stava viaggiando la mia mente e quasi avevo paura a dare voce a quei pensieri così proibiti.
Il suo corpo così esposto era una merce rara, un'occasione irripetibile e a cui non riuscivo a resistere. «Sei così politicamente corretto e scorretto allo stesso tempo, Mr.Lattner...» bisbigliai, lasciando che l'indice e il medio gli sfiorassero le labbra.
Erano morbide proprio come mi ero immaginata, carnose abbastanza da farti desiderare un bacio o magari di stringerle tra i denti con passione in un morso fatto di desiderio e sorda lussuria. Abbastanza schiuse da sperare ti prendesse un dito in bocca per leccarlo e succhiarlo fino a farti perdere completamente la connessione con la realtà.
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Problema Pericoloso - Scorpion Queen (vol.1)
RomanceRobin O'Neil ha fatto molti errori nella sua vita. È caduta, si è rialzata e ha imparato cosa vuol dire pagare a proprie spese gli sbagli commessi. Ripudiata dalla famiglia e allontanata da casa è stata spedita dai genitori al Missan College: uno de...