Ieri in tre ore con Zielinski ero riuscita a mettere giù appena cento parole di resoconto, una miseria. Guardavo quella pagina quasi bianca dell'iPad nella speranza che mi venisse qualche idea da scrivere, ma niente. Niente di niente. Quel ragazzo non mi ispirava, non mi diceva niente. Non mi suscitava interesse, non mi suscitava curiosità. Lo vedevo vuoto e superficiale. Non mi smuoveva niente. Niente tranne l'attrazione fisica. Ho fatto di tutto per non pensarci e per concentrarmi solo sul mio lavoro da svolgere ma ogni volta che alzavo lo sguardo e lo trovavo a fissarmi le labbra o le mani un fremito mi prendeva dallo stomaco e mi sentivo subito accaldata.
Alla fine oggi ero riandata all'interrogazione di antologia nonostante la professoressa non volesse. Ho insistito e mi sono presa il mio 10- che mi ha rialzato la media.
Ora avrei dovuto ripetere per il compito di matematica ma non potevo perché non riuscivo a concentrarmi sui teoremi. Riuscivo solo a pensare a quei due occhi talmente chiari da sembrare trasparenti, pensavo a cose che non avevo mai pensato di nessuno. Forse mi stavo suggestionando, forse ero solo attratta da lui perché era più grande, famoso e bello da morire. Era per questo che mi comportavo in modo freddo con lui, perché non volevo che ci avvicinassimo in alcun modo. Sapevo di essere attraente e non volevo che oltre a guardare il mio corpo poteva essere attratto da me anche caratterialmente. Non saprei come comportarmi se succedesse. Quindi gli sto alla larga e basta, rischiando anche di sembrare antipatica.
Misi da parte il libro di matematica e mandai un messaggio a Stefano, il mio ragazzo da quasi sei mesi. Alto, moro e intelligente mi aveva conquistata coi suoi modi di fare dolci e gentili. Ha vent'anni e frequenta economia all'Università di Caserta. Mi rispose subito e ci mettemmo d'accordo per vederci. Mi passò a prendere dopo mezz'ora e andammo al cinema per poi appartarci un po' nel parcheggio. Iniziai a parlare della scuola, delle interrogazioni, dei compiti in classe, del nuovo progetto che mi avrebbe rubato del tempo prezioso. Lui annuiva e sorrideva, non mi faceva domande, non interloquiva. Ogni tanto mi tirava a sé per darmi un bacio sulle labbra che spesso si tramutava in palpatine che volevano arrivare a ben altro ma che io interrompevo sempre con qualche scusa.
"Ora posso avere un po' della tua attenzione o vuoi parlare di questa cazzo di scuola tutta la serata?"
"Hai già la mia attenzione e non ti rivolgere a me così che non è bello"
"Scusa tesoro hai ragione ma voglio un po' di tempo per noi e tra poco è mezzanotte e devo riaccompagnarti a casa"
"Hai ragione" annuii e mi avvicinai al suo viso per baciarlo. Non se lo fece ripetere e mi baciò anche lui con grande trasporto. Le sue mani scivolarono subito sul mio collo che amava stringere, e poi sul seno, accarezzandolo ora dolcemente e ora stringendolo forte. Mi allontanai quando sentii un po' dolore, non mi piaceva come mi toccava ma non riuscivo a farglielo capire.
"Fa piano" gli dicevo in continuazione ma sembrava non ascoltarmi.
Non mi rispondeva e continuava a torturarmi con baci con troppa lingua e palpate troppo veementi. Poi ad un certo punto cercò di infilare le mani sotto la maglia ma lo fermai, non volevo assolutamente.
"No Ste, no" gli bloccai le mani e le portai sui miei fianchi.
"Ma perché no? Dai che ti rilassi un po'.." ci riprovò ma stavolta oltre ad allontanare le sue mani mi allontanai anche io da lui.
"Ho detto no e basta, non insistere. Anzi portami a casa che è tardi" mi rimisi a posto e lui mise in moto borbottando qualcosa sottovoce.
Quando tornai a casa mi sentii usata e il suo sapore addosso mi fece quasi schifo. Mi lavai e andai a letto sperando che il domani mi riservasse qualcosa di migliore.*
Venne tardi ma venne.
