37 - FINGI DI ESSERE UNA RAGAZZA

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Un profumo dolce e conosciuto, un calore rassicurante, due braccia avvolgenti e protettive, un regolare ed eccitante respiro a solleticarmi le guance. Sospirai beata, strofinando il viso contro qualcosa di abbastanza morbido da meritarsi un mio mugolio compiaciuto, qualcosa che somigliava vagamente a un corpo.

Già, un corpo.

Un. Corpo.

Un... CHE COSA??

Sgranai gli occhi e il cuore mi balzò in gola rischiando di farmi soffocare. L'accelerazione dei battiti fu quasi paragonabile a quella di una Lamborghini.

«Cavolo, non immaginavo che Natale quest'anno arrivasse prima...» biascicò Lattner, stringendomi il braccio attorno al corpo. Con un ghigno perfido mi fece l'occhiolino, divertito. «Devo proprio essere stato un bambino buono per meritarti nel mio letto» sussurrò abbassandosi sul mio orecchio, così piano e così vicino da farmi rabbrividire.

Schizzai a sedere di colpo, spingendolo lontano con una mano spiaccicata sulla sua faccia. «Ma io ero... Diamine! Ero... cioè... mi – mi sono addor...» Lo guardai stralunata, sentendo gli occhi roteare nelle orbite come trottole. Stavo andando in iperventilazione.

Un attimo.

Datemi un attimo, cazzo!

In automatico mi portai le mani al petto, al viso e poi gattonai indietro, anche se lui mi acciuffò per un polso tirandomi di nuovo verso di sé dopo essersi massaggiato il naso.

«Già, per terra. Ti ho tirato su io, stanotte.» Mi spinse giù, sul materasso e afferrando la coperta per un angolo coprì entrambi. «Shh... fa silenzio. Fingi di essere una bella ragazza.»

Dannazione! Io SONO una bella ragazza... oddio, bella... insomma, normale... cioè, me la cavo!

«Che?» berciai, cercando ancora di tirarmi su. «Ma che diavolo dici? Io sono un-»

«Un ragazzo, ma certo... sì, sì... lo so.» Mi scompigliò i capelli, attirandomi nel suo abbraccio mentre mi dimenavo alla stregua di un tonno spiaggiato. «Ma fingiti una ragazza per ora. Insomma, non è bello per uno come me svegliarsi abbracciato a un ragazzo, non credi?» Ci guardammo giusto un attimo negli occhi prima che mi catturasse per la vita. Con uno strattone mi girò a dargli le spalle. «Ecco, sta' così. Non muoverti.»

Con la schiena completamente a contatto contro il suo petto riuscivo a sentire il ritmico scandire dei battiti e del respiro. Sentivo perfino il tormentoso quanto erotico stuzzicare del suo piercing al capezzolo, che a ogni sollevamento di sterno si strofinava contro di me come la leggera pressione di un dito che mi scivolava addosso in una lenta e indecente carezza. Deglutii. «Ma io... e – ecco, cioè... è – è imbarazzante.» Forse e soprattutto anche perché tra noi si era gonfiata una insolita ma prestante erezione, di quelle che se si è una coppia sanno darti un buongiorno felice. Mi premeva con ostinazione contro il sedere, strappandomi un sospiro greve a ogni suo movimento.

Io muoio.

Me lo sento. Muoio.

«Sì, bé, un po'... ma non posso farci nulla per l'erezione mattutina... insomma, lo sai come funziona, no?»

Dannazione, Lattner!

Perché? Perché devi essere così esplicito?

Mi sollevai di scatto voltandomi a fissarlo rossa in viso. «No! Non lo so. Cazzo! Non. Lo. So.»

Rise. «Ah, ma che bravo. Ti sei proprio immedesimato, eh!» Mi scompigliò di nuovo i capelli. «Giusto, giusto. Ora sei una ragazza.» Congiunse le mani a preghiera e chinò il capo. «Mi scusi signorina per aver usato un linguaggio tanto volgare in sua presenza.» Quando sollevò lo sguardo mi fissò con un'espressione maliziosa talmente indecente che senza accorgermene trattenni il respiro.

Problema Pericoloso - Scorpion Queen (vol.1) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora