«Robin! Ti prego! Basta tenermi il muso!» biascicò Lattner, afflosciandosi contro il volante dopo aver parcheggiato in uno dei tanti posti auto vuoti del centro commerciale. Si girò a guardarmi con quella faccia che avrei volentieri riempito di schiaffi e baci e, il solo osservarmi così intensamente, mi fece sussultare. Aveva uno sguardo capace di uccidere e non ne era nemmeno consapevole.
Rinserrai la presa sulle braccia che da una buona mezz'ora continuavo a tenere incrociate al petto. «Zitto o ti ammazzo» ringhiai.
Sospirò. «Eddai, Rob... come posso farmi perdonare?»
Non riuscii a evitare di guardarlo, di affondare in quegli occhi azzurri, di perdermi in quelle linee dure e maschili del viso, di imprecare mentalmente per il casino che si era creato tra noi. Mi passai la lingua sulle labbra e voltai lo sguardo fuori, verso il parcheggio. Guardarlo bruciava come quando guardi troppo a lungo il sole.
Perché non mi hai detto che sei il motociclista?
Perché sei sempre venuto in mio soccorso?
Perché abitiamo sotto lo stesso tetto e tu sapevi tutto mentre io non sapevo un cazzo?
Ero arrabbiata con lui per mille motivi e l'ultimo della lista era quello stupido e maldestro tentativo di salvataggio. Sì, bé... non potevo dire che non mi interessasse, in fondo mi aveva vista nuda; ma prima di quello c'erano talmente tante altre cose a riempirmi i pensieri che ironicamente passava quasi in secondo piano.
«Ehi...» fu un richiamo dolce, che mi scaldò il viso; con un dito mi pungolò debolmente la spalla.
Mi girai a fissarlo, furente; non sapevo più come comportarmi in sua presenza. Se abbassavo la guardia il cuore mi schizzava in gola e finivo per diventare rossa e balbettare, se mantenevo un certo distacco come in quel momento sembravo incazzata e sul punto di picchiarlo.
Anche dopo la scoperta era stato difficile decidere la strategia da adottare. Il mio corpo, il mio cuore e la mia mente non ne volevano sapere di calmarsi. Era stata una dura lotta riprendere possesso del mio già precario autocontrollo, avevo passato molte ore fuori casa ed ero rientrata a pomeriggio inoltrato quando pensavo che tutte le mie angosce fossero state messe sotto chiave.
Mi sbagliavo.
Era bastato vederlo un attimo per riportarmi al punto di partenza, dove anche un briciolo di saliva bastava per strozzarmi, dove anche un suo sguardo sapeva uccidermi.
«Allora? Come posso farmi perdonare?» domandò, piano. La sua voce mi rotolò addosso come una carezza. Era straordinario il modo in cui riuscisse semplicemente con un leggero mutamento d'inflessione vocale a far crollare quelle barriere architettoniche che avevo cercato di costruirmi attorno al cuore. Mi sentivo stupida e fragile. Una ragazzina a suo confronto.
Chiusi gli occhi e sospirai.
Mi hai baciato, dannato!
Anzi, no... io ti ho baciato... ma tu hai ricambiato. Dannato!
E ora? Cosa siamo ora?
Cosa vuol dire tutto questo?
Perché quando sei il motociclista mi fai credere di essere interessato a me e quando sei semplicemente tu ti fingi un fratellone?
Mi fumava il cervello. Ci avevo pensato e ripensato, avevo dato un significato alla sua doppia identità ma non riuscivo a dare un senso al suo modo di comportarsi con me quando era nei panni del Re dei Teschi.
"Dopo stasera sarà molto più difficile trattenermi"
"Non sarò tanto paziente e magnanimo la prossima volta, ragazzina"
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Problema Pericoloso - Scorpion Queen (vol.1)
Storie d'amoreRobin O'Neil ha fatto molti errori nella sua vita. È caduta, si è rialzata e ha imparato cosa vuol dire pagare a proprie spese gli sbagli commessi. Ripudiata dalla famiglia e allontanata da casa è stata spedita dai genitori al Missan College: uno de...