"Signor Zielinski, buonasera. Scusi il ritardo ma avevo delle commissioni da sbrigare"
"Si figuri signorina Crescenzini, sono qui ai suoi comandi. Quando si libera mi troverà sempre ad aspettarla" risposi sfottendo il suo modo stupido di parlare.
"Bene, allora iniziamo subito"
"Va bene. Mi siedo al patibolo?" Indicai la sedia di fronte a lei e annuì.
Cercavo di sdrammatizzare ma con lei non funzionava nulla. Non rideva, non scherzava. Pensava solo a farmi le sue fottute domande e a scrivere ogni cosa che facevo su quel taccuino.
"Che rapporto ha coi tifosi?"
"Buono. A Napoli ho capito cos'è davvero il tifo, qui in città tutti amano i calciatori e la squadra. Sono onorato di giocare per questi tifosi" risposi.
Lei si tolse gli occhiali e sbuffò.
"Potrebbe essere meno politicamente corretto e dire la verità?"
La verità. Questa ragazzina credeva di sapere tutto ed era insopportabile.
"Ho appena detto la verità, lei signorina crede di conoscerla meglio di me?"
"Sì perché so com'è il tifoso medio napoletano: rozzo, scostumato e occasionale. Vi amano solo quando c'è qualcosa da festeggiare o quando possono farsi la foto col calciatore-trofeo di turno. Poi per il resto siete tutti scarsi se sbagliate un gol o un assist" disse, quasi come se volesse farmi del male.
"Non la penso così. Certo, il tifoso è tifoso quindi ha il diritto di esprimere il suo parere. E con me non è mai stato nessuno maleducato, mi chiedono il permesso di fare foto o autografi, non lo fanno senza permesso"
"C'è qualcosa che odia in questa città? Qualsiasi cosa? Sinceramente" Mi chiese ancora più nervosa.
"No" dissi solo, tranquillo "e calmati o ti fai salire la pressione".
"Sto benissimo non si preoccupi ma lei non è sincero e non va bene"
"Sono sincerissimo, credimi" poggiai la mia mano sulla sua sulla tavola quasi di riflesso senza accorgermene ma lei tirò subito via la mano.
"Sì, ci credo" si alzò dalla sua sedia e andò al frigo prendendosi dell'acqua da bere.
"Tutto bene?" Le domandai.
"Sì andiamo avanti. Come era il suo rapporto con la scuola?"
"Buono ma niente di che. Mi sono diplomato con la media del sette e poi ho smesso"
"E pensa che fare il calciatore sia stata la scelta giusta?"
"Sì è la mia passione" annuii deciso, lei mi guardò come a smascherarmi dopo una bugia.
"Per i soldi?" Mi chiese.
"Non solo, ti ho detto che è la mia passione. Poi i soldi fanno comodo non lo nego"
"Fanno comodo.." ripetè la mia frase appuntandosela sul taccuino.
"Sì" sorrisi e lei continuò con le domande.
"Con le donne, che rapporti ha?"
"Quelli sessuali valgono?" Risposi e poi scoppiai a ridere. La mia era una battuta ma lei non sembrò capirlo.
"Non intendevo assolutamente questo" disse nervosa "da come vedo però è l'unica cosa che le interessa.."
"No, no, no.. assolutamente. Non sono per il sesso senza amore, non lo preferisco"
"Quindi crede nell'amore?"
"Sì"
"Non si direbbe ma va bene" disse credendoci poco.
"È così te lo assicuro" mi avvicinai così tanto a lei che i nostri occhi si fusero e riuscii a sentire il profumo della sua pelle.
Annuì arretrando e guardò l'orologio.
"Per oggi va bene così, ci vediamo domani"
"Ancora? Ma non erano tre incontri a settimana?" Ero esausto, davvero.
"Questa settimana tutti i pomeriggi"
"Una tortura praticamente"
"Mi stia bene signor Zielinski, a domani"
"A domani" dissi solo per cortesia.
La accompagnai alla porta e sparì nell'auto del padre senza voltarsi mai dietro.
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Atelophobia ❆ Piotr Zieliński
FanfictionAtelofobia (dal greco in greco ατελής, atelès, "imperfetto, incompleto" e φόβος, phóbos, "paura") è la paura di non essere abbastanza capaci o di essere imperfetti. L'atelofobia è classificata come un disturbo d'ansia, che influenza le relazioni per...